Partiti e politici

Pd Milano e i biglietti dell’Expo: il perfetto ritratto dei difetti del renzismo

8 Aprile 2015

Il Partito democratico del Rottamatore è un eterno equivoco: porta con sé i vecchi difetti del partito “pre-Renzi” a cui si sommano i tic tipici del renzismo. Un pacchetto “due in uno” in linea con la proposta del Pd di Milano che ha lanciato una campagna promozionale per aumentare gli iscritti, sfruttando il volano dell’Expo. “Se hai meno di 30 anni, al costo di 25 euro porti a casa tessera e biglietto dell’Expo 2015”, è la sintesi. Un affarone, in pratica.

Sulla propria pagina Facebook il Pd di Milano ha spiegato:

Possiamo far avere ai nostri iscritti ad un prezzo vantaggioso i biglietti aperti, e a nostra discrezione (non ricevendo alcun finanziamento pubblico ma basandoci solamente, da ormai 1 anno, su libere sottoscrizioni volontarie) abbiamo scelto di far avere ai giovani la possibilità di visitare l’esposizione universale ad un prezzo ridotto e per loro accessibile. Le università stanno agevolando la visita ad expo per i loro studenti, noi abbiamo pensato di contribuire ad allargare quest’offerta anche ai giovani che universitari non sono offrendo loro sia la possibilità di partecipare alla vita del nostro partito che quella di vedere l’esposizione.

Al di là delle ironie sul ‘tono’ dell’offerta – si fa davvero fatica a notare la differenza tra la promozione di un supermercato e la pubblicità del Pd milanese – c’è una questione più seria che affiora da questa idea: l’equivoco di fondo che attraversa l’era renziana. Lo sconto tessera Pd+biglietto Expo è un tipico prodotto della logica renziana. Il partito diventa talmente pop da ideare un battage in pieno stile commerciale.

Beninteso, Matteo Renzi non c’entra personalmente con l’iniziativa specifica; ma può essere considerato il legittimo ideologo di una visione politica del genere, assai diversa rispetto a quella tradizionale. Detto in altre parole: il pacchetto “due in uno” ci sta tutto in questa “filosofia” (le virgolette non sono casuali) di politica da televendita, di cui il presidente del Consiglio è un eccellente interprete.

In sostanza, anche se può non piacere – e sia chiaro che a me non piace – l’offerta del Pd milanese è una novità rispetto al centrosinistra come lo abbiamo sempre conosciuto. Tuttavia, il problema attiene a un’altra dimensione ed esula i gusti personali: al fianco della logica ‘commerciale’, si staglia un’ombra gigantesca, quanto opprimente. Il Pd, in fondo, non è cambiato come si vuole far credere. Basta sfogliare le recenti cronache o la situazione sulle Regionali per capire che in giro per l’Italia comanda ancora il vecchio Pd. Questa riverniciata di fresco, di giovanilismo rampante, è un lifting che oggettivamente è riuscito molto male. Roba da denunciare il chirurgo estetico responsabile di siffatto scempio. E la campagna milanese suona perciò ancor più stonata.

Il Partito democratico renziano, quindi, si conferma per quel che è davvero: una somma di difetti vecchi e nuovi.

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