Partiti e politici
“Preservata la stabilità del sistema”
La conferma del Presidente Mattarella dimostra che la “fisica politica” ha le sue leggi.
Questo, infatti, era l’esito (prevedibile) di “minor resistenza” nel quale sono finiti, volenti o nolenti, più dei due terzi dei “grandi elettori”.
La soluzione Draghi avrebbe risolto un problema e aperti altri venti.
Un’altra soluzione (Belloni? Casini?) comportava troppe incognite per una classe politica “ultraconservatrice”, ingessata su tutto e incapace di soluzioni minimamente innovative.
L’eterna conferma del sempre uguale è l’unico habitat in cui riesce a sopravvivere, sia pure a stenti.
Il Presidente Mattarella (mai abbastanza lodato) ha cercato di farlo capire in ogni modo.
Come quel padre che accompagna il figlio, bello cresciuto, al treno, lo rincuora, lo sprona, lo fa salire, gli toglie le chiavi e rincasa con un sospiro di sollievo ma non fa in tempo a sedersi che quello già suona al campanello “sono io, non me la sono sentita”.
Una classe politica “adulta” avrebbe trovato per la Presidenza della Repubblica un nuovo nome super partes (possibilmente di un sesso diverso dal solito) che fosse nello stesso tempo di garanzia per tutti i partiti e di speranza per tutti i cittadini, soprattutto i più giovani.
Non esserci riusciti significa, tra le altre cose, che nessuna (decente) riforma elettorale sarà realizzata nei prossimi mesi e l’esito delle elezioni politiche del 2023 sarà ancora più ingarbugliato e lacerante di quello del 2018 (o meglio di quelli del quinquennio 2018-2022).
Forse anche questa era una segreta speranza di Mattarella: evitare anche il bis del dopo elezioni, quando avrà in mano non solo la rappresentanza dell’Italia ma anche il suo destino politico.
“Signore, allontana da me questo calice” avrà pregato più volte. Ma alla fine ha dovuto fare la volontà, non del Padre ma di 759 anime perdute.
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