Partiti e politici
Ma quali sono i valori del Movimento 5 stelle?
Le attuali peripezie del Movimento 5 Stelle sono clamorose, benchè non inaspettate. Tuttavia, i media si occupano solo delle persone in gioco, e tralasciano completamente i programmi politici e i principi che li motivano. Quali valori, visioni e programmi a lungo termine fa propri o quali respinge chi decide di restare o di lasciare il Movimento?
Per confronto, in Italia il Partito comunista e il Partito socialdemocratico nacquero dal Partito socialista con due scissioni motivate da circostanze storiche di grande portata e da diverse visioni del mondo. Quale visione alternativa del mondo motiva gli scissionisti del Movimento 5 stelle?
La politica è fatta anche di rapporti tra individui, di simpatie e antipatie. Ma se fosse fatta solo di questo, la politica lascerebbe poco nel libro della Storia. Per questo gli attori politici, virtuosi o abietti che siano, agiscono secondo le visioni del mondo e le idee che animano il loro tempo.
Beppe Grillo e le radici ecologiche del Movimento 5 stelle
Ciò vale anche per Beppe Grillo. Il suo impegno ecologico degli anni ’90 era l’eco di un movimento di portata storica iniziato vent’anni prima che segnò il risveglio ecologico dell’umanità. Dell’adesione attiva di Grillo a quel movimento mondiale testimoniano i suoi due film “Un futuro sostenibile” (1998) e “Un Grillo per la testa” (1995), accessibili in internet. Occorre vederli per rendersi conto dell’humus culturale in cui maturarono i primi seguaci di Grillo e poi il Movimento 5 stelle.
A sua volta, il “risveglio ecologico” di Grillo del 1992 era figlio di quel risveglio ecologico del 1972, di cui ora celebriamo il cinquantenario. Nel 1972, infatti, fu pubblicato lo studio per il Club di Roma The limits to growth (I limiti dello sviluppo) di Donella Meadows e altri. Tradotto in decine di lingue e venduto in decine di milioni di esemplari, contribuì al risveglio delle scienze e delle coscienze. Nel 1972 si svolse a Stoccolma la prima Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umano (UNCHE), furono creati il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), i primi ministeri dell’ambiente, oggi duecento, i primi partiti verdi, oggi cento. Nel 1972 fu fondata Greenpeace, oggi la più grande associazione eco-sociale del mondo.
Anche l’Associazione degli amici di Beppe Grillo del 2007, ribattezzata poi Movimento 5 stelle, fece parte di quel risveglio politico-ecologico. “Il Movimento 5 Stelle è il più grande partito verde e pacifista d’Europa”, scrisse con una certa enfasi, l’ex-Ministro dell’ambiente Pecoraro-Scanio. Dopo anni di populismo “anti-casta”, nel febbraio del 2021 il Movimento tornò alle sue radici: ottenendo la creazione del Ministero della tradizione ecologica e la menzione dell’ambiente nella Costituzione, diede nuovi significati politici ad ognuna delle cinque stelle, propose a Mario Draghi otto altre riforme eco-sociali. Infine, la maggioranza degli iscritti votanti approvò nel settembre 2021 la Carta dei principi e dei valori redatta da Giuseppe Conte, che viene analizzata in questo articolo.
Non conosciamo il destino del Movimento o dei suoi frammenti. Anche se il Movimento scomparisse, però, ritengo utile analizzare la sua recente Carta dei valori e dei principi redatta da Giuseppe Conte perchè essa, per la prima volta dalla fondazione nel 2009, è un tentativo di mettere nero su bianco i principi e i valori che sono la ragione d’essere di un partito con orientamento social-ecologico. Sia questo il Movimento 5 stelle, oppure chi verrà dopo di lui.
Premessa – Manca la dimensione globale
Nonostante il merito di un certo tono eco-sociale, la Carta ha una lacuna: in essa manca la dimensione globale che permea l’enciclica Laudato sì, un documento al quale sia la Carta sia il Movimento si riferiscono. Non emerge, infatti, il precetto della responsabilità dei paesi ricchi per una giustizia sociale e una giustizia ecologica nel mondo, che consideri la sperequazione tra i ceti e gli stati più ricchi e quelli più poveri, nonché gli effetti di questa sperequazione sulle le future generazioni e sugli equilibri ecologici. Nella Carta, infatti, non si accenna a differenze né a conflitti tra i deboli e i forti, né in Italia né nel mondo. Di conseguenza, la Carta 5 Stelle sembra collocarsi in uno spazio senza storia né luogo, in cui l’ingiustizia non esisterebbe. Insomma, da questo punto di vista la Carta pare scritta decenni fa. Inoltre, questo documento sarebbe ecologicamente più attuale se includesse qualche riferimento alle acquisizioni scientifiche o politiche degli ultimi decenni, per esempio i concetti di antropocene (l’era geologica in cui gli umani stanno cambiando la faccia della Terra), il concetto dei limiti planetari (i nove parametri dell’ambiente globale che un gruppo di autorevoli scienziati ha scelto per delimitare “uno spazio ecologico sicuro” per l’umanità), il concetto di economia circolare (la strategia sociale ed economica per ridurre la produzione di manufatti e il prelievo di materiali dalla natura), e l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite con i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e centocinquanta sotto-obiettivi. Questi riferimenti sono presenti, per esempio, nelle Carte dei valori dei partiti Verdi in Europa. Per confronto con la Carta del Movimento ho studiato le carte dei valori di quattro partiti Verdi: il Tedesco, l’Austriaco, l’Europeo e il mondiale.
I nuovi significati delle cinque Stelle
1 – Beni comuni
Secondo la Carta i Beni comuni sono “beni pubblici su cui nessuno può vantare pretese esclusive. Appartengono a tutti e a nessuno, il loro godimento è diffuso e la loro gestione richiama processi partecipativi e inclusivi delle comunità.” In espressioni come “la loro gestione richiama”, però, manca il soggetto politico, ossia lo Stato che deve garantire i beni comuni, e il partito, che deve indurre lo Stato a farlo. La Carta descrive spesso una condizione teorica, piuttosto che un obiettivo del Movimento. Essa, infatti, usa espressioni consone a un manuale di scienze politiche piuttosto che a una dichiarazione d’impegni di un partito.
Come beni comuni la Carta nomina “l’acqua, l’aria, le foreste, i ghiacciai, le coste”, ai quali però andrebbero aggiunti, per esempio, il clima (come nella Laudato sì), la biodiversità e i suoli. Mi parrebbe necessario, inoltre, aggiungere anche i servizi pubblici, ossia il patrimonio sociale edificato dalle passate generazioni: scuole, università, biblioteche, ospedali, trasporti, aziende pubbliche, radiotelevisione pubblica, vale a dire beni comuni minacciati oggi da ulteriori privatizzazioni.
2 – Ecologia integrale
L’espressione ecologia integrale, molto usata da Papa Francesco, è poco conosciuta e sarebbe bene che la Carta ne spieghi il significato, ovvero: una politica ecologica che include le dimensioni ecologica, economica, culturale e quella della vita quotidiana. Nonostante il merito di averle dedicato una stella, la Carta è piuttosto carente sull’ecologia, pur così importante nella storia del Movimento. Solo il sei per cento delle parole della Carta, infatti, trattano di ecologia (170 di 2900). Per confronto, le Carte dei valori dei Grüne tedeschi, e di quelli austriaci, europei e globali dedicano all’ecologia in media il sedici per cento delle parole. Inoltre, tutto il testo delle loro Carte mette in rilievo le molteplici interazioni tra l’ecologia e le altre questioni societali.
Nel punto Ecologia integrale solo una dozzina di parole sono strettamente dedicate all’ecologia, mentre le altre 160 parole riguardano, in parte in modo superficiale, concetti economici di sostenibilità. Per esempio si parla di “un nuovo modello di sviluppo”, senza però qualificarlo. Ma quante volte abbiamo sentito questa espressione? Si legge anche di “una nozione ampia e incisiva di prosperità”. Cosa significa “incisiva”, parlando di prosperità? La Carta dei Grüne tedeschi, per esempio, parla di “ridefinire la prosperità sulla base della neutralità climatica, della precauzione, della giustizia e della responsabilità globale”. Infine, sarebbe opportuno menzionare – come abbiamo ricordato – anche concetti scientifici recenti come l’antropocene o i limiti planetari.
Il ruolo modesto della questione ecologica nella Carta 5 Stelle riflette l’abitudine italiana di considerare il tema ecologico solo come uno tra tanti, invece di riconoscerlo come la principale questione per l’umanità, come fa la Laudato sì. Eppure, nel febbraio di quest’anno il blog di Beppe Grillo puntava con ardore a una rifondazione ecologica del Movimento, al nuovo Ministero della transizione ecologica, alla sostenibilità eco-sociale e all’orizzonte del 2050.
A mio parere la stella della Ecologia integrale potrebbe esse meglio qualificata aggiungendo frasi come: “Viviamo nell’Antropocene, l’era in cui le attività umane sono diventate una forza geofisica che modifica la superficie del pianeta (…) Occorre cambiare il nostro modo di pensare, di produrre e di consumare (…) E’ necessario aumentare l’efficienza nell’uso delle risorse e permettere così di ridurre la scala delle attività materiali umane e specialmente di quelle più nocive. (…) “…un benessere equo e sostenibile per tutti gli abitanti della Terra, ora e in futuro.” (…) permettere all’umanità di operare in uno spazio sicuro, senza oltrepassare i limiti ecologici planetari.”
3 – Giustizia sociale
Un grande merito della stella Giustizia sociale è l’uso di un’espressione – giustizia sociale – ora in disuso. Questo discredito del concetto di giustizia sociale mi sembra un effetto di decenni di egemonia liberista e della afasia di buona parte della sinistra, che questa Carta contribuisce a contrastare. Un altro merito della Carta è di avere adottato il precetto del preambolo della costituzione elvetica: “La forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri”, declinato così nella Carta: “Il grado di civiltà di una comunità si misura anche dall’attenzione che riserva ai propri membri più vulnerabili, più emarginati, più anziani.”
In molte frasi della stella Giustizia sociale e dell’intera Carta manca, come abbiamo ricordato, il nome del soggetto politico Movimento 5 Stelle, come se la Carta fosse un manuale universitario, invece della carta d’identità di un partito. Per esempio: “La buona politica agisce…”. Oppure: “la politica deve…” è ripetuto sei volte. Ma chi sarebbe ”la politica”?
Ciò che più gravemente manca nel punto Giustizia sociale, però, è l’obiettivo di una più equa distribuzione delle ricchezze, ossia di un riequilibrio dei patrimoni e dei redditi, che corregga gli squilibri creati da quarant’anni di liberismo. Secondo la Laudato sì, per esempio: ”Il bene comune richiede la pace sociale, (…) che non si realizza senza un’attenzione particolare alla giustizia distributiva, la cui violazione genera sempre violenza.” Una riforma fiscale eco-sociale sarebbe lo strumento d’elezione per favorire il bene comune e la pace sociale e dovrebbe essere menzionata. Le Carte dei valori dei quatto partiti Verdi europei che ho esaminato, per esempio, nominano tra gli obiettivi una distribuzione equa della ricchezza e una giustizia fiscale. La mancanza nella Carta di un riferimento forte all’impegno per redistribuire le ricchezze è specialmente inopportuna in un paese come l’Italia, nel quale la distribuzione delle ricchezze è una delle più diseguali in Europa.
4 – Innovazione tecnologica
La stella della Innovazione tecnologica mi pare poco adatta ad accompagnare le altre quattro. Queste ultime infatti, rappresentano valori etico-politici, la cui finalità è per definizione positiva. L’innovazione tecnologica, invece, non è né buona né cattiva. Essa è un mezzo, non un valore. Per esempio, sia la poltrona del dentista e sia la sedia elettrica sono innovazioni tecniche, ma non egualmente desiderabili. All’innovazione dobbiamo i manufatti che hanno reso la vita più lunga, sana e piacevole ma anche i manufatti che hanno creato i grandi rischi e i grandi danni, quelli che alimentato le guerre e quelli che mettono ora a repentaglio l’integrità della biosfera e la vita dei popoli. Per questo, di fronte a tecnologie che da un secolo sono “scappate di mano” (si pensi all’energia atomica) un filone di pensiero ritiene che – sulla base di tante cattive esperienze – occorra astenersi dalle tecnologie non reversibili e considerare con prudenza tutte le nuove tecnologie (si veda: principio di precauzione, principio di responsabilità, Hans Jonas, Jaques Ellul).
Sul fronte dell’ottimismo tecnologico, invece, nel 20° secolo i portenti della tecnica – la luce elettrica, la ferrovia, il telegrafo senza fili – alimentarono una vera euforia per l’innovazione tecnologica, trasformandola in un valore sociale con uno status quasi religioso. La torre Eiffel, per esempio, è un monumento a se stessa e non alludeva, appena costruita, ad altri valori se non a quello dell’innovazione tecnica. Dedicare all’innovazione tecnologica una delle cinque stelle del Movimento richiama in qualche modo un’euforia da Belle Époque (oggi tributata ai portenti del digitale) piuttosto che un atteggiamento prudente di chi ha imparato dalle brutte sorprese del passato. Anche per questo la cultura della valutazione delle tecnologie (technology assessment ) è estranea al Movimento, alla sua Carta, e purtroppo anche alla cultura e alla pratica italiane.
Ammesso di conferire una stella alla Innovazione tecnologica, occorrerebbe comunque aggiungervi l’innovazione sociale, che non è meno importante dell’innovazione tecnologica. Per esempio, alcune innovazioni con benefici eco-sociali sono il car- e il bike-sharing, i mercati di vendita dei prodotti usati, le politiche e gli investimenti per la mobilità in bicicletta, la riduzione del limite di velocità su strade e autostrade e nelle città, biglietti e abbonamenti unificati che favoriscono l’uso dei mezzi pubblici. Innovazioni sociali di questo tipo hanno costi bassissimi e a volte negativi (la riduzione del consumo energetico dei veicoli e quella degli incidenti) e generano notevoli riduzioni degli impatti eco-sociali.
5 – Economia eco-sociale di mercato
Il merito di questa stella è di introdurre un’espressione sconosciuta in Italia, ma non in altri paesi (eco-social market economy (ESME) e Ökosoziale Marktwirtschaft ). Spero che i parlamentari 5 Stelle (e altri) usino spesso l’espressione economia eco-sociale di mercato e che essa si radichi nella lingua. Questa espressione ha il merito di descrivere in tre parole le qualità di un’economia sostenibile. Ökosoziale Marktwirtschaft è un’espressione molto usata in Germania. Essa aggiorna il termine molto popolare soziale Marktwirtschaft (economia sociale di mercato), con cui si definisce il modello sociale dei “trenta gloriosi” (’50-’70) chiamato in Germania anche “miracolo economico” e “benessere per tutti”.
“Il modello di sviluppo affidato alla piena libertà del mercato capitalistico – continua la Carta – non è in grado di garantire equità sociale.” Si potrebbe aggiungere: “…né sostenibilità ecologica”. “E’ determinante, pertanto, la funzione regolatrice dei pubblici poteri, volta a impedire la concentrazione dei poteri economici e a garantire la protezione dell’ambiente. In questa prospettiva, promuoviamo un uso consapevole delle risorse e cicli produttivi sostenibili, orientati alla riduzione dell’impiego delle risorse, delle emissioni nocive e del degrado.” Qui un riferimento alla economia circolare sarebbe opportuno. Nel complesso, questa voce è la più completa di tutta la Carta. Testi simili a questo si trovano anche nelle Carte dei valori dei quattro partiti Verdi che ho studiato.
Una stella per la “Parità di genere” invece che per l’“Innovazione tecnologica”
Una lacuna della Carta mi pare lo scarso riferimento alla parità di genere. Solo nella stella Giustizia sociale c’è una breve frase piuttosto generica: “…favorire i percorsi di autodeterminazione delle donne, agevolando il cambiamento delle relazioni di potere tra i generi….”. E l’equiparazione di salari e pensioni tra i generi? La discriminazione positiva? La facilitazione e il riconoscimento sociale della maternità? La difesa dalla violenza? Il contrasto alla discriminazione delle donne? A causa dell’importanza di questi argomenti mi parrebbe opportuno dedicare una stella alla Parità di genere o ai Diritti delle donne. Questa potrebbe sostituire quella della Innovazione tecnologica, perché l’innovazione è uno strumento, non un valore. Dare una particolare rilevanza ai diritti delle donne sarebbe un forte segnale in uno dei paesi più maschilisti d’Europa e soprattutto in un partito come il 5 Stelle, dominato da maschi.
Gli altri quattordici principi e valori
La Carta definisce diciannove “principi e valori”. Come abbiamo visto, cinque di essi sono simbolizzati dalle cinque stelle. Gli altri quattordici sono commentati nelle prossime qui di seguito:
Rispetto della persona, Pace, Democrazia, Politica come servizio, Etica pubblica, Rispetto della legalità, Trasparenza e semplificazione, Cittadinanza attiva, Diritto alla salute, Diritto all’istruzione e alla cultura, Diritto al lavoro, Imprese responsabili, Principio di sussidiarietà, Cura delle parole.
1 – Il rispetto della persona
Questo punto contiene frasi simili a quelle delle Costituzioni degli stati e della Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Per esempio. “La dignità dell’essere umano e la tutela effettiva dei suoi diritti e libertà fondamentali devono essere preservate in ogni contesto” e inoltre “Ogni forma di discriminazione va combattuta, valorizzando un approccio culturale basato sul rispetto dell’ ”altro” ”. Sarebbe opportuno esplicitare qui il valore della “dignità dell’essere umano” anche quando si tratti di migranti che fuggono per motivi economici o politici, e quando questi ultimi godono del diritto di asilo (articolo 10 della Costituzione). Il punto contiene anche una frase particolarmente riuscita: “…il pieno diritto ad amare e ad essere amati, nel rispetto delle identità sessuali e di genere”.
2 – Pace
Il testo di questo punto è abbastanza generico. Esso cita la Costituzione, il multilateralismo, l’Unione europea. Sarebbe opportuno però anche un riferimento al rapporto tra l’Italia e i paesi più deboli, spesso vittime di secoli di colonialismo e neocolonialismo (anche dell’Italia) e bisognosi di aiuti di cooperazione ben maggiori di quelli attuali. Per esempio sarebbe doveroso aumentare l’aiuto italiano alla cooperazione (ODA) dall’attuale 0,2% del PIL, allo 0,7%, come fu promesso dai paesi industrializzati con impegni internazionali (qualche paese devolve l’1%). Nella Carta forse non è necessario specificare queste percentuali, ma il principio che le determina dovrebbe essere espresso. In questo punto sarebbe opportuno aggiungere e spiegare la frase “Non c’è pace senza giustizia” perché gran parte dei conflitti armati scaturiscono da situazioni di ingiustizia, come ricordano diverse frasi nell’enciclica Laudato sì.
3 – Democrazia
Questo punto parla tra l’altro di “…interventi diretti a migliorare la qualità del sistema rappresentativo, ma anche a rafforzare gli istituti di democrazia partecipativa, attraverso i quali i cittadini sono direttamente coinvolti nell’assunzione delle decisioni di interesse collettivo.” Il testo sarebbe più completo se esponesse i principi generali che hanno ispirato esperienze di democrazia diretta come per esempio i bilanci partecipativi (i cittadini di un comune votano su determinati progetti, come in Svizzera e in Brasile) o come le Convenzioni civili (in Francia, la Convenzione sul clima e il Gran débat).
4 – Politica come servizio. 5 – Etica pubblica. 6 – Rispetto della legalità
Questi tre punti sono forse necessari in Italia, ma i concetti che essi esprimono sono probabilmente ritenuti superflui in altri paesi europei. Nelle Carte dei valori dei quattro partiti Verdi che ho studiato essi non sono menzionati.
Nel punto Politica come servizio alcune frasi esprimono una concezione elevata della politica, che contrasta sia con la realtà sia con la percezione della politica in Italia: “La politica è l’attività privilegiata di governo della complessità, chiamata a farsi carico del destino di una intera comunità.”(…) “…evitando di perseguire utilità o vantaggi particolari a beneficio esclusivo di singoli gruppi o persone…” “… la politica deve esprimere visioni prospettiche, con l’obiettivo di migliorare la società.” Anche nel testo di questo punto si preferisce considerare come attore “la politica”, invece che “il Movimento 5 Stelle”. Ciò conferma il carattere quasi “costituzionale” di questa Carta, di cui molti principi potrebbero valere anche per altri partiti. Il testo di questo punto prescrive “visioni prospettiche, con l’obiettivo di migliorare la società”. Ogni partito, però, ha una sua “visione prospettica”. Sarebbe quindi utile palesare quale sia la “visione prospettica” del Movimento 5 Stelle.
7 – Trasparenza e semplificazione
Questo punto accenna a due condizioni certamente auspicabili. Ma si può chiedersi se anche Trasparenza e semplificazione (così come i punti 5, 6 e 7) meritino davvero di comparire in una Carta dei principi e dei valori. Forse sì, considerando la loro attuale carenza in Italia. O forse no, considerando che stiamo parlando di una Carta scritta potenzialmente per i prossimi decenni. In questo e in altri punti emerge la difficoltà di distinguere tra valori ideali permanenti e istanze pratiche, limitate a un tempo e a un luogo, che dovrebbero invece fare parte di un programma politico o elettorale a breve termine. Nelle Carte dei quattro partiti Verdi che ho studiato Trasparenza e semplificazione non sono nominante.
8 – Cittadinanza attiva
Questo punto sull’impegno civico collettivo mi sembra meritorio, e lo riporto per intero: “La politica non si pratica soltanto nelle sedi delle istituzioni e delle formazioni politiche, ma ovunque i cittadini si ritrovino per esercitare consapevolmente i propri diritti e si confrontino per elaborare proposte e assumere decisioni riguardanti la vita collettiva della comunità di appartenenza. In questa prospettiva diventa essenziale sollecitare e sostenere le iniziative di cittadinanza attiva, vale a dire le pratiche di “attivismo civico” mirate a rendere effettivi i diritti esistenti o a promuovere il riconoscimento di nuovi diritti, favorendo l’inclusione sociale di tutti i cittadini.” Questo punto potrebbe essere fuso con quello sulla Democrazia perché entrambi riguardano la partecipazione politica dei cittadini.
9 – Diritto alla salute.
Insieme ad alcune frasi su cosa è la salute, si trova in questo punto un passaggio molto politico: “Il ruolo del Servizio sanitario nazionale è un pilastro fondamentale nella cura e nella prevenzione delle malattie, così come lo è quello di una sanità pubblica di qualità, il cui accesso universale va garantito a ogni persona.” Se si considera l’erosione privatista del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) pubblico in corso da decenni, la difesa della medicina pubblica è una scelta qualificante. In questo testo, però, non si dà alla prevenzione l’importanza che essa merita. Per garantire il diritto alla salute, infatti, non basta il diritto alle terapie. Occorre anche il diritto alla prevenzione, con limitazioni e divieti delle sostanze e delle condizioni nocive, con comunicazione ed educazione alla salute sull’alimentazione e su stili di vita sani fin da bambini. I costi della prevenzione sarebbero molto inferiori ai costi umani e pecuniari delle malattie evitabili con la prevenzione (per esempio il tabagismo). La prevenzione, inoltre, ha il potenziale di donare ai cittadini che ne beneficiano ulteriori anni di vita sana.
10 – Diritto all’istruzione e alla cultura
Anche in questo caso, come in quello del diritto alla salute, la Carta prende posizione per un servizio pubblico e universale: “Tutti devono poter accedere ad adeguati percorsi pubblici di istruzione e di formazione di qualità, (…) La cultura deve essere resa accessibile a tutti, in quanto patrimonio di conoscenze e strumento di dialogo e di riconoscimento delle diversità. Tutti hanno diritto a una formazione culturale aperta, partecipata, pienamente fruibile, inclusiva che valorizzi le inclinazioni e le professionalità di ognuno affinché tutto il nostro patrimonio culturale, materiale e immateriale rappresenti, sia per il singolo sia per l’intera comunità̀, un efficace strumento di lettura e di interpretazione del presente e anche una bussola nelle sfide future”. Sarebbe anche opportuno impegnare lo Stato a garantire un sostegno pecuniario e istituzionale a chi voglia studiare ma non ne abbia i mezzi economici (diritto allo studio per tutti).
Il termine “patrimonio culturale immateriale” mi sembra importante. Esso infatti potrebbe implicare la possibilità di avere anche in Italia un Ministero della cultura, come lo realizzarono nel 1959 Charles De Gaulle et André Malraux e nel 1981 Francois Mitterrand e Jack Lang, dedito soprattutto ad elevare il livello culturale dei cittadini e non solo a occuparsi di monumenti e musei. In Italia esiste un meritorio Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. Tuttavia, maggiori attività di elevamento culturale sarebbero specialmente provvide in un paese come l’Italia che soffre di un alto tasso di analfabetismo, una scarsa lettura di libri e giornali, una bassa percentuale di diplomati e laureati, una grande erosione della lingua, una prepotenza della pubblicità e un sistema radiotelevisivo particolarmente diseducativo.
11 – Diritto al lavoro.
Questo punto consta di alcune righe con frasi generali sul lavoro. Tra queste si parla di “una retribuzione giusta e adeguata”. Manca però una rivendicazione di modalità e inquadramento del lavoro rispettosi di chi lavora (per esempio, i ciclofattorini, gli operatori in call-center, i braccianti agricoli). Sarebbe opportuno anche un richiamo alla necessità di proteggere l’integrità fisica del lavoratore, specialmente in un paese dove la frequenza degli incidenti sul lavoro è molto alta. In questo punto si legge anche che “il lavoro deve essere compatibile con il tempo libero e gli spazi di vita personali”. Secondo questa formula, però, il tempo sarebbe diviso solo tra lavoro e tempo “libero”. Sarebbe invece opportuno valorizzare anche il tempo di lavoro non monetizzato per la cura di sé e della famiglia (svolto in gran parte dalle donne) e il tempo di lavoro sociale ossia di lavoro in associazioni, organizzazioni non governative, partiti, sindacati chiese, enti benefici, eccetera. In alcuni paesi europei è stato calcolato che il valore economico delle attività lavorative non pagate è circa uguale a quello del PIL. Con la frase “valorizzare anche il tempo di lavoro per la cura di sé e della famiglia” non intendo un compenso pecuniario. Intendo, invece, una generale riduzione del tempo di lavoro retribuito, che permetta di svolgere meglio il lavoro di cura e il lavoro sociale, ricomponendo così la “interezza del lavoro” [1].
12 – Imprese responsabili
Mentre nella Carta l’ecologia è trattata solo nel breve testo di una delle cinque stelle, all’economia sono dedicati una stella e un punto, entrambi ricchi di contenuti positivi: Economia eco-sociale di mercato e Imprese responsabili. I due punti potrebbero essere fusi, perché dicono in parte le stesse cose, e perché proprio le imprese responsabili sono il presupposto di un’economia eco-sociale di mercato. Tuttavia, una parte di questo punto esprime una visione economica che dovrebbe essere ampliata. Si legge, per esempio: “La finalità lucrativa è caratteristica dell’impresa e la remunerazione dell’iniziativa economica è fondamentale perché aiuta a distinguere l’attività di impresa dalle iniziative filantropiche o di solidarietà.”Queste affermazioni valgono per gran parte delle imprese, ma non considerano un numero crescente d’imprese il cui movente principale non è il lucro. Di queste fanno parte le imprese pubbliche, quelle non profit, le cooperative sociali, gli enti del Terzo Settore, le Società Benefit, le imprese sociali. In alcuni paesi anche imprese private di grandi dimensioni non hanno il profitto come principale obiettivo. Questo punto, inoltre, prescrive giustamente alle aziende di considerare “le conseguenze delle proprie attività sul piano dell’impatto ambientale, dei diritti e del benessere dei lavoratori”. Lo standard più moderno, anche delle grandi imprese, però, prescrive non solo il rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori, ma anche il rispetto dei diritti dei consumatori e di tutti i portatori di interesse (stake holder) ossia di chiunque subisca un nocumento dall’attività e dai prodotti dell’impresa, subendone così i cosiddetti “costi sociali” (social costs). La “riduzione dell’impatto ambientale” è ovviamente da perseguire. Tuttavia, quando la tipologia dei prodotti e dell’azienda lo permettono, andrebbe perseguita anche una ri-concezione dei prodotti, e delle loro modalità di uso e disuso, nonché una loro ri-manifattura secondo i principi dell’economia circolare.
13 – Principio di sussidiarietà
Il principio di sussidiarietà dice che se un ente inferiore è capace di svolgere bene un compito, l’ente superiore non deve intervenire, ma può eventualmente sostenerne l’azione. Il principio fu formulato nell’enciclica Quadragesimo anno del 1931 e fa parte della dottrina sociale della Chiesa cattolica. L’inclusione di questo principio nella Carta è un ulteriore richiamo indiretto a questa dottrina. Il passaggio della Carta che tratta il principio di sussidiarietà potrebbe forse essere più chiaro: “I bisogni dei cittadini possono essere efficacemente e legittimamente soddisfatti anche in virtù delle iniziative degli enti territoriali più prossimi (autonomia verticale) o delle iniziative degli stessi cittadini, con particolare riguardo alle attività del terzo settore (autonomia orizzontale)”.
14 – Cura delle parole
Questa voce raccomanda “il confronto rispettoso delle opinioni altrui”. Una parte del testo recita: “La cura delle parole, l’attenzione per il linguaggio adoperato sono importanti anche al fine di migliorare i legami di integrazione e di rafforzare la coesione sociale. Le espressioni verbali aggressive devono essere considerate al pari di comportamenti violenti. La facilità di comunicare consentita dalle tecnologie digitali e alcune dinamiche innescate dal sistema dell’informazione non devono indurre a dichiarazioni irriflesse o alla superficialità di pensiero.” Queste frasi sono molto opportune. Anche questo punto mi sembra necessario solo nel contesto italiano, nel quale il linguaggio, compreso quello politico e quello di una parte del personale 5 Stelle, è particolarmente degradato. Nelle Carte dei valori dei partiti europei che ho studiato, non ho trovato accenno all’uso delle parole – forse perché in altri paesi il rispetto fa parte del costume più di quanto avvenga in Italia.
Conclusioni
Nel complesso la Carta dei principi e dei valori spicca nel panorama politico italiano. Essa, infatti, traccia un profilo politico che si pone, pur in modo blando, nella tradizione dei movimenti di riforma sociale di matrice cristiana, socialista ed ecologista. Questo posizionamento si conferma con i riferimenti indiretti della Carta ai contenuti eco-sociali dell’enciclica Laudato sì di Papa Francesco. Nella Carta mi sembra inoltre apprezzabile l’assenza di riferimenti al digitale e alla ideologia digitalista che per il Movimento fu quasi una religione. Infine, la Carta permette a una persona di scegliere di aderire o meno al Movimento 5 Stelle e di avere o no il diritto di farne parte. La Carta diventa così la bussola di un partito che di bussole come questa non ne aveva, e di cui chiunque poteva fare parte.
Accanto a questi pregi, a mio parere la Carta ha alcuni difetti che ho esposto in precedenti articoli e nelle pagine precedenti e che ora riassumo. Nella Carta manca l’approccio globale che permea l’enciclica Laudato sì, ossia il dettame della responsabilità dei ceti e dei paesi ricchi verso la giustizia sociale ed ecologica, in un contesto mondiale. Per questo sarebbe opportuno aggiungere qualche riferimento al conflitto di interessi tra ceti e tra paesi diversi. Nella Carta la Ecologia integrale è poco rappresentata nel numero delle parole (170 su 2900), nel testo della relativa stella, abbastanza generico e lacunoso, e nel rimanente testo di tutto il documento. L’impegno per la parità di genere meriterebbe più spazio e possibilmente una delle 5 Stelle. L’ Innovazione tecnologica non merita una stella perché essa è uno strumento ambivalente e non un valore etico-politico.
Come ho sottolineato, la Carta non nomina mai il Movimento 5 stelle ed enuncia in un modo quasi “costituzionale” principi e valori che potrebbero guidare nel nostro tempo ogni partito. In questo stile, un po’ da manuale universitario, si riconosce la mano del professore di diritto più che quella del leader di partito. Il che non è necessariamente un difetto.
Le manchevolezze della Carta – forse emendabili in successive versioni – non inficiano comunque i suoi pregi e i meriti di chi la ha redatta. Sarà interessante vedere come i contenuti della Carta determineranno la politica del Movimento 5 Stelle e la scelte di chi volesse farne parte oppure volesse avversarlo.
[1] Vedi: Il lavoro intero, p. 291-304, in «Futuro sostenibile», Marco Morosini, Wolfgang Sachs, Edizioni ambiente, 2011 / tinyurl.com/2p9bw45b
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