Partiti e politici

Per il Pd votare un governo Conte sarà difficile, evitarlo però sarà complicato

20 Agosto 2019

Il dibattito l’abbiamo sentito. Si sintetizza facilmente così. Conte ha dedicato l’intero suo discorso a Salvini. Un attacco frontale, al limite della brutalità. Corretto istituzionalmente, ma politicamente al limite del difendibile, tanto da suscitare l’ovvia reazione sia dentro che fuori dal parlamento: “Ma Conte dov’era, fino a ieri?”. Già, dov’era mentre lui stesso firmava il decreto Sicurezza, mentre Salvini lasciava migranti esausti in mezzo al mare, invitava direttamente le parti sociali scavalcando tutti, e per primo lui stesso?

Tutte domande legittime, anche doverose, eppure che potrebbero essere già riassorbite presto. A dimissioni avvenute, tutto si stingerà e si potrà riparlare a mente lucida di tutto. La parte importante della storia, di qui in poi, è quella che avevamo già evidenziato subito dopo il voto sul calendario, è confermato oggi: una nuova maggioranza c’è, o almeno può esserci. Sono i 5 Stelle, il Pd, Leu, e pezzi importanti di gruppo misto. Senza escludere che anche in Forza Italia qualcuno possa trovare ragione per una scelta di “responsabilità”. Tutti hanno un problema serio coi loro elettorato di riferimento: ma, siamo pronti a scommetterci, troveranno il modo affrontarlo, con Rousseau o con qualcun altro.

E il ruolo che in questo prossimo futuro giocherà Giuseppe Conte è più centrale di quello che vorrebbe chi – comprensibilmente – gli ricorda le omissioni dei mesi scorsi. Perché è amato dagli italiani, lo dicono tutte le rilevazioni statistiche. Perché ha stabilito un rapporto di fiducia con Sergio Mattarella. Perché, ormai, all’interno del Movimento 5 Stelle, che conserva ampiamente il primo gruppo parlamentare, ha acquisito un ruolo di forza che probabilmente insidia concretamente la leadership di Luigi Di Maio.

Non è una questione di poco conto, e dal suo scioglimento dipende molto del futuro della legislatura. Il resto lo vedremo, a cominciare dalla necessità di capire in che mondo questa maggioranza improvvisa(ta) sarà in grado di rispondere alla campagna elettorale permanente di un Matteo Salvini spedito all’opposizione, e forte di un consenso solido nel paese, molto di più quel che si vede guardando oggi l’Italia dall’aula del Senato.

Insomma, il nodo Conte è il primo che va sciolto, per capire se (e quale) futuro ha questa legislatura.

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