Partiti e politici

Previsioni europee: la Lega alla fine supererà il 33% (forse)

11 Maggio 2019

Ieri era l’ultimo giorno utile per la pubblicazione dei sondaggi pre-elettorali per le Europee, e la maggior parte dei più accreditati istituti di ricerca non ha perso l’occasione di presentarci le sue stime, accompagnandole dalla doverosa avvertenza che queste previsioni potrebbero cambiare, anche in maniera significativa, nelle ultime due settimane prima del voto del 26 maggio. In modo tale che, se qualcuno sbagliasse clamorosamente, potrà sempre attribuirne la colpa agli indecisi.

Vero o falso che sia il loro elevato peso specifico, tutti si premurano dunque a sottolineare come ormai una quota importante di elettorato decida il da farsi soltanto a ridosso della giornata fatidica, se non addirittura dentro la cabina, nel segreto dell’urna. E le loro scelte diventerebbero cruciali per il risultato finale.

Qualcuno indica addirittura in due terzi l’attuale quota di indecisi, introducendo l’inedita figura un po’ veltroniana di “deciso ma anche indeciso”, per permettere comunque di avanzare ipotesi di voto per un campione altrimenti ridotto a soli 200 intervistati. Molti altri, in maniera più sobria, indicano nel 20-25% la quota di chi ha ancora dei dubbi su quale partito poi sceglierà. Cosa succederà dunque alle prossime consultazioni europee, supponendo che il voto degli indecisi non cambierà poi di molto lo scenario attuale?

La Lega di Salvini viene un po’ da tutti accreditata di un consenso elettorale compreso tra il 31% ed il 33%, un risultato piuttosto positivo se si confronta con il 17% dello scorso anno, ma certamente in deciso calo rispetto ai sondaggi di solo un paio di mesi fa, quando pareva che Salvini potesse puntare a replicare il Renzi del 2014, superando il 40%. Un calo demoscopico che potrebbe essere causato da tre elementi, due reali e uno fittizio. Il primo rimanda alla competizione interna alla destra, che vede infatti un buon incremento del rivale di area Fratelli d’Italia; il secondo al ritorno alla casa madre dei pentastellati passati alla Lega, ma che ora paiono forse spaventati dalla sua deriva giudicata un po’ troppo reazionaria.

Il terzo elemento è invece legato proprio alle conseguenze di questa deriva autoritaria, così come viene descritta da alcuni settori della società civile: una parte di chi è comunque intenzionato a votare Lega non lo dichiara nei sondaggi, perché è un voto per certi versi non “socialmente desiderabile”. E’ dunque possibile, come io personalmente credo, che Salvini possa alla fine superare il 33%.

Le stime per il M5s sono più ondivaghe; vanno da un minimo del 21% ad un massimo del25%. Prenderà qualcosa intorno al 23%, distaccando il Partito Democratico di almeno un paio di punti. Il Pd, da tutti accreditato di un risultato superiore al 20%, non può essere soddisfatto di quel risultato, considerata la competizione pressoché nulla all’interno della sua area elettorale. Ma non andrà molto oltre.

Gli altri due partiti di centro-destra tendono negli ultimi tempi ad avvicinarsi, nelle stime di voto, con Forza Italia in declino e la Meloni in crescita. Saranno alla fine separati da 2-3 punti, contro i 10 dello scorso anno. Un dato piuttosto significativo.

Queste sono le uniche cinque forze politiche che, con molte probabilità, supereranno la soglia del 4%, necessaria per entrare nel Parlamento Europeo. Poche chance di farcela per la Bonino con Pizzarotti, in crisi di visibilità.

Ora, non ci resta che aspettare il 26 maggio per le conferme e le smentite di queste previsioni.

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