Partiti e politici

Nelle grandi città si vota ormai di tutto

23 Giugno 2016

Dopo i casi di Milano e Torino, che erano di fatto le situazioni più in bilico dopo il primo turno elettorale, diamo uno sguardo più generale al risultato complessivo dei 25 comuni capoluogo di provincia. Un grafico realmente impressionante campeggiava in bella evidenza su numerosi quotidiani il giorno dopo i ballottaggi, un grafico che parlava da solo e raffigurava i vincitori di questo turno amministrativo nei 25 comuni, confrontando la situazione attuale con la precedente, del 2011.

Cinque anni fa il centro-sinistra aveva eletto il proprio sindaco in 21 città, mentre le altre quattro erano andate al centro-destra. Oggi pare di guardare dentro ad un paese acefalo: il centro-sinistra ne mantiene solamente 8, il centro-destra arriva a 7, tre vanno ai 5 stelle e alla destra, 2 a liste civiche e, per finire, una città va al centro e una alla “sinistra” (se così si può definire De Magistris, visto che aveva l’appoggio di Sel).

Se non è questa la prova più evidente dello sfaldamento delle sicurezze antiche del sistema politico italiano, e della parallela risposta “sregolata” degli elettori, poco ci manca. Perché poi, oltretutto, le formule politiche che vengono messe in campo, in termini di alleanze di coalizione, danno risultati a volte molto contraddittori. Per parlare della sinistra, ad esempio, non è detto che il modo più semplice per vincere sia quello dell’unità di tutte le forze politiche di quell’area.

Limitiamoci ai casi più rilevanti, Trieste e Cagliari, dove entrambi i sindaci uscenti si presentavano “unitari”, come cinque anni prima, contro il centro-destra. A Trieste Cosolini ha perso nettamente sia al primo turno che al ballottaggio (con 5 punti di distacco), mentre nel 2011 aveva al contrario stravinto sia al primo che al secondo turno (con 15 punti di distacco). A Cagliari, viceversa, Zedda ha vinto al primo turno, laddove nell’occasione precedente aveva faticato molto al primo turno (con un pareggio) per poi dominare il ballottaggio, vinto di quasi 20 punti.

A Carbonia, città storicamente di sinistra, a pochi kilometri da Cagliari, l’esito è stato uno vero shock: stesso schema unitario di Cagliari, con il sindaco uscente Casti che era stato eletto nel 2011 addirittura al primo turno, come già il suo predecessore, con il 63% dei voti. Oggi perde al ballottaggio, contro il M5s, di quasi 25 punti percentuali. Come a Torino, ma con la particolarità che Casti è relativamente giovane, la giunta di sinistra ha ben governato e si è presentata unita alle elezioni odierne. Nessuna certezza, dunque, nessuno schema vincente.

Le medesime cose accadono per il centro-destra, ovviamente. A Novara si è presentato disunito (con la Lega solitaria) è ha vinto; a Trieste, unito, ha sconfitto come detto il sindaco della sinistra al gran completo; a Milano, unito, ha perso sostanzialmente contro il solo Pd; lo stesso a Varese dove, tutti insieme per sostenere il sindaco uscente, ha perso contro il candidato del Pd privo dell’appoggio della sinistra.

Insomma, pare che i cittadini si comportino in maniera del tutto specifica, se non a volte casuale, sulla base dei richiami e dei pensieri locali, senza forse preoccuparsi troppo dei vari Partiti della Nazione e dell’unitarietà della proposta politica. Fa forse eccezione il costante incremento dei consensi in favore dei 5 stelle che, però, tranne a Roma vincono di fatto contro il centro-sinistra grazie all’aiuto essenziale dell’elettorato di centro-destra escluso dal ballottaggio. Vittorie in qualche modo “spurie”, che non dimostrano necessariamente la loro autonoma capacità di primeggiare nei (pochi) comuni dove si sono presentati.

Domani, nell’ultima puntata di questa rassegna, prenderò in considerazione tutti i comuni cosiddetti “superiori” (oltre i 15mila abitanti), quelli cioè dove gli schemi politici di riferimento possono essere ancora valutati in maniera non impropria, come accade viceversa nei comuni più piccoli, che sottostanno a logiche di riferimento molto locali. Da questi comuni superiori, si può già anticipare, emerge come il vero sconfitto di questa tornata elettorale sia stato il Partito Democratico o, se volete, il centro-sinistra.

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