Partiti e politici
“Muori presto”: il viaggio di Gervasoni nel neo fascismo italiano
(Immagine di copertina di Stefano Delfrate)
L’estrema destra neo fasciscta si riaffaccia con sempre maggiore convinzione sulla scena politica nazionale. Proprio per fotografare questo mondo, sempre meno marginale, Federico Gervasoni ha scritto il libro “Muori presto”, pubblicato da Liberedizioni e introdotto dal sindaco di Brescia Emilio Del Bono e arricchito dai contributi del parlamentare Alfredo Bazoli e dal sociologo Leonardo Palmisano. Dei temi del libro, con uno sguardo al prossimo futuro e alle elezioni politiche che verranno, abbiamo parlato con l’Autore.
Come nasce, oggi, per un giornalista trentenne, l’esigenza di scrivere un libro sull’estrema destra e il neo fascismo?
Io sono nato e cresciuto a Brescia e la città in cui vivo è stata duramente sconvolta dal fascismo. Il 28 maggio 1974 infatti una bomba di matrice nera causò otto morti e centinaia di feriti in piazza della Loggia. Di conseguenza, questa terribile tragedia ha decisamente influenzato la mia esigenza letteraria e giornalistica. Resto fermamente convinto che oggi occorra fare memoria e promuovere continuamente una forte cultura antifascista affinché derive e fatti dolorosi come questo non si ripetano mai più. Attualmente con l’estrema destra che fomenta la rabbia nelle piazze e partiti che manifestano idee sovraniste, l’antifascismo deve tornare ad essere una battaglia centrale, moderna e soprattutto attuale.
Da quel che scrivi e dici, il fascismo non è un fenomeno passato e del passato, ma una prospettiva politica che guarda al futuro. Quali sono le cause principali di questa “forza propulsiva” di un’ideologia sconfitta dalla storia?
Il discorso è più ampio. In Italia, Paese che ha generato, sconfitto e condannato il fascismo, da diverso tempo i fascisti stessi hanno rialzato la testa. Vanno alla ricerca di una legittimazione da parte dell’opinione pubblica e in parte, ci sono riusciti riaffermando le proprie idee sia nelle piazze che sulle piattaforme virtuali. Il nuovo fascismo si esprime in modo disomogeneo rispetto al passato e con forme differenti che non vanno affatto sottovalutate. Nel nostro Paese, diversamente dall’Europa, ci troviamo a vivere una situazione piuttosto paradossale, c’è chi tollera queste forze politiche estremiste e chi addirittura rimpiange il regime fascista.
Uno dei luoghi di coltura di questo “nuovo fascismo” è stato ed è lo stadio. Perché? E come si sono organizzati questi gruppi in un anno e più di stadi chiusi?
Il mutamento delle curve calcistiche verso l’estrema destra è uno dei fenomeni sociologici più interessanti degli ultimi trent’anni. Quando si parla di politicizzazione in realtà io non mi riferisco solamente agli slogan oppure ai cori, ci sono diversi capi curva che in Italia sono riusciti a stringere legami notevoli con leader politici, oppure loro stessi candidandosi con gruppi schierati decisamente destra hanno ottenuto buoni risultati. L’ideologia politica neofascista riesce persino ad abbattere le rivalità calcistiche. Ci sono ultrà che pur tifando squadre rivali in campo, per motivi politici riescono ugualmente a convivere e creare alleanze. In questo anno pandemico con gli stadi chiusi diverse frange neofasciste hanno utilizzato la strada come luogo di ritrovo per fare propaganda e scatenare violenze. In alcuni casi ci sono riusciti, penso ad esempio alla manifestazione del 6 giugno 2020 al “Circo Massimo” di Roma, promossa dalla sigla estremista I ragazzi d’Italia e conclusasi tra arresti, scontri, cori e saluti fascisti. Inoltre, molte delle manifestazioni svoltesi nelle grandi città italiane contro le misure per contenere il Covid hanno subito una forte infiltrazione da movimenti estremisti di destra.
Quali sono le dinamiche socio-economiche che favoriscono la fascinazione per questi gruppi estremisti e violenti?
CasaPound, Forza Nuova e le varie costole giovanili studentesche hanno imparato a parlare ai ragazzi e soprattutto a conquistarli attraverso marchi di abbigliamento e tecniche comunicative efficaci. Sanno inoltre far leva sui sentimenti degli adolescenti e sui loro problemi, ad esempio la precarizzazione, la mancanza di lavoro e il futuro incerto. E’ tipico inoltre dei gruppi neofascisti sfruttare le grandi paure della globalizzazione e inserirsi in spazi democratici come le scuole e l’università. Esiste poi un secondo problema e si chiama sinistra. Oggi l’assenza di un vero movimento democratico a fianco dei lavoratori (e dei giovani!) rappresenta un volano perfetto per la crescita di questi gruppi.
Cosa dovrebbe fare, da ogni punto di vista, il fronte democratico e antifascista, per invertire la rotta e arginare il fenomeno?
Diffondere e promuovere più cultura antifascista, specialmente nelle scuole. L’antifascismo deve tornare ad essere un valore condiviso, si è antifascisti infatti in quanto si è democratici e non perché comunisti. La nostra Costituzione stessa è antifascista. Infine, per arginare questi fenomeni bisognerebbe applicare le leggi già esistenti: Mancino e Scelba. Il problema è che queste norme sono le più disapplicate del nostro ordinamento giudiziario.
Per concludere, credi che i principali partiti politici della destra italiana alle prossime elezioni raccoglieranno il consenso esplicito di queste frange, o queste continueranno a preferire una rappresentanza marginale?
Fratelli d’Italia sta assolutamente crescendo nei consensi, non a caso parliamo già di percentuali a due cifre. Di conseguenza, diverse sigle politiche di estrema destra che precedentemente raccoglievano risultati scarsissimi, hanno deciso di appoggiare oggi il partito di Giorgia Meloni per pura convenienza. Qualche mese fa ad esempio mi è capitato di recarmi per lavoro ad un presidio di Fratelli d’Italia e a sorpresa ci ho trovato diversi militanti di CasaPound. Due settimane più tardi mi è successa la stessa cosa con dei camerati di Forza Nuova. Se Fratelli d’Italia prendesse le distanze dai movimenti neofascisti perderebbe automaticamente un bacino elettorale importante. La rappresentazione marginale non ha più senso come prima e inoltre produce relativamente poco in termini di visibilità e di importanza. Un’altra tecnica adottata da questi gruppi è quella del mimetismo, ovvero anziché presentarsi alle elezioni come Forza Nuova o CasaPound si scelgono liste civiche con nomi apparentemente insospettabili. In questo modo si riesce ad ottenere motivazioni, voti e appoggi che invece non avrebbero mai con i nomi ufficiali. Attraverso questa strategia, utilizzata prevalentemente nelle province, c’è chi è riuscito a farsi eleggere e oggi è seduto comodamente in consiglio comunale. E’ l’escamotage perfetto per rendersi accettabili fuori dai soliti perimetri.
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