Partiti e politici
Ora Salvini chieda scusa a Ilaria Cucchi
«Fu un’azione combinata. Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro, poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fece perdere l’equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di avere sentito il rumore. Spinsi Di Bernardo, ma D’Alessandro colpì con un calcio in faccia Cucchi mentre questi era sdraiato a terra. Gli dissi: basta, che c… fate, non vi permettete».
La confessione del carabiniere Francesco Tedesco, che ha ammesso il pestaggio di Stefano Cucchi e ha accusato i colleghi Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo, rappresenta una svolta nel processo che deve stabilire le cause della morte del geometra arrestato il 15 ottobre del 2009 e deceduto all’ospedale Pertini una settimana dopo. Dopo anni di omissioni e menzogne di Stato, ciò che era evidente sin dall’inizio della vicenda è stato raccontato con dovizia di particolari: quella notte di nove anni fa Stefano Cucchi subì un violento pestaggio nella caserma dei Carabinieri “Appio-Claudio” di Roma.
Ilaria Cucchi, sorella di Stefano sin da subito in prima linea per ottenere giustizia e verità, ha così commentato la notizia: «Il muro è stato abbattuto. Ora sappiamo e saranno in tanti a dover chiedere scusa a Stefano e alla famiglia Cucchi». E il primo a dover chiedere scusa dovrebbe essere l’attuale Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che nel 2016 riferendosi a un post su Facebook dove la sorella del ragazzo ucciso mostrava uno degli imputati sereno e in costume da bagno aveva detto: «Ilaria Cucchi? Capisco il dolore di una sorella che ha perso il fratello, ma mi fa schifo. È un post che mi fa schifo. Mi ricorda tanto il documento contro il commissario Calabresi».
La posizione del”Ministro dei Tweet” è ora assai imbarazzante: il suo costoso staff e l’algoritmo denominato “la Bestia” non sono programmati per delle scuse, tanto meno per trattare degli uomini in divisa come dei migranti qualsiasi. Lo dimostra il freddo tweet con cui – sollecitato dalla stessa Ilaria Cucchi e da mezza Italia – ha invitato la famiglia al Viminale: «Sorella e parenti sono i benvenuti al Viminale – ha cinguettato il ministro – aggiungendo: eventuali reati o errori di pochissimi uomini in divisa devono essere puniti con la massima severità, ma questo non può mettere in discussione la professionalità e l’eroismo quotidiano di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi delle forze dell’ordine». Niente scuse dunque, ma un invito istituzionale richiesto a furor di popolo e una difesa delle forze dell’ordine, che non possono essere messe in discussione per gli “errori” (sarebbe meglio chiamarli “crimini”) di pochissimi. E ci mancherebbe.
Davvero poco, troppo poco. Matteo Salvini dovrebbe chiedere scusa a Ilaria Cucchi e dovrebbe farlo pubblicamente, su quegli stessi social dove ogni giorno riporta da anni piccoli e grandi fatti di cronaca che coinvolgono stranieri. Su quegli stessi social dove non ha mai riportato piccoli e grandi fatti di cronaca che coinvolgono italiani. Su quegli stessi social dove da anni fomenta rabbia e odio. Per una volta, Salvini onori il ruolo istituzionale che ricopre offrendo parole di pentimento a una famiglia che aspetta da anni le scuse di quello Stato che oggi da vicepremier e ministro dell’Interno rappresenta in modo assai discutibile.
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