Partiti e politici

Politici fantastici e dove trovarli

22 Gennaio 2017

I partiti, in una democrazia, svolgono un compito molto preciso: selezionare e proporre agli elettori le migliori classi dirigenti a disposizione di una comunità. La realtà con la quale ci confrontiamo tutti i giorni dice però una cosa molto semplice: i partiti italiani, soprattutto negli ultimi 20-30 anni, non ne sono stati in grado. Penso sia quindi normale che la fiducia nei partiti italiani continui ad attestarsi al 5%: hanno un compito, produrre una classe dirigente di qualità, ma non riescono a portarlo a termine al meglio. Come avere fiducia in un qualcosa che non funziona? La questione allora è la seguente: come mai, al contrario di paesi quali la Svezia, la Svizzera o il Canada, i nostri partiti non sono in grado di creare una classe dirigente di primissima qualità?

 

È colpa dei partiti? Come ci ricorda uno dei classici della scienza politica, La Sociologia del Partito Politico nella Democrazia Moderna di Robert Michels, è “normale” che i partiti siano spinti a selezionare la propria classe dirigente per cooptazione, quindi al ribasso. Chi detiene il potere è (ovviamente) incline, come se fosse un bisogno innato, a mantenerlo. All’interno di un partito, questo spinge dunque il/i leader a circondarsi di persone che non abbiano né l’ambizione né la forza politica o caratteriale per scalfirne la leadership. Come direbbe Michels, questa è una legge ferrea. Così è. Punto.

 

È colpa dei cittadini? Negli ultimi anni è iniziata a circolare con successo questa leggenda: “vuoi cambiare in meglio un partito (quindi la classe dirigente della tua comunità), lascia perdere, tanto non te lo faranno fare”. Visto quanto appena detto richiamando la legge ferrea dell’oligarchia di Michels, la risposta a questa affermazione non può che essere la seguente: “e ci mancherebbe pure altro!”. Avete mai visto qualcuno regalare o cedere il proprio potere? La risposta è no. Politica è sempre stato sinonimo di battaglie, di duri confronti e scontri con l’obiettivo di imporre la propria visione del mondo e le proprie preferenze politiche. Il “non te lo faranno fare” sembra pertanto nient’altro che una scusa con la quale tanti cittadini auto-giustificano il proprio disimpegno politico nei luoghi di formazione della classe dirigente, del potere, ossia i partiti. Da un certo punto di vista, si potrebbe anche ipotizzare che la leggenda del “non te lo faranno fare” sia stata creata ad arte dai leader politici contemporanei. In questo modo hanno raggiunto l’obiettivo di far fuori, senza sforzo, i propri competitor interni, ossia gli unici che temono veramente, mantenendo così salde le proprie posizioni di potere.

 

Ma la partecipazione politica aumenta… È invece semplicemente una questione di disimpegno politico e di apatia dei cittadini? Per fortuna non è così. Come attesta anche l’ultimo rapporto di Demos & Pi curato da Ilvo Diamanti, la partecipazione politica in Italia aumenta. I cittadini che fanno politica, che discutono di politica che si impegnano politicamente è in crescita, non in declino. Il punto è che non lo fanno nei partiti, ma fuori dai partiti. Di nuovo, per la gioia delle classi dirigenti all’interno dei partiti italiani. Pensate ai vostri amici delle superiori. Alle persone che frequentate tutti i giorni. Quelle secondo voi più in gamba e competenti fanno attività politica in un partito? Se la risposta è no, vuol dire che abbiamo un problema.

 

Cosa fare allora? Come fare in modo che i partiti siano una fucina di politici di qualità? Le strade sono tre:

 

1-    Le attuali classi dirigenti devono iniziare a confutare la legge ferrea dell’oligarchia di Michels, lavorando duramente per circondarsi delle persone più competenti presenti nella propria comunità politica, accettando così di essere messi in secondo, terzo piano con il passare del tempo.

2-    I cittadini devono tornare a fare politica nei partiti, non solamente in comitati o associazioni che non si pongono l’obiettivo di ricoprire cariche politico-amministrative.

3-    È necessario fermare l’emorragia di capitale umano per cause economiche che caratterizza oramai buona parte dell’Italia, non più solo il Mezzogiorno. Ogni cittadino costretto a trasferirsi dal Sud al Nord Italia o all’estero, oppure oramai anche da ogni parte dell’Italia all’estero, comporta un immediato abbassamento della qualità delle classi dirigenti sia a livello locale che nazionale.

 

Volete spaventare le attuali élite “brutte, cattive e corrotte”? Iscrivetevi a un partito. Loro temono solo quello. Inoltre, lavorate per fare in modo che i vostri concittadini costretti ad abbandonare la propria città o persino l’Italia siano in grado di collaborare, magari rientrare, per contribuire a ideare e costruire il futuro dei vostri territori e del nostro paese. Abbiamo bisogno di politici fantastici. Li abbiamo. Dobbiamo solo convincerli a fare politica nei luoghi giusti, ossia nei partiti.

 

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.