Partiti e politici
“Per il lavoro, l’ambiente, l’Europa”: la risposta di Martina ai “non allineati”
Carissime, carissimi,
Grazie per il vostro contributo di approfondimento in vista del nostro congresso e per l’impegno competente e appassionato che state portando avanti per il PD. Condividiamo in pieno la vostra premessa “che una sinistra credibile debba saper rappresentare i lavoratori, le imprese, il Terzo settore, chi è impegnato nel sociale e quanti oggi lavorano per raccogliere la sfida dell’innovazione in un’ottica di sostenibilità economica e ambientale”.
Per questo abbiamo impostato la nostra proposta politico-culturale su alcune linee identitarie e programmatiche: quelle di un partito che si batte per l’uguaglianza nel XXI secolo. Un partito del lavoro che cambia. Un partito ecologista. E un partito europeista. Per rendere più credibile il nostro impegno sui punti di merito che sollevate, vi rispondiamo richiamando i documenti già depositati che sostanziano la nostra proposta congressuale.
1. Il PD e le alleanze verso le Europee
Per noi vocazione maggioritaria vuol dire esattamente l’obiettivo che richiamate: non illusione dell’autosufficienza, ma voglia di parlare a tutti gli italiani, farsi interpreti dei loro sogni, paure e aspettative, senza rinchiudersi nel recinto di presunti elettorati di riferimento. Per costruire l’alternativa alle forze nazional-populiste il Pd che c’è non basta ma chi si illude di costruirla dal nulla, distruggendo le tante energie e la voglia di fare politica che esistono nel nostro partito, sta facendo un danno al Pd e a tutto il Paese. Per questo proponiamo che, subito dopo il congresso, il nuovo segretario abbia mandato per promuovere un governo ombra aperto alla società e ai soggetti disponibili a costruire un’alternativa autorevole e visibile al governo 5 Stelle-Lega.
Nella nostra mozione indichiamo la necessità di lavorare a liste aperte per le europee mettendosi a disposizione di un progetto più largo del Pd, senza per questo rinunciare alle nostre bandiere. Questo lavoro lo abbiamo iniziato proprio a Milano, a fine ottobre, con il Forum nazionale. L’intervento di Massimo Cacciari ha dato una cornice di riferimento essenziale per il lavoro che dobbiamo fare. Oggi incoraggiamo l’azione di chi, come Carlo Calenda e diversi sindaci, sta promuovendo un manifesto d’impegno coinvolgendo protagonisti della società civile e rivolgendosi alle forze democratiche e riformiste. Noi ci siamo. Concretamente dopo il 3 marzo il nostro Pd lavorerà per questo orizzonte. Pensiamo sia alla portata una lista di riformisti e democratici “Uniti per l’Europa” che aggreghi diverse esperienze.
2. Come funziona il PD: autonomia e organizzazione
Condividiamo in pieno l’obiettivo di un partito che “lascia ampio spazio all’organizzazione federale dei territori e si organizza su base prevalentemente territoriale”. Nella nostra mozione sostanziamo la linea strategica di “un partito federale che dà protagonismo ai territori”. Per essere concreti riportiamo precisamente le proposte sul partito presentate dalla nostra mozione il 9 dicembre scorso presso il circolo San Giovanni di Roma e riprese sia nella mozione sia nel documento allegato sull’organizzazione del partito. In particolare, sui punti che sollevate, sottolineiamo l’importanza che rivestono per noi le proposte 1, 4, 5 e 6. Rimandiamo al documento in allegato per gli approfondimenti del caso.
PROPOSTA N.1 – Tesseramento online, albo degli elettori e primarie aperte. Il tesseramento online sarà disponibile tutto l’anno, al pari della possibilità di iscriversi gratuitamente all’Albo digitale degli elettori. Le primarie aperte rappresenteranno lo strumento per la selezione delle candidature monocratiche nelle istituzioni di ogni livello. A legge elettorale invariata, la scelta dei candidati al parlamento sarà gestita per 2/3 dalle realtà territoriali e per il restante 1/3 dal partito nazionale.
PROPOSTA N.2 – Referendum tra gli iscritti e conferenza programmatica annuale. Tutte le decisioni che toccano l’identità del partito, a partire dalla fiducia a un nuovo governo, saranno ratificate da un referendum tra gli iscritti. Sarà convocata una giornata referendaria in cui gli iscritti si esprimeranno sulle principali proposte politiche presentate dalla segreteria nazionale, dopo un percorso di discussione nel partito e nel paese incentrato su una conferenza programmatica di tre giorni da tenersi ogni anno ai primi di ottobre.
PROPOSTA N.3 – Una piattaforma di partecipazione deliberativa e attivismo digitale. Dopo un anno di sperimentazione sulle piattaforme open source esistenti, il Pd si doterà di una sua piattaforma digitale di partecipazione deliberativa, con una dimensione orizzontale – affinché circoli territoriali e associazioni tematiche entrino a rete tra loro – e una dimensione verticale che favorisca la costruzione delle nostre proposte e coordini le nostre campagne sui territori e sui social media. Una struttura centrale fornirà servizi di coordinamento, analisi dei dati e formazione, al fine di promuovere la partecipazione di tutti quelli che aderiranno.
PROPOSTA N.4 – Direzione nazionale eletta al 50 percento su base regionale. La direzione nazionale sarà composta per la sua metà da dirigenti locali eletti su base regionale.
PROPOSTA N.5 – Finanziamento delle strutture territoriali. Dal 2019 una parte delle risorse finanziarie derivanti dal due per mille saranno redistribuite ai territori, per arrivare a una suddivisione paritaria: 50 percento al partito nazionale e 50 alle strutture territoriali.
PROPOSTA N.6 – Rafforzamento dei circoli e progetti per la comunità. Implementazione del protocollo dei “Luoghi Idea(li)”, promozione di una rete di progetti per la comunità dei circoli del Pd e attivazione di associazioni di impegno civico operanti nei territori.
PROPOSTA N.7 – Progetto Erasmus per giovani politici e autonomia dell’organiz-zazione giovanile. Promuoveremo un programma di scambio destinato a giovani dirigenti politici da realizzare insieme ai partiti, alle fondazioni e ai movimenti democratici e riformisti in Italia e nel mondo. Il segretario nazionale dei Giovani democratici sarà componente di diritto della segreteria nazionale.
PROPOSTA N.8 – Avvio della Conferenza nazionale delle donne Pd e pluricandidature. La coordinatrice della Conferenza nazionale delle donne Pd sarà componente di diritto della segreteria nazionale. Mai più uso distorto delle pluricandidature di genere.
3. Il PD come partito del lavoro e dello sviluppo sostenibile
La nostra posizione sulle infrastrutture è inequivocabile tanto da essere stati gli unici presenti anche qualche giorno fa a Torino alla grande manifestazione “Sì Tav” per lo sviluppo, direttamente con il nostro candidato segretario. Il lavoro di cui voi stessi siete protagonisti a Milano da Expo 2015 è un riferimento essenziale. Non ultimo l’ambizioso progetto di forestazione urbana per Milano 2030.
La nostra mozione affronta il legame tra sviluppo economico e sostenibilità in due ambiti: le nostre proposte sul “lavoro che cambia” (pagina 20) e le nostre proposte sulla “transizione ecologica” (pagina 16). Secondo noi, il Pd deve avere la forza e la capacità di riproporre l’obiettivo della piena e buona occupazione. La qualità del lavoro è la nostra stella polare. E questo vuol dire costo del lavoro stabile più basso, diritto soggettivo alla formazione dalla culla alla tomba, salario minimo, partecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa, superamento dei tirocini gratuiti, politiche strutturali di sostegno agli investimenti e all’innovazione. Se dal 1995 a oggi l’Italia fosse cresciuta come gli altri paesi dell’Eurozona (non come la Cina, come l’Eurozona), oggi avremmo 500 miliardi di Pil in più, quasi 220 miliardi di tasse e contributi per salvaguardare il nostro modello sociale e creare volano di ulteriore sviluppo attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e privati.
Per noi, sviluppo sostenibile vuol dire la capacità di una generazione di soddisfare i propri bisogni senza pregiudicare la possibilità che la prossima generazione faccia altrettanto.
E vorremmo inserire questo principio nella nostra Costituzione a garanzia dell’equità intergenerazionale. Non solo. Secondo noi, la difesa del nostro tessuto produttivo, delle nostre PMI e del nostro modello sociale, passa anche da un approccio più radicale al tema della tassazione dei redditi d’impresa delle multinazionali. Se aspettiamo il treno degli accordi multilaterali, rischiamo di perdere quello dell’uguaglianza. L’Italia e altri paesi disponibili devono adottare subito una misura unilaterale in chiave anti-elusiva: una «minimum tax» sugli utili prodotti dalle multinazionali estere (come proponiamo a pagina 14 della nostra mozione).
4. La battaglia contro l’inverno demografico
Ci fa piacere che citiate esplicitamente un termine che richiamiamo nella nostra mozione: quello di “inverno demografico” (pagina 15). La nostra agenda ruota intorno alla volontà di contrastare il piano inclinato di questo declino. La transizione demografica, insieme a quella tecnologica e a quella ecologica, è il tema cruciale con cui il nostro riformismo radicale intende confrontarsi. Non ci sono crescita e uguaglianza (sociale, di genere e tra generazioni) che tengano senza la capacità di invertire le dinamiche demografiche che da decenni investono il nostro Paese. Basta un numero: nel 2018 si è registrato, per la prima volta dall’unità d’Italia, il sorpasso degli ultrasessantenni (28,7% della popolazione) sulle persone con meno di 30 anni (28,4%).
Il sostegno alle famiglie con figli, storicamente basso in Italia, deve essere rivoluzionato. Oggi una famiglia con redditi molto bassi non beneficia delle detrazioni per figli a carico perché non paga alcuna imposta. Così come una famiglia di lavoratori autonomi è penalizzata rispetto a una famiglia di lavoratori dipendenti. Non è giusto. Non esistono famiglie di serie A e serie B. Per questo, rilanciando il programma elettorale del Pd, proponiamo di superare gli strumenti esistenti per introdurre un unico assegno universale alle famiglie. Una famiglia, un assegno: una misura fiscale unica a sostegno della natalità e dell’occupazione femminile. Nello stesso tempo, proponiamo di allargare l’offerta pubblica di asili e riordinare il complicato sistema di sussidi per i servizi alla famiglia oggi presente nel nostro Paese, affinché entrambi i genitori, se vogliono, possano tornare al lavoro dopo la nascita dei figli. Agendo sia dal lato dell’offerta che della domanda, proponiamo l’istituzione di una dote unica che copra i costi dei servizi di cura nei primi anni di vita dei bambini.
L’invecchiamento della popolazione richiede anche un cambio di passo di stampo universalistico sul tema della non autosufficienza. Partendo dalla consapevolezza che, per chi non è autosufficiente, l’assistenza da parte dei collaboratori familiari non è un lusso ma una necessità esistenziale al pari delle spese mediche, vogliamo rendere le politiche per la non autosufficienza un diritto di cittadinanza e l’indennità di accompagnamento un diritto soggettivo legato al bisogno di cura individuale. Per questo, proponiamo di aumentare l’indennità in base ai bisogni effettivi delle persone, introducendo sia un assegno di cura sia un budget di cura, favorendo così il riconoscimento professionale e la regolarizzazione degli assistenti familiari. Rispetto a oggi, l’indennità aumenterà per tutti e arriverà a raddoppiare nei casi più gravi. Per colmare una lacuna storica del nostro sistema di welfare, sulla quale l’attuale governo sta facendo solo proclami senza nessun intervento concreto.
5. Accoglienza e sicurezza, solidarietà e diritti
Il modello di integrazione a cui ci ispiriamo si ritrova concretamente nell’esperienza del Comune di Bergamo dell’Accademia dell’integrazione, dove con un progetto pilota si punta a integrare promuovendo socialità, operosità, regole, diritti e doveri, studio della lingua e educazione al lavoro. Perché la difesa della democrazia passa anche dal rafforzamento del patto di cittadinanza che sta alla base del nostro vivere comune, fatto di diritti e doveri. Per noi, chi nasce e studia in Italia è italiano. Punto. Diritti e doveri valgono per tutti gli italiani, vecchi e nuovi. Punto. L’immigrazione non è un’invasione da bloccare ma una risorsa da governare. La rinuncia degli Stati a gestire con intelligenza le migrazioni economiche le ha regalate alla criminalità organizzata. In Italia, per lavorare, si deve poter entrare andando in ambasciata non rischiando la vita in mare. E chi arriva sulla base di flussi regolati deve accettare il patto di cittadinanza e inserirsi nella nostra comunità. Per questo proponiamo di cancellare la legge Bossi-Fini e il decreto Salvini, che generano irregolarità e insicurezza, per scrivere un nuovo testo unico sull’immigrazione, in modo da gestire le migrazioni anche per ragioni economiche e governare la transizione verso un sistema nazionale di accoglienza integrata per l’autonomia.
Le sfide che abbiamo davanti a noi già dai prossimi giorni e verso le elezioni europee e amministrative sono decisive. Noi ci auguriamo che si possa lavorare con ancora più forza insieme. Vi ringraziamo per questa occasione e rimaniamo a disposizione per qualsiasi altro confronto utile. Ciao!
Maurizio Martina, Matteo Richetti, Tommaso Nannicini, Simona Malpezzi
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