Partiti e politici

Primarie dei circoli PD: più partecipazione e meno anomalie

8 Aprile 2017

Dalla “Commissione per il congresso del PD” sono finalmente uscite le tanto attese cifre che riguardano le votazioni negli oltre 6mila circoli del Partito Democratico. Con un po’ di sorprese, rispetto a quanto si ipotizzava nei giorni scorsi. Innanzitutto: la percentuale dei votanti, in rapporto agli iscritti, è decisamente elevata, raggiungendo una quota record nella breve storia del partito. Ha votato quasi il 60%, 5-6 punti in più delle due precedenti occasioni, nel 2009 (quando prevalse Bersani) e nel 2013 (con Renzi vincitore).

In molti hanno più volte sottolineato, però, che una percentuale di affluenza così elevata dipende in primo luogo da una decisa riduzione degli iscritti. E in parte è così, soprattutto per quanto riguarda il 2009, quando il partito reduce dalla leadership di Veltroni poteva contare su un numero di iscritti quasi doppio rispetto agli attuali: più di 800mila, contro i 450mila odierni. E i votanti di allora furono ben 460mila, altra cifra record che difficilmente potrà essere superata in futuro.

Quattro anni più tardi, dopo la segreteria Bersani, le iscrizioni al partito si erano quasi dimezzate, arrivando a 460mila circa, con una perdita record di 360mila rispetto al 2009. Un’emorragia che continuò negli anni successivi, per poi fermarsi e tornare a risalire nell’ultimo biennio, fino al dato attuale, solo di 10-15mila iscritti in meno rispetto alle precedenti primarie del 2013.

Seconda sorpresa. Non è vero che la partecipazione reale, in valore assoluto, è stata così bassa come alcuni hanno sottolineato. Hanno votato quest’anno in circa 265mila, mentre quattro anni fa si erano recati alle urne dei circoli 295mila iscritti, soltanto 30mila in più di oggi. Non certo un dato allarmante di complessiva disaffezione, come alcuni recenti dimissionari dal partito avevano fatto intendere.

Terza sorpresa, e questa a mio parere ancor più rilevante. Il numero di votanti non ha superato, in generale, quello degli iscritti. Sì, avete letto bene. Sia nel 2009 che, soprattutto, nel 2013, nelle aree meridionali del paese ci sono stati più casi in cui le percentuali di votanti erano superiori al 100% (in Puglia, dove il voto è stato poi congelato, il tasso di partecipazione risultava del 106,5%!), ed in molte regioni del Mezzogiorno vicine al 90%. Come è ovvio, erano queste chiare indicazioni di brogli ed irregolarità, di mancati controlli da parte degli enti preposti.

Ecco. Quest’anno per fortuna non ci sono stati casi eclatanti come allora, quanto meno non hanno coinvolto intere regioni. Poche anomalie, che sono state denunciate, ma un controllo che tutto sommato pare aver funzionato.
Il risultato infine, che non è stato invece una sorpresa, ha confermato il crescente appeal di Renzi all’interno del partito, particolarmente aumentato rispetto alla scorsa edizione, quando vinse nei circoli con appena il 45%, contro il 39% di Cuperlo. Oggi ottiene quasi il 67%, oltre venti punti in più, contro il 25% di Orlando, che non ha convinto tutti gli antichi elettori di Cuperlo, soprattutto nel sud, dove il precedente sfidante di Renzi aveva raccolto molti dei suoi consensi, vincendo addirittura in Sicilia e in Calabria. Emiliano si accontenta infine dell’8%, battendo Renzi soltanto di misura (42 a 40) nella sua regione.

Ma a parte l’anomalia pugliese, peraltro perfettamente giustificata e comprensibile, non si sono registrate in queste primarie dei circoli ulteriori “strani” idilli per qualche candidato a livello territoriale, come era invece accaduto nelle precedenti edizioni. Renzi ha avuto i suoi maggiori consensi un po’ dovunque, a macchia di leopardo: in Alto Adige, Campania, Marche, Sicilia, Lazio e Lombardia. Orlando è andato meglio nelle regioni rosse, ma anche in Trentino e nel Lazio, un po’ meno bene al sud, complice la presenza di Emiliano, che ha avuto buone performance non soltanto in Puglia ma anche in Abruzzo e Basilicata.

E ora, non ci resta che aspettare il responso delle primarie degli elettori e dei simpatizzanti del Partito Democratico che, a giudicare dalle prime rilevazioni demoscopiche, paiono sovrapporsi quasi completamente ai risultati dei circoli, con percentuali quasi identiche a quelle. Che alla fine gli iscritti del Pd si dimostrino veri rappresentanti del suo elettorato più attivo? Staremo a vedere.

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