Partiti e politici
Pisapia : “Come voto lo dirò più avanti”. E sono subito insulti
Pisapia, dalla Gruber dice :
“È presto per chiedermi se votare sì o no al referendum, mancano due mesi e un giorno al voto“.
Subito parte l’offensiva contro di lui.
Immediatamente nella sua pagina facebook Andrea Scanzi gli ricorda che “il quesito è chiaro”, che quella di Pisapia è “una pavida melina” e chiude dicendo : “Si rimane ai Parri e Calamandrei. Che io, caro Giuliano, se mi perdoni l’ardire, preferisco di gran lunga ai Verdini e alla Boschi. Con questi distinguo e paraculismi ci avete un po’ davvero frantumato i coglioni.”
Questo atteggiamento in base al quale non solo chi vota Si, ma anche semplicemente chi dice di voler riflettere è considerato un traditore, un pavido, oppure, come succede in molti altri casi, un disinformato, un ignorante, oppure un imbecille, rischia di risultare controproducente.
Esiste ancora un 30% di indecisi.
Come si fa ad essere indecisi?
Può capitare per tanti motivi:
1) alcune parti della riforna convincono, altre no;
2) si ritiene necessario approfondire una materia complessa;
3) si diffida di alcuni fautori del no o di alcuni fautori del sì;
4) non si condividono gli allarmismi, nè quelli degli altri;
Pretendere che gli altri ragionino con la nostra testa e adottino le nostre argomentazioni è ridicolo.
Cercare di conquistare gli indecisi alla causa, insultandoli non appena hanno un dubbio, equivale a consegnarli al fronte avverso.
Gli insulti a Pisapia, fino ad ieri lodatissimo alfiere di una sinistra coraggiosa e innovativa, di cui immediatamente si è riempita la bacheca di Andrea Scanzi, sono un segno dell’intolleranza con la quale molti fautori del No stanno affrontando questa campagna referendaria.
E anche, quasi sicuramente, un grossolano errore.
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