Partiti e politici
Parità di genere, chi era costei?
Secondo uno studio pubblicato da Save the Children sulle differenze di genere emerge come nel mondo circa 62 milioni di ragazze siano escluse dall’educazione. L’Italia addirittura risulta essere il Paese che stanzia e investe meno risorse per combattere la violenza sulle donne e le disuguaglianze economiche tra uomo e donna. In realtà sarebbero sufficienti maggiori investimenti nel settore della Sanità e dell’Educazione per salvare più di 3 milioni di donne e bambini.
Nel mondo del lavoro questa disuguaglianza risulta ancora più acuita. L’ultimo studio condotto da The Boston Consulting Group e Valore D sulla base di 2.500 interviste raccolte all’interno di aziende di diversi settori (dai consumer goods all energy e industrial goods, dai financial services, al pharma e alle telecomunicazioni) sottolinea infatti come nelle imprese della Penisola, la presenza femminile, dal 38% della forza lavoro totale, è scesa al 27% tra coloro che ricoprono ruoli di vertice.
Questa delicata tematica è stata al centro della Giornata internazionale della donna, UN Women. Secondo quanto è emerso dal meeting, la forza lavoro ad oggi, a livello globale, è rappresentata esclusivamente dal 49,6% delle donne in età lavorativa, contro il 76,1% degli uomini. La maggior parte delle donne (61,5%) è impiegata nel settore dei servizi, il 13,5% nell’industria e il 25% nell’agricoltura. Le cifre scendono drasticamente quando si prendono in considerazione i ruoli di rilievo nella società: il 23% siede in Parlamento mentre solamente il 4% occupa una posizione dirigenziale in azienda. Per ridurre questo gap Un Women ha organizzato una campagna per ottenere la parità di genere entro il 2030.
In questa direzione è andato anche il Women’s Forum on Inequity and sustinable grow, il G7 delle Donne che si è svolto a Roma lo scorso aprile, durante il quale è stato redatto un documento sulla parità di genere come condizione fondamentale per uno sviluppo sostenibile dell’economia mondiale con l’impegno di inserire la tutela delle donne come tematica prioritaria nella discussione dei leader mondiali che a fine maggio si raduneranno a Taormina per il vertice G7.
Come raggiungere questi obiettivi che sembrano così utopistici?
Dovremmo senza dubbio promuovere ed instillare una rivoluzione culturale che consenta la valorizzazione del talento femminile in tutti i campi, anche i più tecnici, riducendo gli ostacoli che impediscono la piena realizzazione della donna in quanto tale.
Dovremmo premere per il maggior riconoscimento delle competenze e delle capacità di cui le donne sono portatrici.
Dovremmo inoltre riformulare le culture aziendali, ripensando ruoli maggiormente adatti alle figure femminili e alla loro formazione e rivedendo i modelli organizzativi, oggi eccessivamente rigidi.
Sara Manfuso, direttrice dell’associazione “I Woman”
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