Costume
Politica: commedia, tragedia o farsa?
Lo stupore per gli ultimi eventi avvenuti nei palazzi romani, sulle spiagge romagnole e nelle piazze è sorprendente. È sorprendente per vari motivi, il primo dei quali è: come si fa a meravigliarsi quando gli attori principali di codesti eventi hanno sempre dimostrato un’ondivaga tendenza al travestimento e al palcoscenico.
Diceva la Magnani in Bellissima (1951) di Luchino Visconti: “Recità…in fondo che è recità? Eh, se io mo me credessi d’esse n’artra, se facessi finta d’esse n’artra, ecco che recito…”.
Che ce vole a recità? Che ce vole per l’ex-ministro dell’interno, per il pinocchio del Valdarno, per il fratello di Montalbano, per le stelle che formano costellazioni inesistenti o obsolete, per gli ex-cavalieri rimbambiti, che ce vole a recità? È una vita che lo fanno, ovunque, in televisione prima, ora, con molto più pubblico, sui social.
Le muse custodi di cotanti commedianti sono, a turno, la gioconda Thàlia e la angosciosa Melpòmene, che si passano spesso la staffetta, a volte mescolandosi i ruoli per la sopraffina astuzia degli attori da loro protetti, producendo così effetti speciali. Il pubblico è affascinato dallo spettacolo circense e, come per le sorti dei gladiatori nell’arena, lascia un pollice verso o un pollice all’insù sui post facebookiani o instagrammisti, senza sapere che gli antichi romani questo non lo facevano e che quindi il significato di questi segni è arbitrario. L’equivoco stravagante nacque da un quadro francese di Jean-Léon Gérôme, Pollice verso, che nel 1872 raffigurò un episodio in un’arena romana, colle vergini vestali che decretavano la fine del gladiatore sconfitto esibendo il pollice all’ingiù. Che delusione per gli spettatori dei polpettoni pseudostorici come Quo vadis? e Il gladiatore, che pensano siano la verità storica. Massimo Crispi ci distrugge tutti i miti, non se ne pole più. Perché ci fa questo?
Tediosi che non siete altro, no, non risponderò ai brontolamenti di un pubblico che fonda le sue convinzioni su una fantastoria, anche perché un tempo ci credevo pure io: quando te lo insegnano alla scuola elementare e continuano fino al liceo e poi scopri che non è così la delusione è enorme, entri in crisi esistenziale e inizi a farti delle domande. Come ho potuto credere che facessero davvero pollice verso? Ti immobilizza, questa rivelazione.
Comunque, non si divaghi. Gli attori, dicevo. I politici nostrani sono attori consumati, da commedia vernacolare, certamente, mica dei momenti più pregnanti del teatro antico e moderno. La commedia vernacolare, o la novella, generi pur popolari e di successo si addicono loro maggiormente per la fantastica vocazione contemporanea a parlare la lingua della strada anziché quella più aulica della ricca ed elevata letteratura europea. Insomma, certo, qualcuno può aspirare a recitare personaggi come Macbeth (con Lady terribili accanto) o Re Lear (colle sue figlie tremende), i drammoni grondanti sangue e splatter sono molto in voga ancora oggi, ma il genere che più si addice ai nostri è la farsa. Immaginiamo il ruolo del boccaccesco Frate Cipolla, e la vendita della reliquia della “penna dell’agnolo Gabriello” ai suoi sostenitori: chi potrebbe essere se non il pinocchio del Valdarno che traffica cose che non esistono? Oppure Bertoldino, di Giulio Cesare Croce, che interpreta il gracidare delle rane nella fonte come una sfida, pensando che le rane gli gridino che lui ha solo quattro monete d’oro. Lui, per dimostrare che le monete d’oro che possiede sono molte di più le butta tutte nell’acqua, perdendole inevitabilmente. Oppure quando cova le uova dell’oca, schiacciandole tutte. Non assomiglia inesorabilmente all’ex-ministro dell’interno, che, volendo dimostrare di avere molti più voti, al gracidare insistente di tutti quelli intorno a sé, butta i voti che ha provocando la crisi del governo dove lui governava? E Pulcinella, che si adatta a fare sempre di tutto senza saperlo fare, non è forse somigliante a un suo conterraneo che da ministro del lavoro passa agli esteri colla massima disinvoltura? È pur vero che quest’abilità di cambiar mestiere secondo l’aria che tira è prerogativa di tanti politici sedicenti tali. Per questo, forse, Pulcinella viene identificato come la maschera italiana dovunque. Va da sé che i politici sono attori iperpagati (per ciò che – non – fanno), come fossero le superstar del cinema.
Potete esercitarvi anche da soli, pazienti lettori, ritrovando i nostri politici nell’immensa mole di novellistica e teatro dei vari secoli di cui disponiamo. Segnalateli nei commenti. Forse coloro hanno attinto e modellato i propri caratteri anche dalle novelle e dalle farse, pensando che se quei personaggi avevano un grande successo di pubblico avrebbero potuto averlo anche loro.
© Settembre 2019 Massimo Crispi
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