Partiti e politici
Pd e 5 stelle non decollano
Le profezie di fine estate paiono venir mantenute: molti commentatori avevano sottolineato che, al di là della paura del Salvini pigliatutto, un accordo Pd-M5s non sarebbe riuscito a dare smalto ai consensi per queste due forze politiche, e che il cammino del nuovo governo avrebbe visto giorni piuttosto difficoltosi. Si è aggiunta poi una difficoltà ulteriore, con il ruolo da battitore libero che si è preso Matteo Renzi con la sua uscita dal suo partito e la nascita di Italia Viva.
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E così è avvenuto. Da un paio di mesi gli orientamenti di voto degli italiani, dopo le discese ardite pentastellate e le risalite leghiste, che avevano movimentato non di poco il quadro elettorale fino alla conferma delle ultime europee, vedono una sostanziale stagnazione. Il Partito Democratico non riesce a scollarsi da un livello di consensi costantemente compreso tra il tonfo del 2018 e la leggera ripresa del 2019: è sempre posizionato tra il 18% e il 22%, non certo aiutato dalla scelta, minoritaria ma significativa, di aderire al partito di Renzi da parte di un po’ dei suoi precedenti elettori.
Il Movimento 5 stelle resta anch’esso fermo al pessimo risultato delle europee di maggio: il buon appeal del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte non è sufficiente a trainarlo fuori dalle secche elettorali entro cui è caduto nell’ultimo anno, e gli orientamenti di voto in suo favore oscillano, in modo simile a quanto accade al Pd, tra il 18% e il 21%. Nemmeno il decennale della sua nascita, salutato con la grande festa napoletana, è riuscito a infondergli nuova linfa vitale, a rivitalizzarne i consensi.
Per le verità, nemmeno le altre forze politiche fanno registrare mutamenti di un certo significato. E noi, abituati alle montagne russe dell’anno precedente, assistiamo al contrario ad un generale appiattimento nel livello di volatilità elettorale. Per tutti i partiti, non si fa altro che confermare sostanzialmente la propria scelta del maggio scorso, con una comune quota di fedeltà vicina all’80%, e senza significativi passaggi di voto tra un partito e l’altro.
L’unica eccezione a questo trend piuttosto piatto è rappresentata da Fratelli d’Italia, la sola forza politica che tende a crescere costantemente nelle periodiche rilevazioni demoscopiche del post-europee. Il partito di Giorgia Meloni è ormai prossimo alla soglia del 10%, cibandosi prevalentemente di ex-elettori di Forza Italia e, in parte, della stessa Lega, un incremento di appeal che l’ha fatto diventare il partner ideale su cui può contare Matteo Salvini, con Berlusconi sempre più in ombra.
Per i due alleati di governo, invece, anche la recente manovra economica, con il suo complicato parto dell’ultima ora, ne ha ulteriormente danneggiato la propria forza elettorale, che rischia di avvicinarsi pericolosamente al livello più basso di quest’ultimo anno. Ciò che manca al Conte-bis, secondo molti italiani, è l’elaborazione e l’esplicitazione di un progetto complessivo che possa condurre il paese in direzione di un avvenire migliore, fuori dalle secche di una stagnazione economica e sociale. E la speranza di un Italia più solida e giusta sarà l’unica ricetta che potrà rialzare il livello dei consensi dei partiti dell’attuale maggioranza.
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Mentre Salvini rimane lì, in attesa di vedere il cadavere del governo nemico scorrere davanti ai suoi occhi, lungo la riva del fiume italico.
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