Partiti e politici
Parentesi graffa: l’inversione di Luigi Di Maio
Qualcuno diceva: “a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre si indovina” (io direi qualche volta).
Lo scorso 28 maggio, il ministro degli esteri Luigi Di Maio, rilasciava un’intervista a “il Foglio” dove esprimeva le proprie scuse all’ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, per averlo spinto cinque anni fa alle dimissioni, organizzando sit-in contro di lui. Com’è noto l’ex Sindaco è stato assolto da pochi giorni e lo stesso Di Maio ha ammesso che le modalità di allora furono grottesche e disdicevoli.
Da quelle scuse di pochi giorni fa si sono sprecati i giudizi più disparati: chi plaude all’iniziativa, chi non è d’accordo, chi pensa siano false, chi sostiene invece che le scuse nascondano una raffinata e sottile strategia, volta a ripulire il Movimento da una coltre di populismo estremo, che ne ha caratterizzato il successo, oggi però non più tale.
Se è vero che esiste una maturazione ideologica che sfocia poi in una maggiore crescita dell’attività politica del soggetto, perché non crederci?
Infatti Di Maio e i suoi uomini che fanno parte del governo, sono fedeli alle iniziative del Premier e si rendono conto dell’incompetenza che li accompagna da anni. Messi a confronto con l’esperienza dei tecnici, un tempo invisi, si rendono conto di aver ancora molto da imparare e forse iniziano un percorso di apprendimento, che altrove non avrebbero trovato, viste le loro origini. Chi si rende conto dei propri errori probabilmente è a metà dell’opera, ora non resta che mettere la pancia a terra e lavorare cercando di scrollarsi velocemente di dosso quel populismo estremo che li ha caratterizzati. Lavorare con i più bravi (lavativi a parte) si impara.
Speriamo accada anche a loro e… a qualcun altro.
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