Partiti e politici
Quando scrivevo al Renzi neo-segretario: “Torna presto al Mattarellum”
Questo articolo uscì su RollingStone l’8 dicembre del 2013, subito dopo la vittoria a valanga di Matteo Renzi nelle primarie per la segreteria del Pd. Si intitolava, allora, «Renzi, stupiscici tutti e rivolta l’Italia come un calzino». Tra le varie cose, si parlava, ormai tanto tempo fa, di legge elettorale. Rileggerlo oggi, nel giorno della ridiscesa in campo di Matteo Renzi, può forse fornire qualche elemento utile di riflessione.
Le cose inevitabili a un certo punto succedono. A volte, nel nostro paese, succedono in ritardo rispetto al momento migliore. Capitano quando il potenziale impatto sulle dinamiche consolidato è ridotto, quando la resistenza del sistema ha preso le contromisure, o almeno le sta cercando da un po’. E insomma, succede che una classe dirigente che ha fallito la sua missione storica, che ha mancato l’analisi e l’azione, che ha perduto le battaglie politiche e non ha combattuto quelle di principio, viene un giorno messa davanti alla realtà dal suo popolo. Questo è successo oggi, al di là di ogni considerazione politicista, oltre ogni valutazione da funamboli dell’ipotetica sul futuro: gli elettori delle “primarie” del pd hanno voluto dare con ampio consenso le chiavi del partito a Matteo Renzi. Lo hanno fatto ribaltando le proporzioni ereditate, lo hanno fatto un po’ di nuovi elettori del pd magari pronti a sgomitare sul carro del sindaco, ma lo hanno fatto soprattutto in tanti che sul carro del centrosinistra ci son da sempre, e da sempre perdono. E col voto di queste primarie han voluto dire basta: non tanto e non solo alle sconfitte, quanto al principio di irresponsabilità di chi quelle sconfitte propiziava e poi, con grande abilità, conservava tanti onori e nessun onore.
E allora, avendo già espresso ogni razionale scetticismo sul nuovo corso di un partito e su un contesto che sembra fatto per annegare ogni novità, vale forse la pena di buttare sul tavolo di Renzi (segretario del Pd, già, ma da oggi anche candidato naturale a giocarsi una premiership futura) una piccola – e discutibilissima – agenda di ciò che a molti vogliosi di cambiamento pare il minimo della vita:
A) fare a meno del Governo Letta e delle larghe intese appena si può. Si, lo sappiamo che subito scattano le tattiche e le lingue oscure, che la stabilità e la governabilità sono “importanti”, eccetera. Ma Questo governo esiste nella misura in cui non cambia nulla, mentre al paese serve il contrario.
B) Giorgio Napolitano è un grande uomo politico, ma non è infallibile. Anzi, spesso negli ultimi anni ha sbagliato. Renzi non abbiamo paura di dirlo e di agire di conseguenza: la maggioranza degli italiani non gliene vorrà a male
C) Il “suo” Pd parli poco della legge elettorale, e faccia una cosa semplice: spinga per un ritorno secco al mattarellum. Non il meglio possibile, ma forse l’unica cosa possibile, e amen.
D) la gente è arrabbiata, molto e sostanzialmente a ragione, coi politici italiani. Renzi si circondi di collaboratori intelligenti e critici e li sguinzagli in giro per il paese. Ascoltare per sapere di che paese parliamo, e in che guai siamo
E) Renzi si circondi di uno staff di persone che gli dicono soprattutto “no”, “non hai capito”, “ti sbagli e ti spiego perché”. Dicono che questo non è lo stile della casa. Se è così, non è tardi per cambiare stile. Se non è così, tanto meglio. Un leader di successo ha vicino persone libere e intelligenti, non tirapiedi mediocri.
F) visto che ha deciso di continuare a fare il sindaco, lo faccia di più e meglio di prima. Si impegni per la sua città, cui deve la fama che gli ha permesso il grande salto, migliori dove ha sbagliato, potenzi i percorsi di buona amministrazione. Insomma, nessun passo indietro da Firenze, anzi qualche passo avanti (se davvero decide di continuare a fare il sindaco)
E) parli poco di Silvio, di D’Alema, e di cose incomprensibili che appassionano qualche migliaio di onanisti della politica, e tanto di lavoro, imprese, tasse, burocrazia. Non solo con gli slogan, ma indicando strade concrete per cambiare verso davvero. Ci serve questo, non altro.
F) ultimo: stia attento a non perdere la testa a Roma. È bellissima, dolce, piena di sè e insieme autoironica. Un posto unico al mondo che trova il modo di convincere quasi tutti che bisogna stare lì, parlare la lingua di lì, occuparsi delle cose che interessano ai palazzi di lì, per contare davvero qualcosa. Ecco, sono balle. Se Renzi si romanizza ha perso prima ancora di cominciare.
Infine, buon lavoro di cuore. Ne abbiamo davvero tanto bisogno e, nel nostro piccolo, continueremo con spirito costruttivo a criticare, suggerire, sperare e arrabbiarci. Adesso! E anche dopo. B
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