Partiti e politici

Oroscopo politico 2017: l’anno dei 5 stelle?

1 Gennaio 2017

Ci fosse stato l’Italicum ed il monocameralismo, il risultato delle prossime elezioni politiche sarebbe stato facilmente prevedibile: vincitore quasi certo il Movimento 5 stelle, che al ballottaggio avrebbe battuto il Partito Democratico con un ampio margine, grazie al sostegno al secondo turno di una fetta consistente di elettori di centro-destra. Un po’ ciò che è accaduto a Torino, dove Appendino, pur in netto svantaggio al primo turno, di 10 punti, è diventata sindaco con un margine del 20%.

Ma si sa: ai pentastellati l’Italicum – il solo sistema elettorale che avrebbe permesso una loro facile vittoria – non piaceva proprio, esattamente come non piaceva l’abolizione del bicameralismo paritario. Salvo poi, oggi, sottolineare come la consueta casta cercherà di varare una legge elettorale che li penalizzi. Misteri insondabili della politica. Avessero appoggiato Italicum e riforma costituzionale, i 5 stelle sarebbe stati probabilmente al governo del paese per 5 anni filati. Oggi non si sa. Occasione mancata, miopia politica o paura di dover governare realmente?

Resta il fatto che, appannatasi l’immagine di Matteo Renzi come protagonista di una nuova fase del mondo politico, sono proprio i pentastellati quelli che potrebbero in qualche modo risultare il novello ed inedito punto di riferimento dell’elettorato italiano.

Dopo le prove non molto positive della giunta romana, e di altri casi locali, un po’ di fiducia nel movimento fondato da Grillo e Casaleggio si è un po’ persa, è vero. Ma a fronte di un Partito Democratico intriso di malumori e faide interne, e di un centro-destra ancora in cerca di una nuova leadership, solo loro paiono rivestire i panni di portavoce di un diverso modo di fare politica, più legato alle proposte e meno sensibili alle tradizionali forme di gestione del potere.

Non sarà facile, indubbiamente. Prima di tutto a causa del ricordato sistema di voto che, comunque lo si voglia girare, non riuscirà a produrre maggioranze solide e compatte, dovendosi accontentare di partnership provvisorie o di governi “di minoranza”. In secondo luogo, a causa della difficoltà attuale del M5s a trovare personale sufficientemente attrezzato per condurre positivamente azioni di governo. Ma c’è tempo. E’ probabile che al voto non si andrà ancora per molti mesi, e nel frattempo esiste ancora la possibilità di strutturarsi un po’ meglio sia nel territorio sia nei vertici del movimento.

Se vogliono voltare finalmente pagina, difficile che gli italiani si affidino di nuovo a Matteo Renzi, dopo le prove non del tutto lusinghiere di questi ultimi tre anni. Meglio allora tentare con una forza politica del tutto inedita, nella speranza che da loro possa emergere qualcosa di veramente nuovo, sia nei modi di fare politica che nella sostanza delle loro proposte.

Cos’altro potrebbe accadere? E’ probabile che dalle future elezioni, sia con un sistema di tipo proporzionale che con uno di stampo maggioritario di collegio, usciranno 3 blocchi con un livello di consenso ed un numero di seggi abbastanza simile. Le soluzioni potrebbero essere allora soltanto due: un governo Pd-Forza Italia, con una maggioranza molto risicata ed una impronta di governo ancora meno strutturata di quella attuale, oppure un esecutivo “minoritario” dei 5 stelle, se uscirà dalle elezioni come prima forza politica del paese.

Come riuscirà a governare è oggi difficile da prevedere, ma è possibile che riescano ad inventare meccanismi tali per cui si formino maggioranze variabili a seconda delle proposte legislative. Fantapolitica? Forse, ma con qualsiasi legge elettorale, l’Italia rischia altrimenti di intraprendere un iter simile a quello spagnolo, con ripetuti appuntamenti elettorali che forniscono sempre il medesimo risultato: nessuna maggioranza organica possibile.

Perché allora non sperimentare i 5 stelle? Che poi riescano a funzionare o meno non è dato saperlo. Ma che intanto ci provino, potrebbero pensare gli italiani. Vedremo cosa sanno fare realmente.

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