Partiti e politici
Mara Mucci: nei Radicali ho ritrovato lo spirito originario dei 5 Stelle
Mara Mucci è parlamentare ex Movimento 5 Stelle. Ora si sente vicina alle battaglie dei Radicali e per questo, assieme all’altro ex M5s Luis Alberto Orellana, ha deciso di appoggiare la candidatura di Marco cappato a sindaco di Milano.
– Cosa dell’attività di Marco Cappato e dei Radicali le ha fatto brillare gli occhi al punto di decidere di appoggiarli a Milano addirittura con una vostra candidatura?
In Marco Cappato e nei Radicali trovo lo spirito originario del m5s: coinvolgimento del cittadino e richieste di trasparenza per la lotta all’illegalità. Con un atteggiamento maturo, che non “sputa” sul palazzo, ma anzi, vuole essere da esempio e spingere gli altri partiti a fare meglio, senza sperare che tocchino il punto più basso. A titolo d’esempio ha promosso 5 referendum con il Comitato MilanoSìMuove nel 2010, raccolto oltre 24.000 firme e portato a successo i primi 5 referendum consultivi milanesi per chiedere politiche contro il traffico. I referendum hanno visto il voto di mezzo milione di cittadini con percentuali di favorevoli tra il 75% e il 95%.
Ha poi lavorato sull’attuazione del referendum Mobilità e di quello sui Navigli, e assieme ai Radicali e a migliaia di firme sulle delibere di iniziativa popolare, ha ottenuto il registro comunale dei testamenti biologici, quello delle unioni civili e una delibera anti-discriminazione. E questa è solo una parte di ciò che è stato fatto dall’opposizione!
– Quest’appoggio vale solo per Cappato o per i Radicali in generale? Del loro appoggio a Giachetti a Roma cosa pensa?
L’appoggio va ai Radicali, perché sono una scuola di politica di eccellenza. Mi piace il loro approccio pragmatico e le loro proposte frutto di lungo studio e di una storia non recente, che portano avanti con un metodo non violento. Oggi la politica è diventata terreno di scontro duro, eccessivo nei toni e nei contenuti, e questo non è certo a favore dell’emersione dei fatti, ma quanto piuttosto funzionale alla propaganda viscerale. I radicali in questo sono capaci di distinguersi. Per quanto riguarda Giachetti lo conosco personalmente e lo stimo come politico. E’ una persona che ha un metodo di lavoro rigoroso. Il suo programma su Roma è di 100 pagine, non paragonabile a quello degli altri candidati, un programma con una visione chiara, dalle periferie al centro storico, scritto da chi vanta l’esperienza necessaria per guidare una città complessa come Roma. Io credo ancora nel valore delle persone. E ho imparato che il nuovo non è necessariamente sinonimo di meglio. Giachetti ha una storia radicale fatta di perseveranza sui temi in cui crede. Non è certo un birillo del suo partito. E Roma ha bisogno di persone capaci e indipendenti come Giachetti ha dimostrato di essere. Se abitassi a Roma non avrei dubbi.
– Avete un cavallo di battaglia che state proponendo per Milano?
Ne abbiamo diversi, suddivisi per macro aree. Per Milano proponiamo un progetto di conversione ecologica e sociale degli investimenti comunali. Ma per farlo serve avere controllo del territorio e strumenti per decidere. Per questo proponiamo di suddividere il Comune in municipi autonomi, con l’elezione diretta del sindaco e dei consiglieri metropolitani, per il federalismo fiscale municipale e referendario.
Informare e consultare i cittadini sull’attività dell’amministrazione è un metodo ormai consolidato dei radicali. Far decidere i cittadini, attraverso gli strumenti dei referendum e dei bilanci partecipati. Eliminare il quorum per i referendum comunali e consentire i referendum anche su tariffe e tributi.
– Quali sono secondo lei i tre principali problemi attuali e le tre priorità di cui ha bisogno la capitale economica italiana?
I maggiori problemi sono l’inquinamento, la mobilità e la sicurezza. Serve liberare risorse laddove la gestione pubblica non soddisfa criteri di economicità ed efficienza per investirle nella linea 6 del metro ed il secondo passante ferroviario. Servono 25mila alloggi popolari ricavabili dagli uffici sfitti, e riconvertire in chiave ecologica Milano attraverso la riapertura dei Navigli ed il raddoppio del verde a massimo 250 metri da casa di ognuno, riqualificazione degli scali ferroviari.
Serve inoltre una seria mappatura dello stato di digitalizzazione del comune di Milano, e predisporre almeno 10 servizi online con l’utilizzo del nuovo servizio SPID, ovvero il riconoscimento dell’identità digitale. Tutto questo nell’ottica della semplificazione, per tagliare tempi e costi dell’accesso ai servizi comunali da parte di cittadini e imprese.
Quest’ultimo è un progetto che sto portando avanti a livello nazionale con diverse associazioni, e si chiama digitale in comune
– Una candidatura probabilmente di servizio ma che arriva mentre siete parlamentari: per voi non è mai stata una questione quella dell’accumulo delle cariche e dei ruoli? Un parlamentare che si candida a consigliere comunale e viene eletto ritiene sia doveroso che rinunci alla prima carica, benché più importante?
Domanda importante. Per me il problema delle cariche è un tema importante. Di certo non sarò eletta consigliera a Milano perché sto dicendo molto chiaramente di non votare me, ma barrare il simbolo dei radicali, che essendo nuovo deve girare il più possibile. Detto questo il tema delle cariche è anche interno non solo esterno. Oggi abbiamo un presidente del consiglio che è anche segretario di partito, ed un vicepresidente camera m5s che è anche membro del direttorio, responsabile dei comuni e aspirante premier. Tutto legittimo per carità, ma tutte queste cariche significa che stai trascurando qualcosa oppure che sei Jeeg Robot. Per quanto riguarda la mia candidatura a Milano agli ultimi posti in lista, è per dare luce ad un candidato molto valido come Cappato, che dai media viene poco considerato. Ed è un circolo vizioso a mio avviso grave, che danneggia prima di tutto i cittadini che non hanno l’opportunità di conoscerlo.
– La domanda che viene spontanea è come mai appoggiate i Radicali solo ora, visto che esistono da decenni mentre avete deciso di appoggiare il Movimento 5 Stelle anche come forza contro tutti i partiti esistenti? Si può dire che ha rivalutato almeno qualche forza politica o qualche candidato, facendo quindi una riflessione sull’atteggiamento precedente?
I radicali ci sono da decenni, vero, ma come gruppo sono consistenti soprattutto a Roma e Milano. Pannella negli ultimi anni aveva improntato il partito più su una dimensione transnazionale, non presentandosi alle politiche. E lo spazio destinato ai radicali sui media, esattamente come avviene oggi per le elezioni amministrative, è sempre stato piuttosto insufficiente. Questo rende complicata anche la partecipazione e la creazione di gruppi locali. Ma nonostante questo devo dire che la quantità è ben compensata dalla qualità. Rivalutato qualcuno? In questi 3 anni in cui ho letto e parlato praticamente solo di politica, ho imparato a distinguere il politico dal partito. Che non significa che non conti il partito in cui militi a livello di ideali e di battaglie (il partito degli “onesti” non esiste), ma che non si può trattare l’avversario come venduto o in malafede a prescindere. Si possono avere idee diverse, ma come diceva Pannella, ci sono tante cose che si possono fare anche con l’avversario. Come ad esempio promuovere referendum su cui la si pensa alla stessa maniera. La politica è una cosa bella, e farla dal Parlamento è ciò che di più importante mi sia capitato. Amo quello che faccio, e per questo mi diverto e ci metto tutto il mio impegno. Ma il segreto in politica è non isolarsi. E i radicali sono un bel gruppo con cui condividere impegni e lotte per i diritti civili: non sono affatto gelosi delle loro idee!
– I Radicali stanno attraversando un momento delicato dopo la morte di Marco Pannella, anche con una spaccatura tra due visioni politiche differenti, Cappato è però orgoglioso che non ci siano epurazioni. Nei 5 stelle invece ci sono stati vari casi, tra cui Pizzarotti che è molto contestato nonostante a Parma i consiglieri sono con lui. Cosa pensa di questa situazione creatasi e come la si può risolvere per evitare espulsioni sommarie?
Le regole evitano l’abuso delle stesse. Se vuoi applicare le espulsioni deve essere chiaro cosa puoi o non puoi fare. Pizzarotti avrebbe certo potuto dire subito dell’avviso di garanzia (anche se ricordo che coinvolgeva anche altre persone e che non era un rinvio a giudizio), ma il clima ingiustificato che si è creato attorno a lui non ne ha agevolato l’iniziativa. Pizzarotti sa bene che da mesi cercavano una scusa per cacciarlo, perché avrebbe dovuto servirgliela su un piatto d’argento dato che l’indagine su di lui era tra l’altro del tutto inconsistente?
Detto questo il m5s a cui ho aderito era diverso, ora è diventato il feudo di pochi fedelissimi, che trasmette cariche per eredità o per amicizia. Un clima cupo dove non è ammessa una linea diversa da quella del capo. Dove le espulsioni arrivano per mail anonima decise da non si sa chi. Un vero peccato. Ma che non mi riguarda più.
– Ha rivalutato la forma partito o pensa comunque che è indispensabile il suo superamento? E come?
Io sono sempre stata favorevole ad una organizzazione interna! Quando lo dicevo io mi si guardava male e mi si dava della “piddina”, come quando suggerivo di andare in televisione. Allora erano tutti contrari. Poi Casaleggio si decise e tutti improvvisamente furono a favore. Un assurdo illogico. Detto questo l’organizzazione funziona quando è democraticamente eletta. Quando chiunque può candidarsi ad un ruolo interno. Il listino bloccato calato dall’alto non lo si può contrastare a fasi alterne, vale per le leggi elettorali come per le nomine interne. La democrazia è un percorso faticoso, ma che è in grado di dare buoni frutti. Tutto il resto è cosa nota e già arci-sperimentata.
(L’immagine è presa dalla pagina Facebook del deputato Mara Mucci)
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