Partiti e politici

Pd, il partito del demarketing

9 Maggio 2018

Due anni fa – ma sembra: una vita fa – ho scritto un post sull’autolesionismo di sinistra. Eccone la parte centrale:

“Per chi non lo sapesse, adesso, all’interno del pd, quelli che sostengono Renzi, si chiamano (nel senso che così si autodefiniscono) filogovernativi.
Chi guarda le cose dall’esterno rimane puntualmente sorpreso quando sente questa notizia: Militate nel partito che esprime il presidente del Consiglio e tra di voi c’è qualcuno che rimane nel partito con l’idea di mandarlo a casa?”
La domanda è brutale, ma molti risponderebbero, senza esitare: si.
Altri prenderebbero tempo e farebbero alcuni distinguo. Poi anche loro risponderebbero: si.”

Non ho particolari doti divinatorie. Infatti la previsione che facevo alla fine di quel post era scontata, la facevano in molti: continuando così si va a sbattere.
Oggi posso solo aggiungere che la lezione sembra non essere servita.
Guardo le altre formazioni politiche e vedo che hanno spesso programmi impossibili da realizzare e personale politico di qualità modestissima, ma anche qualcosa di determinante che la sinistra non ha più da una infinità di anni: la compattezza.
Compattezza che è frutto di una gestione autoritaria di quelle forze politiche, in cui tutte le voci si uniscono, più o meno in coro, a quella del leader.
Ecco, io non auspico quel tipo di compattezza, che equivale, molto probabilmente, a carenza di democrazia e dialettica interna.
Ma nemmeno trovo accettabile che, nella propria comunicazione politica, molti leader della sinistra mettano spesso in primo piano non tanto le divergenze, che pure ci sono, con i naturali avversari politici – destre e 5stelle – quanto le ragioni delle loro conflittualità interna.
C’è un termine, nel campo della comunicazione, che descrive bene questo comportamento: demarketing.

Cos’è il demarketing?
È l’insieme delle azioni messe in atto da un’azienda per disincentivare il consumo di un suo prodotto allo scopo di ridurne la domanda per favorire le vendite di un altro suo prodotto più redditizio.
Ecco, a volte, nell’ascoltare alcuni leader della sinistra mi sembra di assistere a qualcosa di simile. Che il messaggio, cioè, sia: restate con noi, ma prendete nota del fatto che Tizio, che pure fa parte del nostro schieramento, non va bene, sono molto meglio di lui Caio e Sempronio!
Peccato che la risposta del “mercato” – leggi: votanti – sia drastica:
“Sapete cosa c’è di nuovo? Già che ci siamo, scegliamo addirittura un’altra azienda e/o un’altra tipologia di prodotti!”

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