Costume

Nomi fatali

7 Giugno 2019

Nomen omen. Il nome è un augurio dicevano gli antichi, e anche un destino. Portare il destino nel nome può essere assai impegnativo a volte. Pensiamo a chi si chiama Emanuele, per esempio. Proviene dall’ebraico antico e significa “Yahweh è con noi”. Caspita, una presenza ingombrante, non ti salvi, sei sempre in compagnia di Yahweh, che tu lo voglia o no, pure nel cesso o in più intimi momenti dove magari preferiresti essere da solo con te stesso. Come se ti apparisse la madonna in un’orgia e ti dicesse “Paolo che stai facendo?”, ossia la Passione secondo Brosio, come di recente si è appreso a causa dell’incontinenza verbale del suddetto. Yahweh può essere sempre in agguato per gli Emanuele…

Oppure pensiamo a chi si chiama Sinforosa, anche lei destinata a non star mai da sola perché il nome significa “che attira tutti intorno a sé”. Va bene la socialità ma ci sono anche dei momenti in cui la solitudine è assolutamente vitale.

Anch’io, sembra, porto il mio destino nel nome. Al di là di cose positive e grandiose che mi caratterizzano, ça va sans dire, c’è anche un aspetto meno gradevole che riguarda il peso. E a volte cotanto destino risulta impegnativo.

I nomi, spesso accompagnati dai cognomi, possono anche celare dei destini occulti e indicare così un’interpretazione a chi non si spiega strani comportamenti da parte dei proprietari di quei nomi. Magari non una giustificazione ma almeno una comprensione sì.

Ci sono varie maniere di esprimere queste fortune o auguri nascosti nel nome e una di queste è l’anagramma. Conserva ancora oggi un aspetto magico, com’era alle origini, millenni fa, dove addirittura era collegato a pratiche esoteriche.

Ora, l’anagramma, nelle sue molte varianti, può portare a un aptagramma dove gli elementi stessi del gioco di parole conservano un significato affine a quello dell’elemento anagrammato, o a un antigramma, dove avviene esattamente il contrario. Ed è proprio ciò che andremo ad osservare qui di seguito dove vedremo cosa ci riservano i nomi di alcuni personaggi di spicco che si intrecciano quotidianamente nelle nostre vite anche se si vorrebbe magari il contrario, proprio perché non sempre ne sopportiamo la presenza diretta o indiretta.

I personaggi sono, naturalmente, i politici, i più invadenti personaggi pubblici perché ci vengono imposti, volenti o nolenti, anche se non hai la tv, anche se non leggi i giornali, anche se proprio non ne vuoi sapere. Basta incrociare un’edicola sul proprio cammino e si vedono i nomi, le facce, le gesta dei politici sulle locandine che pubblicizzano il quotidiano, oppure i manifesti elettorali sulle facciate delle case, passando in auto, in bus, in bicicletta, col rischio di fare un incidente volgendo altrove lo sguardo per sfuggire alla visione inopportuna e molesta. Ma quelle presenze sono subdole perché basta un fulmineo sguardo al faccione unito al nome che poi nella notte, il dominio dell’inconscio, la mente elabora ciò che ha visto durante il giorno, con risultati non sempre simpatici.

Il destino nel nome. E già. Perché, mi chiederete, un intervento su delle cose così particolari come l’enigmistica? Bene, mi sono giunti dei messaggi in seguito alla mia ultima azione satirica a proposito del ministro Salviettini, dove avevo trovato oltre centotrenta anagrammi del suo nome e che, a quanto pare, ha portato l’ilarità un po’ ovunque sia stato letto. Orbene, per la felicità dei miei ventiquattro lettori mi sono sbizzarrito a trovare vari destini negli anagrammi dei nomi di alcuni tra i nostri politici, più o meno in auge poco importa, e devo dire che in alcuni casi il fato che si profilerebbe per coloro assume tinte inquietanti. In maggioranza forse è più esatto dire grottesche, ma il grottesco fa parte della politica d’oggidì e quindi si addice allo zoo parlamentare ed extra che ci circonda.

Iniziamo da un personaggio che ha segnato gli ultimi trent’anni della politica italiana e che ultimamente si è un po’ appannato, oltre che ridimensionato notevolmente, ma è l’inevitabile destino di tutti noi, miseri mortali, prima o poi tocca a tutti. Ei fu. Siccome immobile… eccetera. I molti auspici nascosti nel suo nome forniscono spunti di riflessione perché vanno a toccare degli status symbol, dei piccoli pianeti rotanti intorno all’astro principale del sistema solare B. Eccone solo alcuni qui di seguito.

Il principale, quello che vince su tutti per le manifestazioni continue che hanno costellato la vita pubblica e privata del supermancavalierissimo è L’unico boss virile. Soprattutto dopo che si espresse in una boutade assai infelice ma secondo lui pregna di una virilità che potesse e dovesse servire da esempio universale: “Meglio essere appassionato di belle ragazze che gay“. Ipse dixit.

Or B. vuol seni lisci una delle ossessioni del cavalierone.

L’è un biril viscoso e viscoso è dir poco, pare ci sia anche stato un meccanismo idraulico, di certo anche la lubrificazione avrà avuto un certo ruolo.

Un B. liscio risolve in ogni cena elegante che si rispetti, un cocktail B. liscio è ciò che non può mai mancare, come il Ferrero Rocher alle cene dell’ambasciatore: una creazione dell’Italia che piace.

Risvolse un libico e lo risvolse per bene, ripetutamente, il colonnello Gheddafi… sappiamo tutti come finì.

Scivoloni su Breil i Breil sono talmente tanti che ci si scivola sopra.

Esso burlò il vicin B. burlò diverse volte i nostri vicini, specialmente la signora teutonica, una “vecchia culona inchiavabile”.

Nobil culo si versi che il culo fosse un’altra parte anatomica di grande interesse e nobiltà per il cavaliere non era un mistero: nelle trasmissioni televisive delle sue reti i culi abbondavano (e tuttora).

Uscivo borsellini e anche borselloni, con quello che gli sono costate le olgettine e non solo.

Vi si burli l’osceno l’osceno messo in burla era un ingrediente di successo nelle cene eleganti.

Ne lo lubrico vissi potrebbe essere il titolo di una sua autobiografia in terza rima? Ma forse si sente ancora troppo giovane per affrontarne una.

Rubi lo svilisce, no? Eccome!

Sorvoli el bisciun il biscione sorvola sempre tutto e tutti, un simbolo della Milano ormai bevuta, un’età aurea che difficilmente tornerà. In memoria aeterna.

 

Il Pinocchio di Rignano contiene altri destini nel suo nome. Di certo alcuni sono proprio legati a una propensione alla menzogna come:

Mentì a terzo e anche a quarto, a quinto e a sesto, forse a milioni di elettori.

Temo renzati i renzati sono coloro contagiati dalla renzite: T’amo renzite, e che vanno temuti per evitare rottamazioni ulteriori di cose che magari funzionavano ancora per tramutarle in cose che non funzionano più.

Non ci sono altri misteriosi destini in questo fugace e scialbo personaggio passeggero, se ne trovate qualcuno segnalatecelo.

 

Va molto meglio alla supergiorgia nazionale che tra un photoshop e l’altro, dove sembra sempre un’altra diversa, mostra avere vari fati attraverso il rimescolamento delle lettere del suo nome:

Mi girano i lego, una frase che potrebbe dire spesso, utilizzando un eufemismo per dire che le girano spesso altre cose, visto che non è mai contenta di nulla, e si lascia andare in incursioni botanico marinare con zucchine pescate dai nostri pescatori… oscuri sintagmi dei suoi discorsi.

Oggi mirano lei e già, al centro dell’attenzione oggi molti la mirano come una rarità capace di dire una banalità dopo l’altra, ma la mirano anche come oggetto di parodie esilaranti come quelle di Fabio Celenza, che riesce a dare anche un senso musicale alle enormità che dalla bocca di colei provengono.

Gigi! L’onore mai! Ebbè, l’onore è una parola assai grossa, insieme a Dio, patria e famiglia, e la paladina non è disposta a rinunciarvi così facilmente, potrebbe anche urlarlo sotto il balcone di uno dei vicepresidenti del consiglio.

Moglie in orgia e In orgia meglio… una riflessione sulla posizione della donna dopo i famosi insulti di Oliviero Toscani, celata nel suo nome ma mai focalizzata. Però, chissà, inconsciamente…

Mirna e i gigolò. Ecco. Questo potrebbe essere un reale destino per una che ha fatto tante cose nella vita dalla baby sitter al leader politico. Mirna e i gigolò potrebbe essere un gruppo di liscio dove la supergiorgia, ormai colla strada spianata da Celenza, si esibisce cantando, mentre i gigolò battono il ritmo di mazurche e paso doble.

Al posto suo ci farei un pensierino, a un certo punto la politica può stufare. Vedi Cincinnato.

 

Arriva ora l’eroe dei due mondi, che sarebbe divenuto forse anche dei tre mondi ma lo hanno fermato prima che partisse per l’India in bicicletta, richiamato alle sue responsabilità a causa della liquefazione, dopo le elezioni europee, di un movimento assai liquido per vedere di solidificarlo un pochino.

Il suo grido di battaglia sta già nel suo nome, un vero destino, nel suo caso:

Bastardi! Alt disonestà! Accidenti! E chi può vantare una simile pertinenza, almeno nelle intenzioni iniziali?

Però, in agguato ci sono ben altre sorti che si nascondono nei tanti caratteri che compongono il suo nome:

I saldi sbatton a destra e I soldi, strada bastante… eh! La paura degli elettori di continuare a perdere soldi per una fallimentare politica pluristellare spinge a considerare ormai i saldi per quella formazione politica e di andare a ingrossare le fila di una destra, pur squinternata, ma sempre destra.

Un Basso atlante di strida è la caciara di bassa lega che giungeva perfino da paesi latinoamericani visitati con la sacra famiglia, mancava solo l’asinello della fuga in Egitto.

Moltissimi altri anagrammi si formerebbero colle molte lettere ma non così augurali e fatali.

 

Al leader di Pomigliano l’anagramma porta un destino segnato proprio dal compagno di viaggi in Francia per inseguire i gilet ingialliti: Il mio Giuda. Profetico.

 

A un giornalista ex-leghista che insidia l’empireo delle stelle, sempre pronto a metter bocca su tutto, il destino non sembra riservare un gran futuro.

All’inizio forse, qualche buona e augurale segnalazione: Gigi, parla un genio, per cui viene fatto notare in direzione che potrebbe apportare qualcosa di positivo a un movimento un po’ sguarnito di vere genialità. Ma dopo le ultime intenzioni, più che chiare, di una sorta di boicottaggio dell’élite, la medesima potrebbe rifletterci un po’ e proclamare: Genio? Un gigapirla!, seppellendo con tre parole le velleità direttive del soggetto. E ci fermiamo qui per non infierire…

 

Un tecnocrate poco amato, in un giorno fatto senatore a vita e il giorno dopo presidente del consiglio da un ex-presidente della Repubblica in vena di nomine, quasi stesse al Grande Fratello, reca nel nome un pericoloso segnale bombarolo: Roma ti mino. È durato poco ma ne ha fatte di indelebili. Poi, ormai espletato il suo compito di guastatore, si è mostrato indeciso sulle preferenze per la meritata villeggiatura, da noi pagata: Mari o monti.

 

Una delle ministre di quest’ultimo presidente del consiglio, prof come lui, dimostrò ben presto una fatale propensione ben espressa nelle lettere del suo nome: Ferrea nol so. Infatti, pur ferreamente convinta, non mostrava sapere il disastro che avrebbe causato col fenomeno degli esodati. In questo senso Ornò le farse (con profluvio di lacrime) di un governo breve e forse uno dei peggiori della storia repubblicana. Gravi destini nel suo nome.

 

L’imperatore di tutti resta comunque il signor S. E la sua istintiva inclinazione a cambiare di continuo direzione, a seguire gli umori degli elettori, coccolandoseli, mettendoli uno contro l’altro per godersi lo spettacolo dal balcone, non facendo nient’altro che questo, senza mai lavorare seriamente, si manifesta polimorfa nella sfilza senza fine dei suoi anagrammi, rendendolo il vincitore assoluto, perfino disarcionando il cavalierissimo che, in un momento di distrazione, gli ha pure concesso l’investitura a leader.

Ho elencato questi vari destini del signor S. in un pezzo precedente, che consiglio vivamente di andare a rileggere: C’era due volte il ministro Salviettini. Scoprire tanti reconditi e pertinenti significati nel suo nome, seppure per celia, ha rafforzato in me l’intuizione di quanto questa persona sia sfuggente e al tempo istesso trasformista. Ma per un popolo di egocentrici, opportunisti, disinformati e intolleranti quest’uomo rappresenta l’espressione di un efficace esercizio del potere senza che quest’ultimo in realtà produca alcun progresso, semmai il contrario, avviluppato nei misteri del rosario. Meglio che si fermi tutto nella mediocrità. Un destino esemplare, tra i tanti, nel suo nome: Asini e molta tv.

 

© Massimo Crispi 2019

 

 

 

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