Partiti e politici
Nuove elezioni, soliti risultati: la destra si conferma (quasi) invincibile
Competizioni di ogni genere, nell’ultimo weekend: politiche, regionali e comunali. Con risultati che confermano quasi del tutto il trend con cui siamo abituati a confrontarci da un anno a questa parte. Il centro-destra vittorioso, le opposizioni sia divise che unite costantemente in difficoltà nei consensi, il tasso di astensionismo in continuo incremento, fino a superare addirittura l’80% nel collegio monzese. Se non mi sbaglio, è un record assoluto in consultazioni elettorali di qualsiasi tipo, battendo perfino il referendum dello scorso anno che ebbe un’affluenza di qualche decimale superiore al 20%
Risultati, dicevo, che confermano quasi del tutto il trend dell’ultimo anno. E quel “quasi” si coniuga con la città di Foggia, dove al contrario che altrove è stata la coalizione progressista, con Pd, 5 stelle e tutti gli altri gruppi del Campo Largo del centro-sinistra che hanno avuto nettamente la meglio sulle forze del governo centrale, dopo che il comune era stato commissariato per qualche anno a causa di infiltrazioni mafiose legate all’amministrazione uscente leghista.
Un caso piuttosto particolare, dunque, non certo una tendenza nazionale, ma che ci permette di intravvedere una logica di fondo, per certi versi simile a quanto era già accaduto in altre realtà cittadine, come Vicenza e Verona. Le forze progressiste, chiamiamole così, riescono a vincere quanto più si allontanano da esponenti dei partiti tradizionali, e tengono il più lontano possibile quei partiti, cercando nella società civile candidati che vengano reputati capaci dalla maggioranza della popolazione elettorale.
Fatta questa particolare eccezione, che comunque dà molto da pensare alle attuali forze di opposizione, il resto dei risultati non ha fatto che confermare una serie di elementi presenti in maniera evidente nell’attuale agone politico.
Prima di tutto, si conferma il costante incremento di appeal del partito della maggior forza di governo: Fratelli d’Italia tende a superare la Lega, o almeno a raggiungerla laddove partiva da molto distante; in Trentino il partito di Salvini perde circa la metà dei suoi consensi, pur avendo il candidato vincente, mentre in Sudtirolo è il partito di Giorgia Meloni a diventare la prima forza politica di lingua italiana. A Foggia è sempre FdI il primo partito, dopo la debacle leghista dell’ultimo sindaco.
Il secondo elemento, come si accennava, è il costante incremento della disaffezione elettorale, che continua a dominare lo scenario politico. Ci sono tutte le premesse perché anche il prossimo anno la situazione non cambi in maniera significativa e, in occasione delle Europee, si arrivi al minimo storico con oltre la metà degli elettori che non si recano alle urne.
Il terzo elemento, molto evidente soprattutto nel caso monzese, è la inedita – da qualche anno – correlazione tra tasso di astensionismo e vittorie delle destre. Meno gente va a votare, più la destra sembra poterla fare da padrona nei risultati elettorali. Una situazione che sembra radicalizzarsi sempre di più, grazie in particolare al deciso distacco dal voto e allontanamento dalla partecipazione da parte di una quota significativa del popolo della sinistra, sempre più disilluso dai programmi e dai progetti delle forze politiche in cui si dovrebbero riconoscere. In attesa del (consueto) Godot.
Università degli Studi di Milano
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