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Meglio lo smartphone del mare: Storia del movimento 5 stelle in 10 quadri

22 Dicembre 2019

Meglio lo smartphone del mare (7 – 8) – Storia parziale del movimento 5 stelle in 10 quadri.

Proseguiamo con la pubblicazione di brevi estratti dal libro “Snaturati – Dalla social-ecologia al populismo. Autobiografia non autorizzata del MoVimento 5 Stelle”, 2019

2009 – La fine della pace
Quando nel 1991 vidi quella pubblicità in un quotidiano avvertii qualcosa di sinistro. In forme grigie sfocate, una réclame a tutta pagina mostrava un viale senza fine. Sui lati, c’era una foresta di alberi dei quali non si vedeva la cima. L’immagine evocava silenzio e solitudine. Non c’era nessuno su quel viale. Forse nell’intera foresta. Forse sull’intero pianeta. «Potete scrivere all’ufficio anche da qui», diceva la scritta sotto la foresta, presentando un nuovo telefonino professionale con tastiera e molte funzioni.

A quei tempi ero un obiettore telefonico. Chi mi voleva bene minacciava di volermi male se non avessi fatto come tutti gli altri. Ossia, comprare un telefonino. O almeno accettare in regalo un telefonino. A primavera un “buono per un telefonino” regalatomi a Natale, era ancora nel portacarte, insieme alla cartolina con le renne e la polvere d’argento. Non ci casco – pensavo. Nella grigia foresta incantata, oppure nel supermercato, o chissà dove, non ci casco. Niente telefonino, niente seccature. Credevo.

Non avevo capito niente. La vera minaccia della connessione perenne non è il mondo che mi cerca. Sono io che cerco il mondo. Quando il mondo mi trova la sua ricerca finisce. Quando io trovo il mondo la mia ricerca comincia. E non finisce mai.

Le applicazioni dello smartphone sono utili. Tuttavia, averle tutte nel palmo della mano, sempre e ovunque, può essere una disgrazia. “L’iPhone è la fine della noia” mi disse un collega. “L’iPhone è la fine della pace”, gli dissi. Solo allora avevo capito.

2016 – Meglio lo smartphone del mare
Un’estate ho partecipato con sei adolescenti e due istruttori a una crociera verde a vela di Legambiente. Si studiava l’ambiente marino e si pulivano le spiagge dalla plastica. Navigavamo lentamente a motore a poca distanza da un bel litorale. Cinque ragazzi su sei restavano semi- sdraiati nella penombra afosa sottocoperta, in costume da bagno, con la pelle sudaticcia incollata ai divani di plastica. L’attenzione di ognuno era assorbita da uno smartphone. Alcuni avevano le cuffie nelle orec- chie. La brezza fresca, la barca, il mare, la costa e i compagni d’equipaggio non gli interessavano.

L’isola di Caprera, nel Parco della Maddalena in Sardegna, è una del- le meraviglie d’Italia. Ho il privilegio di servire come istruttore volon- tario nel Centro Velico Caprera. Centinaia di giovani hanno la fortuna di trascorrervi settimane in bungalow nascosti tra i cespugli di mirto e di navigare di giorno su acque smeraldine contornate da sculture naturali nel granito rosa della Gallura. Se all’alba si incontra qualcuno nei vialetti tra i bungalow è al display nel palmo della mano che sta guardando, non ai colori cangianti proiettati dal sole che sorge. Lo stesso accade al tramonto. A Caprera sono scomparse le lucciole. Ma sono com- parsi gli smartphone.

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