Partiti e politici
Per il NO i temi non contano, conta solo Renzi
Perché si vota NO? Semplice. Non sono soltanto gli analisti, i giornalisti, i portabandiera anti-riforma a pensarla così. Gli stessi elettori, interrogati, lo sottolineano costantemente, in quantità parecchio elevata: oltre il 70% degli italiani che voteranno no, lo faranno non tanto per i contenuti della riforma, quanto per bocciare Renzi ed il suo governo, nella speranza di porre fine all’esperienza di questo esecutivo.
E quindi, inutile sforzarsi di riportare il dibattito entro i limiti delle questioni suggerite dalla riforma costituzionale. Perché, come ho sottolineato qualche settimana fa, ciascuno degli elementi che compongono il disegno complessivo sono giudicati positivamente (e alcuni largamente) da una corposa maggioranza degli elettori. Con l’unica eccezione del ruolo del senato regionale, sulle cui future possibili competenze esiste un po’ di incertezza, tutte le modifiche costituzionali, prese una per una, vedono l’approvazione incondizionata di moltissimi italiani.
Che però, alla fine, voteranno NO per far cadere il governo. E già circola la battuta salace: il 4 dicembre si celebreranno i funerali di Fidel e di Matteo. Questo è il tema di fondo del referendum. Le tavole rotonde, le argomentazioni, i tentativi di convincere i pochi incerti cadono allora nel vuoto, semplicemente non vengono presi in considerazione. E perché dovrebbero, se i motivi di fondo sono legati alla continuazione o meno dell’attuale governo?
Le voci che si sentono in giro ci raccontano di una lieve ripresa del fronte del SI, in occasione della data fatidica. Ma questa possibile (timida) ripresa non è certo veicolata da mutamenti di opinione rispetto ai temi referendari, bensì da una ulteriore questione che riguarda di nuovo il problema di Renzi, e del suo governo.
Come ha acutamente sottolineato un paio di giorni fa Luigi Di Gregorio, proprio su queste pagine virtuali, lo sguardo si sta rivolgendo sempre più alle conseguenze di una vittoria del NO sugli assetti politici e parlamentari futuri. Cosa succederà quando l’esecutivo attuale non ci sarà più? Sarà meglio o peggio? Il paese cadrà nelle mani delle truppe pentastellate, o si formerà un nuovo governo di scopo, ancora in mano al duopolio Pd-Forza Italia, come accadde con Letta? I rischi di accidia, di incapacità o di non–volontà di operare, aspettando nuove elezioni, sono ben presenti nelle menti di chi ha cambiato idea sul proprio voto. E queste sono le loro motivazioni per il SI.
Non c’è che dire. Siamo proprio un belpaese. Se non ci fossimo, bisognerebbe inventarci.
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