Partiti e politici
Le cose cambiano cambiandole, ancora
Quando è stato convocato il Congresso PD del 2013 ero in Erasmus a Bordeaux e decisi di tornare in Italia per votare la mozione di Pippo Civati. Era l’8 dicembre e fino ad allora non ero ancora mai tornato a casa.
L’ho fatto con contentezza e orgoglio. Nel confronto tra diversi modi di intendere la politica scelsi quella che reputavo più di sinistra. Ero convinto, e lo sono tuttora, che le crisi più gravi (quella del mio Paese e quella del mio partito) esigono le scelte più coraggiose, e l’idea di mondo dietro la mozione Civati lo era.
Oggi non è un giorno perfetto. Un po’ per il rischio che il programma di idee che Civati era riuscito a mettere in fila in tanti mesi e con tanti militanti scompaia dal dibattito del partito. Un po’ per gli amici che, dopo aver applaudito festanti le scissioni nel centro-destra e nel movimento 5 stelle, in nome di un “legittimo democratico dissenso”, oggi invitano Civati a dimettersi. Dimenticando peraltro che tra i parlamentari che hanno cambiato gruppo ce ne sono tanti che l’hanno fatto per aderire al PD, e non è stato rivolto loro lo stesso invito, da nessuno.
Non condivido la scelta di Pippo. In altri momenti direi che ogni partito di sinistra che ambisca a governare una grande democrazia si misura con una dialettica interna tra un’opzione più liberal e una più social: e non puoi sempre giocare in maggioranza. Lascio più ampi ragionamenti a più sereni momenti. Adesso mi preme solo chiedere a tanti ragazzi con cui ho condiviso lunghi viaggi (non uno solo) di fermarsi a pensare. Non per capire se il PD è compatibile con le proprie idee, ma per chiedersi che significato ha per loro stare insieme in un partito. Per me significa aggregare storie e vite, e poi passione e impegno intorno a un’idea di mondo e a un progetto per realizzarla. Il partito è il punto di vista su quell’idea di mondo, ambizioso, a volte complesso, ma sicuramente l’unico strumento che gli uomini hanno per trasformare piccoli individui solitari in una potenza sociale, capace di cambiare le loro storie e la storia. E la ragione per far parte del PD è che il mio partito quell’idea di mondo la intravede, ma non l’ha ancora disegnata per costruirci su un progetto. Proprio per questo i Giovani Democratici hanno organizzato per il 9 maggio a Roma Think Left: che cos’è la sinistra lo decidiamo, con chiunque voglia unirsi a noi, insieme. Chi credete possa farlo se non noi?
Un’ultima cosa. Quando John Frusciante è uscito dal gruppo i Red Hot Chili Peppers hanno fatto il loro peggiore album. La verità è che non si vince né si sbaglia mai da soli. È una regola valida sempre, ma chi fa parte di un partito lo sa un po’ meglio.
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