Partiti e politici

Democratici e progressiti e SI: c’è posto per entrambi i gemelli di sinistra?

4 Marzo 2017

Fiocco rosa (o azzurro) a sinistra. E’ finalmente nato il nuovo partito (o movimento) Democratici e Progressisti, il cui attuale acronimo è MoDem, se non insorgono altri problemi di copyright. Una realtà costruita, secondo i suoi fondatori, con il preciso scopo di restituire al paese ciò che dovrebbe essere il vero partito di centro-sinistra, al contrario della deriva cui è precipitato il Partito Democratico sotto l’ala renziana.

Prima di tutto, la domanda cruciale: quanto vale? e quanto potrà valere nel futuro questa nuova proposta? Molti istituti demoscopici hanno cercato di valutarne la forza, ed il possibile radicamento a pochi giorni dalla nascita. Bisogna dire subito che non c’è stato il grande boom che qualcuno sperava (e che qualcun altro temeva). Quasi tutti i sondaggi gli attribuiscono un livello di intenzioni di voto in suo favore compreso tra il 2 ed il 4 per cento; un dato non particolarmente elevato, come ci si poteva aspettare, visto il breve cammino che finora percorso, ma che gli permette comunque di essere già considerato una forza politica di riferimento. Un domani, vedremo.

Ma è anche vero che l’enfasi che ha circondato la sua nascita avrebbe potuto presupporre, al contrario, una capacità di intercettare una quota importante di elettori delusi dal Pd di Renzi, e quindi in trepida attesa di qualcosa in cui potersi riconoscere maggiormente. Così non è stato, almeno per ora: come ho più volte sottolineato, in realtà l’elettorato del Pd non è particolarmente inferocito nei confronti del suo ex-segretario, come i fuoriusciti hanno spesso fatto intendere. La sua fiducia in Renzi, sia pure in lieve calo rispetto ad un recente passato, è ancora abbastanza elevata, intorno all’80%, così come la sua fiducia nel partito. Un livello abbastanza simile alla composizione dell’Assemblea del Pd, dove le minoranze valgono appunto qualcosa come il 20%.

Ma cerchiamo di capire più in dettaglio come è composto l’elettorato che ha aderito, finora, alla nuova forza politica. Osservandone i giudizi, le opinioni, il suo comportamento di voto e le sue caratteristiche socio-demografiche salta subito all’occhio un particolare parecchio significativo: sembrano essere i gemelli di Sel o, se preferite, di Sinistra Italiana, che ha appena preso il posto del precedente partito di Nichi Vendola.

Hanno l’identica opinione su Renzi (negativo per il 70% circa) e, di converso, sull’attuale Pd (60% di giudizi negativi); salvano il governo in quantità molto simili (50%) e valutano Gentiloni più benevolmente (per entrambi gli elettorati la fiducia in lui è vicina al 65%). Si dichiarano poi per circa due terzi di sinistra e per un terzo di centro-sinistra. Sono abbastanza anziani e risiedono soprattutto nel centro-sud del paese.

L’unica cosa che realmente li contraddistingue, ma ce lo potevamo aspettare, è il loro differente livello di fiducia in Bersani: altissimo per gli elettori MoDem (quasi il 90%), un po’ meno plebiscitario per i Sel-Sinistra Italiana (60%). Per il resto, una coincidenza quasi totale. Ora, la domanda che ci si potrebbe fare è presto formulata, e appare immediatamente alla mente di molti degli osservatori della politica italiana: perché si è voluto creare un nuovo raggruppamento politico, quando ce n’era già uno abbastanza simile su cui confluire? I misteri della sinistra.

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