Partiti e politici
Onore a un caduto: il ballottaggio
Si affollano un po’ dappertutto i commenti sulle primarie del Pd. Il fatto che si siano recate ai gazebo un milione e ottocentomila persone per alcuni è una specie di miracolo, per altri l’ennesima sconfitta del Pd e del segretario uscente/rientrante.
Numerose anche le riflessioni sulla identità del “popolo Pd” che ha scelto di partecipare all’evento.
Truppe cammellate, secondo alcuni. Cinesi, scherzano altri. Moderati e conservatori, incalzano con sicurezza molti.
Frequenti anche le riflessioni pensose e sarcastiche sul rito delle primarie : a cosa servono? Perché si fanno? ha senso contrapporre tra di loro un candidato così forte e due candidati così deboli?
Tutte riflessioni che arrivano sempre da chi le primarie preferisce non farle, oppure realizzarle attraverso piattaforme informatiche cui hanno accesso pochi intimi, oppure da chi le fa raccogliendo poco più di 10.000 voti (10221, per l’esattezza: numero dei votanti alle primarie della Lega del 2013).
Ma soprattutto infuriano i commenti sulle possibili nefaste alleanze che potrebbero essere attivate, dopo le prossime elezioni politiche, dal Pd uscito da queste primarie. In genere arrivano da coloro che hanno votato no al referendum e hanno fatto il tifo per la cancellazione del ballottaggio. Ballottaggio che era la chiave di volta del cambiamento.
L’affondamento di questo istituto renderà praticamente ineludibile l’alternativa delle coalizioni, cioè delle convivenze forzate tra forze politiche portatrici di valori e di interessi non solo diversi, ma addirittura contrapposti. Il che vuol dire un governo – qualunque ne sia la composizione – destinato a procedere tra strappi, incertezze e incidenti di percorso: proprio quello che ci serve per guadagnare senza sforzo i posti di coda in tutte le graduatorie di merito del pianeta. Peccato che, caduto sotto i colpi di mannaia della Corte Costituzionale, il ballottaggio non sia più previsto. Onore ad un caduto.
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