Partiti e politici

Piccole cronache di un europarlamentare – #1

1 Luglio 2015

Raccolgo l’invito de Gli Stati Generali per raccontarvi un po’ di cose che succedono al Parlamento Europeo. Una macchina enorme, una burocrazia imponente, un tempio per chi ama fare politica. Faccio politica da 20 anni, ma nel mio primo anno da deputato europeo ho imparato tantissimo, a una velocità che mai avrei pensato. L’Europa è davvero una prospettiva politica per il futuro a cui ancora non ho smesso di credere. Questo nonostante le difficoltà, alcune sotto gli occhi di tutti, per quanto riguarda la costruzione della famosa «Europa dei popoli» di cui parlavamo noi che aderiamo al gruppo dei Socialisti e Democratici durante la campagna elettorale. Ed è principalmente per questo che mi arrabbio quando vedo i politici che trattano l’Europa solo come una “matrigna”, quando leggo la stampa che tende a ritrarre le istituzioni solo dal punto di vista della “Troika” facendo crescere – in modo più o meno inconsapevole, in modo più o meno strumentale – il sentimento anti-europeo. Sono quindi molto contento di poter condividere con voi un po’ di quanto succede qui in questi corridoi e in queste aule.

Come sapete il Parlamento Europeo discute di tantissime cose, cercando di tenere assieme le specificità dei vari paesi e i contesti di provenienza. Le differenti anime dell’Unione sono una ricchezza e il difficile esercizio di sintesi deve tenere conto di elementi specifici molto forti, soprattutto per quanto riguarda tutte le caratteristiche degli stati. Ad esempio sulla questione del ‘made in…’, del cibo e della qualità della produzione alimentare. Un argomento che va a incidere sulla differenza fondamentale tra stati. Argomento che rappresenta un grande ‘asset strategico’ per l’Italia. E in questi giorni l’argomento è tornato di attualità per via della normativa sul latte in polvere.

La Commissione Europea ha infatti chiesto all’Italia di ‘correggere’ una legge che abbiamo solo noi e che, in sintesi, vieta di utilizzare il latte in polvere per la produzione di formaggi industriali. Per il collega Paolo De Castro, questa ‘eccezione’ ha garantito un rapporto di fiducia tra produttore e consumatore e ha permesso al formaggio ‘made in Italy’ di essere un prodotto di eccellenza. L’Italia ha due mesi di tempo per rispondere e ‘giustificare’ la legittimità di questa eccezione. Io voglio fare in modo che i prodotti italiani restino eccellenza in Europa e nel mondo, facendo in modo che la qualità sia sempre il punto di forza, soprattutto quando si tratta di cibo. Il fatto è che noi non dovremmo giustificare questa ‘eccezione’, ma rilanciare e fare in modo che tutti gli altri paesi ci seguano per una sorta di «battaglia sulla qualità» che andrebbe a migliorare la vita di tutti.

Ci sono altri aspetti da discutere. Sempre per quanto riguarda l’identità dei vari paesi, di come vogliono raccontarsi nel mondo e delle specifiche necessità all’interno di una cornice europea. Come la libertà di panorama. Diversi amici e compagni mi scrivono dicendomi che l’Europa deve difendere la libertà di panorama (cioè, la libertà di chiunque di fare foto in pubblico senza il rischio di incorrere in cause legali perché si è ritratto un edificio storico) e che il Parlamento invece starebbe andando in altra direzione. Vorrei rassicurare tutti quanti. La faccenda deve ancora essere discussa ed è stata definita ‘materia ad alto rischio’ da tutti i gruppi parlamentari. Inoltre, a voler essere maestrini, in Italia c’è una legge del 2004 (la legge Urbani) che già vieta la riproduzione per conto terzi di monumenti storici. In sintesi, l’Italia si è già preoccupata di vietare ai turisti e agli amatori e ai professionisti di fare fotografie. È come se tutte le foto del recente Pride di Torino, con oltre 70 mila persone, fossero definite fuori legge perché sullo sfondo si vedono Piazza Castello e la Mole Antonelliana. Comunque posso assicurare che sarò durissimo e intransigente. E farò in modo che il mio gruppo politico la pensi come me.

Quando si parla di Europa “matrigna” ci si dimentica le cose belle che facciamo qui a Bruxelles. Ci si dimentica, ad esempio, dei bellissimi rapporti sui diritti civili e umani – firmati da Antonio Panzeri e Marc Tarabella – che hanno dato chiare indicazioni su come la politica europea deve muoversi per far rispettare i diritti di tutte le persone. Oppure della battaglia, vinta, contro il roaming. Che nonostanti entri in vigore solo nel 2017 si è chiusa con un buon accordo per permettere la libera circolazione dei cittadini senza dover essere ‘ostaggi’ delle gabelle burocratiche tra compagnie telefoniche.

Poche cose. Ma poche cose messe assieme, passo dopo passo, casella dopo casella, possono rappresentare un obiettivo alto, per tutti. Vi parlerò di cosa succede, cosa votiamo e di cosa ci occupiamo. Perché l’Europa non è solo un orizzonte politico, ma anche culturale. E appartiene a tutti noi. È l’unica possibilità che abbiamo per accogliere e lanciare sfide grandissime e raggiungere risultati che migliorano davvero la vita di tutti i giorni. Come ad esempio la grande sfida del WiFi gratuito per tutti. TUTTI. Nessuno escluso. Perché è solo non escludendo nessuno – NESSUNO – che l’Europa potrà diventare quello che da anni tenta, con alterne fortune, di essere.

@danieleviotti

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