Partiti e politici

Oroscopo politico 2018: un anno di stallo

2 Gennaio 2018

Fosse passato il referendum costituzionale, con l’allegata legge elettorale dell’Italicum, fortemente voluta da Renzi, quello che ci apprestiamo a vivere sarebbe passato alla storia quasi sicuramente come l’anno del Movimento 5 stelle. Il risultato delle prossime elezioni politiche era facilmente prevedibile: vincitori molto probabili i pentastellati, che al ballottaggio avrebbero battuto il Partito Democratico con un ampio margine, grazie al sostegno al secondo turno di una fetta consistente di elettori di centro-destra. Un po’ ciò che è accaduto a Roma, o a Torino, dove Appendino, pur in netto svantaggio al primo turno, di 10 punti, è diventata sindaco con un margine del 20%.

Ma si sa: ai 5 stelle l’Italicum – il solo sistema elettorale che avrebbe permesso una loro facile vittoria – non piaceva proprio, esattamente come non piaceva l’abolizione del bicameralismo paritario. Salvo poi, oggi, sottolineare come la consueta casta abbia varato una legge elettorale, il nuovo Rosatellum-bis, che di fatto li penalizza, non volendosi alleare con nessuno, almeno per ora, un domani chissà. Misteri insondabili della politica: avessero appoggiato Italicum e riforma costituzionale, il M5s sarebbe stato probabilmente al governo del paese per 5 anni filati, con Di Maio premier e Grillo regista nell’ombra. Occasione mancata, miopia politica o paura di dover governare realmente?

Resta il fatto che, appannatasi –e di molto- l’immagine di Matteo Renzi come protagonista di una nuova fase del mondo politico, sono proprio i pentastellati quelli che, tra le diverse forze politiche, restano il maggior punto di riferimento dell’elettorato italiano. Senza particolari offuscamenti o flessioni, nell’orientamento di voto degli ultimi due anni. Ma non vinceranno le elezioni.

Già, chi vincerà le prossime elezioni del 4 marzo? I risultati elettorali ve li racconterò fra un mesetto, quando si saranno compiutamente definite le diverse alleanze e l’offerta politica conclusiva. Per ora, possiamo sottolineare una cosa sola: non vincerà di fatto nessuno. Sarà un tipico anno di stallo, in attesa di qualcosa che potrà cambiare probabilmente soltanto con una legge elettorale di stampo più maggioritario, forse con un premio di maggioranza o forse con una sorta di secondo turno un po’ più decisivo, per quanto riguarda la governabilità del paese.

Nel frattempo, vivremo nell’incertezza. Secondo il calendario cinese, quello che inizierà a metà febbraio, qualche giorno prima della consultazione elettorale, è l’anno del Cane di terra, le cui caratteristiche dominanti sono: la capacità di comunicare in maniera chiara e pacata, la serietà, il senso di responsabilità nel lavoro. Tutte doti che da tempo non caratterizzano in maniera spinta né le forze politiche nostrane né le loro campagne elettorali. Forse soltanto con Gentiloni ed il suo governo ora in scadenza si è riusciti in parte ad avvicinarsi a queste modalità di fare politica.

Che sia davvero il suo anno, l’anno che verrà? Molti elettori, da molte parti politiche, se lo augurano di cuore. Sperando che nel frattempo i partiti e i movimenti maggiori si prendano una pausa di riflessione, di rifondazione interna, per presentarsi alla successiva tornata elettorale più rilassati, più competenti, più intenzionati a pensare al paese, che ha un gran bisogno di gente capace di governare seriamente, non soltanto con slogan pre-elettorali. Aspettiamo con fiducia.

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