Partiti e politici
Napolitano-bis ha unito il paese, il Mattarella-bis molto meno
Pare dunque acquisito il fatto che, per i parlamentari italiani, le difficoltà di trovare un nome nuovo e condiviso per il Colle abbiano quale conseguenza diretta la scelta di qualcuno che si avvicina ad una sorta di “usato sicuro”, soprattutto quando non esistono maggioranze chiare e definite all’interno del Parlamento. Mentre in tutte le precedenti nomine, sia nella Prima come nella Seconda Repubblica, esistevano infatti governi con consensi sufficientemente ampi, in grado quindi di eleggere il “proprio”candidato, in entrambe le situazioni più recenti, come noto, le maggioranze erano piuttosto instabili.
Se dunque le forze politiche hanno trovato un accordo di questo tipo, con un esponente super-partes, è interessante chiedersi quale sia stata la reazione dell’elettorato, se cioè anche l’opinione pubblica si sia trovata – come i partiti – unita nella condivisione di quella scelta.
La domanda che ci poniamo è dunque la seguente: può mutare il livello di fiducia in Presidenti ri-eletti da un accordo proveniente da tutte le formazioni politiche, anche se quello stesso Presidente, nel corso del primo mandato, veniva percepito come “avversario”? Oppure permane una significativa correlazione tra area politica di appartenenza e gradimento per Capi dello Stato provenienti dalla medesima area politica? In altre parole, un Presidente ri-eletto “super-partes” riesce a diventare “super-partes” anche nella grande maggioranza degli elettori, o rimane invece sedimentata quell’alterità nei suoi confronti che aveva caratterizzato il suo primo mandato?
Vediamo innanzitutto il caso di Napolitano. Nel 2006 egli venne votato dal 54% circa dei grandi elettori, tutti appartenenti al centro-sinistra. Il suo indice di fiducia, in quei primi mesi di mandato, si situava intorno al 60%, significativamente correlato con il credo politico e l’intenzione di voto: gli elettori di sinistra e di centro-sinistra si avvicinano al plebiscito nei confronti di Napolitano, mentre appaiono piuttosto scettici i restanti elettorati, con tassi di fiducia oscillanti tra il 20 e il 35%. Una situazione che appare quasi totalmente ribaltata in occasione del secondo mandato, contraddistinta da un deciso incremento dei giudizi positivi, sia in generale (oltre l’80%) sia in particolare per quanto riguarda anche gli elettori vicini ai partiti di centro-destra e al neo-entrato in Parlamento Movimento 5 stelle: tra chi ha votato Forza Italia, Lega o Fratelli d’Italia l’incremento dei giudizi positivi su Napolitano supera il 40% rispetto a quelli registrati in occasione della prima elezione.
Anche nel caso di Sergio Mattarella, la sua prima elezione (con un tasso di fiducia complessivo iniziale molto simile a quello del suo predecessore al primo mandato, anch’esso vicino al 60%) ha piuttosto diviso il campo dei differenti elettorati, come nel Napolitano I.
Se consideriamo i dati riguardanti la ri-elezione di Mattarella, appare invece evidente come in realtà il giudizio nei suoi confronti non sia, come nel caso di Napolitano, significativamente differente da quello della sua prima elezione: il tasso di fiducia complessivo migliora, ma soltanto di 5-6 punti (contro gli oltre venti di Napolitano) e gli stessi giudizi positivi dei diversi elettorati, pur in crescita di una decina di punti, non fanno registrare incrementi così decisi come nel precedente caso.
Rimangono inoltre più valutazioni negative che positive per quanto riguarda il maggior elettorato di opposizione, quello di Fratelli d’Italia, e la stessa “area grigia” (astenuti e indecisi) appare molto divisa (56% a favore e 44% contro), laddove era propria quella stessa area, in occasione della rielezione di Napolitano, a valutarla piuttosto bene (quasi l’80%).
Possiamo dunque concludere che, nel caso di Napolitano, l’effetto della sua rielezione sia stato giudicato in maniera largamente positiva un po’ da tutte le aree politiche del paese, unitamente agli astensionisti. È stato capace di unire tutto il paese intorno alla sua figura e al suo ruolo. Qualcosa che non è accaduto, se non in parte, con il secondo mandato di Mattarella, che viene forse visto come “il miglior ripiego”, rispetto alla pessima performance di tutte le forze politiche, ma che (ancora) non è stato capace di diventare realmente il Presidente di tutti.
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