Partiti e politici

Mentre soffiano venti di guerra, negli USA c’è chi usa ancora la parola speranza

9 Gennaio 2020

L’anno è iniziato da poco ed il mondo è già con il fiato sospeso. Dopo l’uccisione del generale Soleimani, l’Iran ha attaccato le basi americane in Iraq. La politica estera entra quindi prepotentemente nella corsa alla presidenza Usa. Un ulteriore argomento si aggiunge all’agenda dei democratici per evidenziare ancor di più la distanza dall’amministrazione Trump. Non solo immigrazione, sistema sanitario, armi e ambiente, adesso si parla anche di come evitare eventuali nuovi teatri di guerra. Lo scorso anno c’era chi ironizzava sull’elevato numero dei candidati democratici per la Casa Bianca. Ora, inevitabilmente, il cerchio si stringe e alcune defezioni sono tanto scontate quanto rilevanti.

Ad abbandonare la corsa il due gennaio è stato Julián Castro. “È con profonda gratitudine che dico a tutti i miei sostenitori che oggi sospendo la mia campagna presidenziale. Sono davvero orgoglioso per tutto quello che abbiamo realizzato insieme. Continuerò a lottare per un’America dove ognuno possa contare e spero che voi vi uniate a questa lotta”. Sono le poche parole con cui Castro ha annunciato su Twitter il suo ritiro.

Esperti e analisti politici erano stati scettici fin dall’inizio nei suoi confronti. Julián Castro è stato infatti sindaco di San Antonio, in Texas, dal 2009 al 2014 e segretario per gli alloggi e lo sviluppo urbano con la presidenza di Barack Obama. Tuttavia, dopo aver terminato questi incarichi, non si era sentito più parlare di lui. Sul piano mediatico sembrava molto più avvantaggiato l’altro texano in corsa per la Casa Bianca, Beto O’Rourke. Inoltre, nei sondaggi nazionali ha oscillato sempre tra l’1 e il 2%. Quando dice di essere orgoglioso di quanto realizzato, il pensiero non può che andare verso il tentativo di spostare il partito su posizioni nette, come la proposta di depenalizzare gli accessi non autorizzati alla frontiera.

Castro aveva fatto riferimento all’elettorato latino-americano, non a caso anche quando è stato eletto sindaco, la popolazione di San Antonio aveva il 60% di latino-americani. Tuttavia, non poteva bastare e infatti non è bastato. L’anno è iniziato e lui ha abbandonato la corsa.

“Durante la nostra campagna ci siamo occupati delle persone dimenticate. Forse talvolta non è la cosa più vantaggiosa da fare, ma credo sia stato giusto fare così”, ha detto Castro in un’intervista. Chi si occuperà adesso di loro? Il 6 gennaio è stato svelato il nome con un video. L’ex sindaco di San Antonio cerca un’abitazione e durante il suo tragitto pensa alle opportunità che la vita gli ha offerto, opportunità avute perché qualcuno prima di lui ha creato le condizioni giuste, sua nonna, arrivata negli Stati Uniti a sette anni e sua madre. Entrambe gli hanno trasmesso i valori e l’importanza dell’impegno e del lavoro. Durante il racconto si capisce quindi che il suo testimone sarà raccolto da una donna. Castro raggiunge finalmente la casa che cerca e bussa alla porta, ad aprire c’è Elizabeth Warren. “Durante la campagna la mia idea è stata quella di avere un Paese dove ognuno possa contare e io vedo la stessa idea nell’America che vuoi costruire”. Con queste parole Castro consegna idealmente la sua battaglia politica e il suo elettorato alla senatrice del Massachusetts. Warren sorseggia una bevanda calda da una tazza con la scritta “votes for women”, l’immagine è familiare, accogliente, sono in cucina, seduti a un tavolo. Da un lato il quarantacinquenne texano, dall’altro la candidata settantenne. “Durante le sessioni di selfie con gli elettori la parola che ascolto di più è speranza, perché sappiamo che sta svanendo, sappiamo come recuperarla e stiamo costruendo un movimento per farlo”. È la risposta con cui Warren che raccoglie l’endorsement.

Mentre sul mondo soffiano venti di guerra, in America c’è chi usa ancora la parola speranza. C’è chi pensa che si possa cambiare il corso della storia, a partire da Elizabeth Warren e Julian Castro.

 

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