Partiti e politici
Perché Gentiloni piace
Dicono che, con Paolo Gentiloni, sembra di essere tornati alla prima repubblica. Dicono che il nuovo premier assomiglia a un democristiano. Ma forse pochi ricordano cosa accadeva davvero nella prima repubblica, e i politici che la popolavano. Fanfani, Craxi, Almirante, lo stesso Andreotti e molti altri non erano affatto “tranquilli” nella gestione del potere. Il clima da guerra fredda si respirava a pieni polmoni. La famosa battaglia sul referendum anti-divorzista, ad esempio, fu certo più intensa (e peraltro con qualche motivazione in più) di quella sulla riforma costituzionale del mese scorso.
Cosa c’è dunque di “democristiano” in Gentiloni? Forse, l’unica figura di uomo politico cui può essere paragonato, come stile personale e di governo, è quella di Aldo Moro. Che aveva idee, e anche parecchio innovative, ma era restio a comportarsi come un agitatore di folle. Paragonato poi ai nostri leader attuali (da Berlusconi a Renzi, passando per Grillo e Salvini, per arrivare a Trump) pare un mostro di misura e di correttezza formale. Ecco, Gentiloni un po’ a lui assomiglia: toni tranquilli e discorsi pacati, ma obiettivi chiari e a volte tutt’altro che accomodanti.
E il nuovo premier ottiene finora un consenso che era inimmaginabile per i suoi predecessori: quasi il 45% degli italiani dà di lui un giudizio positivo. In prima linea, ovviamente, gli elettori democratici con il 90% di fiducia, seguiti da quelli di Ncd (60%) e, inaspettatamente, di Sel-Sinistra Italiana (58%) che avevano invece aspramente osteggiato il governo renziano. Ma anche dagli altri partiti di opposizione più dura si registra un livello di apprezzamento di Gentiloni, pur in prevalenza di giudizi negativi, molto meno astioso rispetto a Renzi. Tra gli elettori di Forza Italia e di Fratelli d’Italia è apprezzato da quasi il 40%, e perfino tra quelli di Lega e Movimento 5 stelle il livello di fiducia si avvicina al 25%, una quota minoritaria ma certo significativa del potenziale favore che circonda l’attuale presidente del consiglio.
Perché piace in maniera così trasversale? Molto probabilmente perché la sua figura si pone in netta antitesi con la tendenza del momento, dove i partiti sono molto spesso divenuti solamente la grancassa dei leader, e dove gli uomini politici non fanno altro che urlare slogan privi di profondità, manifestazioni cutanee senza ombra di progettualità. La pacatezza di Gentiloni è allora vissuta dagli elettori come la prova concreta che è possibile fare politica in modo antico ma attuale, dove c’è ancora spazio per il pensiero (“e pensare che c’era il pensiero”, cantava Gaber) e non soltanto per rapidi twitter.
Come spesso ce l’avevamo sognato, un uomo politico diverso è allora, forse, ancora possibile.
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