Partiti e politici
Pizzarotti, parlano due ex 5 Stelle e raccontano la fine del loro sogno
Ha sicuramente ragione Pizzarotti, con le sue cinque pagine di spiegazioni illustrate in una conferenza stampa per rispondere al Movimento 5 Stelle: non esiste un regolamento, o meglio quel regolamento non è mai stato votato da nessuno e comunque in quel regolamento non ci sono regole su avvisi di garanzia e dintorni. E tuttavia c’è anche da dire che quando un sindaco eletto con un simbolo che portava il nome di un comico e che voleva mandare a casa una intera classe dirigente decide di arrivare alle carte bollate e alle controdeduzioni elaborate con l’aiuto dell’avvocato, è il segno che si è rotto tutto e che la speranza che – se anche la sospensione venisse revocata – Pizzarotti torni davvero “felicissimo” a lavorare con il Movimento 5 Stelle e il Movimento a lavorare con lui pare abbastanza lontana. Come lontana appare la possibilità che il Movimento suddetto ne esca rafforzato.
Dice Francesco Molinari, parlamentare eletto del M5S, entrato nel Movimento dal 2005, quando ancora non si chiamava 5 Stelle, oggi nel gruppo Misto del Senato, che “la verità è che ormai il Movimento 5 Stelle funziona come una azienda e chi non porta profitti all’azienda viene eliminato. Quando io ho cominciato si doveva introdurre la partecipazione diretta dei cittadini in base al famoso uno vale uno. Che ne è stato?“. Molinari è uscito poco dopo la nascita del famoso “Direttorio”, non subito: “Ho aspettato un po’ per capire se quella funzione era utile. Ma quella decisione era solo uno specchietto per le allodole“. E si arriva a oggi, quando se Pizzarotti continua a dire di sentirsi parte del Movimento, uno come Molinari – a pochi giorni dal voto – dice: “Io non voterei assolutamente un candidato del Movimento 5 Stelle perché il Movimento come è oggi immagina un sistema che è prodromico del fascismo”.
Sconfortata un’altra ex, Maria Mussini, espulsa nel febbraio 2014 perché “chiedevo il rispetto delle regole” e oggi pure nel gruppo Misto a Palazzo Madama Alla domanda sul voto a un eventuale candidato Pentastellato risponde: “Se dovessi votare oggi sarei disperata”. Sulle famose regole spiega che “nel gruppo avevamo uno statuto che prevedeva anche sanzioni disciplinari. Poi però quelle sanzioni comminate erano del tutto al di fuori di questo Statuto. Allora abbiamo cominciato a chiedere da chi venissero decise“. E il problema è che “c’era qualcuno che era più uguale degli altri, che andava a Milano, che si confrontava con quella che poi avremmo scoperto essere la nostra dirigenza. Questo non era previsto“.
Mussini, che viene dall’Emilia Romagna, conosce bene Pizzarotti e l’esperienza di Parma. “Non solo, ci lavoro da sempre ed ho continuato a lavorarci anche dopo che sono stata espulsa dal Movimento e dal Gruppo. A Parma c’è una giunta che è una palestra di buona amministrazione. Gli ultimi due anni ho continuato a lavorare con loro perché io lavoro con chi ha voglia di fare ed è capace. Quando vengono imputati a Pizzarotti comportamenti al di fuori delle regole non si capisce quali siano queste regole. In Emilia Romagna abbiamo avuto il sindaco di Comacchio buttato fuori, un consigliere regionale eletto nel 2010 è stato buttato fuori e uno è stato sospeso. E’ stato dissipato un patrimonio“.
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