Partiti e politici
Perché il risultato del terzo polo sarà irrilevante
Sento e leggo da un paio di giorni, dal momento cioè della formalizzazione del cosiddetto “terzo polo” di Calenda e Renzi, di possibili significative influenze della sua performance elettorale per cambiare il destino del nuovo parlamento che si formerà a breve.
La sua presenza nel maggioritario, dicono, potrebbe far mutare il vincitore dell’uninominale Camera in almeno una quindicina di collegi, oggi in bilico tra destra e sinistra. Oppure, una sua ottima prova in termini di percentuale di voto, diciamo sopra il 10%, potrebbe cambiare radicalmente la configurazione dei seggi al Senato e alla Camera.
Parole e numeri un po’ inconsistenti, se si osserva più da vicino la situazione che si sta creando, così come emerge dalle numerose simulazioni di voto che circolano da tempo su tutti i giornali. Partiamo dal maggioritario. Le stime ci raccontano che la destra sarebbe in netta maggioranza nei collegi sia di Camera che di Senato. Alla Camera, nelle versioni più ottimistiche per Letta, il vantaggio si aggirerebbe tra i 65 e i 70 seggi (tipo 105 a 40, sui 147 disponibili). Il mutamento del vincitore in una decina di collegi lascerebbe la situazione praticamente immutata, con il centro-destra in netta maggioranza assoluta di seggi uninominali, intorno al 65%. Lo stesso discorso vale per il Senato, dove la destra è peraltro ancora più forte, con la vittoria stimata in oltre il 70-75% dei collegi. In nessun luogo, inoltre, l’unione di Calenda e Renzi (più forse Pizzarotti) riuscirebbe a vincere, nemmeno probabilmente a Roma 1 o a Firenze, dove i due candidati hanno il loro massimo bacino elettorale.
Veniamo al proporzionale. Con il 6-7%, il terzo polo otterrebbe una quindicina di seggi Camera; se un exploit elettorale lo portasse a raddoppiare i voti oggi ipotizzati, arrivando al 12-13%, la sua rappresentanza parlamentare arriverebbe a 28-29 seggi. Un bel salto in avanti, senza alcun dubbio, ma molto molto lontana sia dalla destra, che è oggi stimata intorno ai 230 seggi sui 400 complessivi, che dalla sinistra, che dovrebbe avere oltre 100 seggi.
I numeri parlano dunque chiaro. Al di là della nascita e della presenza di una possibile terza forza parlamentare, forse significativa dal punto di vista meramente politico, ma non certo capace di determinare scelte differenti da quelle attuali in materia di maggioranza di governo, il ruolo di Calenda e di Renzi sarebbe simile a quello che andrà a giocare Conte con il Movimento 5 stelle: una minoranza agguerrita con un significativo diritto di tribuna. Nulla più.
Università degli Studi di Milano
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