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Non sentiremo la mancanza di questa sfida televisiva
Il bluff democratico del Movimento 5 Stelle nasce da un’idea fallace e di conseguenza irrealizzabile, che prevede l’esercizio della democrazia diretta per il tramite delle tecnologie digitali. La truffa del blog di Grillo, l’irrealistica partecipazione personale e paritaria alle scelte politiche, la mendace diffusione di un potere individuale diretto che abbatte ogni forma di intermediazione sociale, politica ed economica, rappresentano le fondamenta di un partito che ha saputo esprimere in modo eccellente la rabbia e in modo disastroso l’amministrazione concreta della cosa pubblica.
Luigi Di Maio, uomo di punta del Movimento, è il frutto di un terribile equivoco: esiste una fonte di legittimazione politica diversa da quella data dai voti ottenuti alle elezioni politiche. Quindi anche Luigi Di Maio è un bluff. Lo è come leader politico, come uomo delle istituzioni, come candidato alla Presidenza del consiglio, come risultato di un procedimento di selezione democratico basato sul merito. Ed è un bluff anche come avversario politico, molto più simile a quei leoni da tastiera che hanno l’insulto facile quando sono davanti ad un computer, ma che si guardano bene dall’intraprendere un vero confronto su temi e questioni concrete.
Non credo che gli elettori italiani provassero un sentito bisogno per un duello televisivo che avrebbe proposto più slogan che questioni concrete, più insulti reciproci che dialogo e confronto, ma che certamente avrebbe soddisfatto il pubblico televisivo che consuma talk-show politici con la stessa ingordigia bulimica degli amanti del gossip e dei reality. Una sfida all’o.k. corral, inutile dal punto di vista politico, succulenta dal punto di vista dello spettacolo, avrebbe certamente giovato agli indici d’ascolto di Floris, ma avrebbe inferto l’ennesimo colpo alla ratio del dibattito politico, alla serietà e alla gravità delle condizioni in cui versa l’Italia.
Con il Movimento 5 Stelle siamo andati oltre l’esaltazione dell’improvvisazione politica, ovunque abbiano avuto la possibilità di confrontarsi con il governo della cosa pubblica hanno dimostrato in modo inequivocabile il fallimento del loro progetto. Un progetto che ha come dogma fare di chi è più estraneo alla politica un politico; di chi non ha alcuna esperienza di amministrazione, un amministratore; di chi non ha competenze istituzionali un rappresentante delle istituzioni.
Non sentiremo la mancanza di questa sfida lanciata con simulato piglio autoritario da un uomo che per un puro caso del distino si trova a ricoprire un ruolo che non è in grado di sostenere, seppur si tratta solo del ruolo di candidato. Una sfida raccolta da un altro uomo, forse neanche più candidato, che vanta la parabola politica più fulminea e inconsistente della storia democratica. Abbiamo insomma perso l’occasione di assistere ad uno scontro tra titani, ma credo gli elettori se ne faranno una ragione.
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