Partiti e politici
Opzione Kurz. Resa dei conti a Vienna
Dopo il sospiro di sollievo seguito alla mancata conquista della Presidenza della Repubblica da parte del rappresentante dell’estrema destra, Norbert Hofer, ci siamo progressivamente scordati dell’Austria. Peccato che a Vienna dopo l’insediamento del Verde Alexander Van der Bellen (che, non dimentichiamolo, ha vinto da outsider umiliando i due candidati alla Presidenza dei partiti di governo), il cielo non si è certo rasserenato. Le tensioni interne alla Grande Coalizione tra socialdemocratici e popolari, guidata dall’ex manager di Stato Christian Kern, sono diventate negli ultimi mesi sempre più ingestibili, spingendo molti osservatori a sospettare che un ricorso anticipato alle urne fosse più che probabile. Dopo le dichiarazioni di stamattina del Ministro degli Esteri in carica, il cristiano-democratico Sebastian Kurz, non ci sono più dubbi: il Governo Kern potrebbe già essere al capolinea. “La strada giusta sono le elezioni anticipate”, questa l’affermazione con cui Kurz ha deciso di giocare la partita della vita: quella per la leadership del suo partito e dell’Austria.
Non è un caso che a dare fuoco alle polveri sia il giovanissimo Ministro, da anni considerato uno dei politici più popolari del Paese. L’eccezionalità di Kurz risiede innanzitutto nella sua biografia: viennese del sobborgo di Meidling, ha aderito da adolescente al Partito Popolare (ÖVP) per poi farsi notare in un contesto tradizionalmente ostile per il centrodestra grazie al suo stile volutamente provocatorio e sopra le righe. “Il nero è cool”, gridava il ventiquattrenne Kurz a bordo di una Hammer nera cercando di convincere i coetanei della Capitale “rossa” e cosmopolita a votare un partito storicamente forte nelle aree rurali e nei Länder più conservatori. In pochi avrebbero immaginato di vederlo un anno dopo entrare al Governo come Sottosegretario all’Integrazione. Una delega “incandescente” per qualunque politico navigato e per un partito che sconta l’aggressiva concorrenza a destra del Partito della Libertà, la FPÖ di Heinz-Christian Strache. La gestione accorta di Kurz, che ha assunto immediatamente un profilo molto più istituzionale rispetto alle origini, gli è valsa il plauso di tutte le forze politiche e un salto di carriera ancora più inaspettato: il dicastero degli Esteri. Diventato a 27 anni Ministro del governo guidato dal socialdemocratico Werner Faymann dopo essere stato il vero protagonista della campagna elettorale del Partito Popolare, Kurz si è giocato con saggezza le sue carte. Come dimostra l’intervento di oggi, che ha l’intento, più che evidente, di dare la spallata definitiva alla litigiosa Grosse Koalition a trazione socialdemocratica proponendosi al Paese come unico vero leader. In poche parole, il Macron delle Alpi.
Kurz non è cambiato in questi anni: i capelli brillantinati sempre tirati all’indietro, gli occhi mansueti, la camicia bianca. A fare la differenza, stavolta, sono il contesto e gli equilibri politici. Il suo vecchio mentore, l’ex Vice Cancelliere Spindelegger, è fuori dai giochi da molto tempo, il precedente Cancelliere Faymann ha dovuto dimettersi per lasciare il posto a Kern senza passare per le elezioni, l’attuale Vice Cancelliere Mitterlehner ha gettato la spugna mercoledì. I governatori popolari dei Länder, alleati fondamentali di chiunque ambisca a guidare la ÖVP, sembrano avere già le idee molto chiare: “un sollievo” ha commentato a caldo Wilfried Haslauer del Land di Salisburgo. Ancora più lapidario il collega del Tirolo Günther Platter: “Viviamo in un’epoca in cui è necessario assumere decisioni chiare”. Quattro settimane di campagna elettorale, ha chiosato Platter, possono bastare. Comprensibile, dall’altra parte, la reazione stizzita dei colleghi di governo socialdemocratici: secondo il Ministro delle Infrastrutture Leichtfried la presa di posizione di Kurz è un’evidente dimostrazione di egocentrismo e un inutile tentativo di giocare col fuoco per motivi puramente personali.
Le forze di opposizione sembrano già pronte a scaldare i motori in vista della resa dei conti: la leader dei Verdi, Eva Glawischnig, si è augurata che non si tenti di raggiungere la fine naturale della legislatura (autunno 2018) mettendo in piedi un governo di minoranza, mentre l’alfiere dell’estrema destra Strache ha definito il ritorno alle urne “una soluzione pulita”.
Nei prossimi giorni Kurz ha di fronte la possibilità di ottenere, con un’unica mossa, la leadership del Partito Popolare e la candidatura a Cancelliere. Come insegna il caso Macron, le occasioni, soprattutto quelle politiche, vanno colte senza esitazioni e con la giusta dose di audacia. Qualità che non sembra mancare al più giovane Ministro degli Esteri d’Europa.
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