Partiti e politici
Ma la Consob cosa c’entrava, a parte le sanzioni a papà Boschi?
Nel dibattito di questi giorni manca, continua a mancare, la risposta a una domanda semplice: “perché?”. Perché Maria Elena Boschi, responsabile delle riforme istituzionali e costituzionali, ha incontrato almeno tre volte Giuseppe Vegas, presidente della Commissione Nazionale per la società e la borsa, autorità italiana per la vigilanza sui mercati finanziari, nota a tutti come Consob?
La domanda parrà oziosa ma, come capita in questi tempi in cui la sostanza ultima viene presto sepolta da una montagna di supposizioni, retroscena e difese e offese di (ogni) parte, oziosa non è. Se abbiamo capito, l’attivismo della Boschi viene spiegato, e giustificato, con la volontà di spendersi per tutelare una banca molto importante per le attività economiche svolte sul suo territorio di provenienza, e quindi sul suo territorio naturale di consenso. Era preoccupata perché l’ipotetica acquisizione da parte della Popolare di Vicenza (altra banca in grande salute, peraltro) avrebbe fatto confluire l’istituto nel perimetro di un altro istituto punto di riferimento per un distretto (quello orafo) diretto competitor di quello toscano caro alla Boschi. Ordinaria moral suasion, si affretta dire qualcuno. Insomma, parliamone.
Ci sono infatti due problemi, piuttosto grossi. Il primo: Pierluigi Boschi, padre della ministra, era amministratore della banca e di lì a poco sarebbe diventato vicepresidente dell’istituto. Ricopriva quindi un ruolo importante nei ranghi dell’istituto di credito, e la sua futura nomina (avvenuta il 4 maggio del 2014) sarebbe stata riferita proprio da Boschi a Vegas. Questo dato rivelato da Vegas ieri alla commissione d’inchiesta è meno ordinario. Perché Boschi avrebbe detto al presidente della massima autorità di vigilanza che suo padre avrebbe acquisito più potere all’interno di una banca vigilata, e che naviga per di più in acque difficili? Non è dato sapere.
Ma c’è un altro problema, non da meno. Se Boschi era preoccupata per il destino del suo distretto produttivo/elettorale di riferimento – cosa ovviamente del tutto legittima -, e temeva che la possibile acquisizione da parte di Vicenza penalizzasse Arezzo, perché tra le varie interlocuzioni ne ha stabilita una – che diremmo privilegiata, a giudicare dal numero di incontri – con la Consob, che ha la funzione principale di vigilare sugli intermediari finanziari, sul loro corretto e trasparente funzionamento? Perché è del tutto chiaro che l’attività di Consob, per la sua stessa finalità e per gli stessi criteri e leggi cui è sottoposta, non può in alcun modo essere “sensibile” alle giuste preoccupazioni elettorali di questo o quel politico e in ogni caso il ruolo di Consob, in campo di fusioni, è ancillare rispetto a quello di altre autorità, a cominciare da Bankitalia. Ci sono stati anche incontri sul tema Etruria coi vertici di Bankitalia? Chi vi ha partecipato, e per dire cosa?
Il concetto doveva essere chiarissimo sia a Boschi che a Vegas, e i loro insistiti incontri meriterebbero di essere spiegati, nel dettaglio dei contenuti trattati, da entrambi, invece di difendersi a colpi di non ricordo o citando sms che proponevano irrituali incontri casalinghi alle 8. Per quanto ne sappiamo siamo al contorno, mentre il piatto forte riguarda ciò di cui i due hanno parlato. Questo ci interessa, tanto più che proprio la Consob pochi mesi fa ha sanzionato i vertici della banca di Arezzo proprio in relazione alla trasparenza e correttezza delle informazioni fornite al mercato, per quanto successo tra il 2012 e il 2014.
Tra i sanzionati dalla autorità, essendo amministratore della società, c’era ovviamente Pier Luigi Boschi.
Devi fare login per commentare
Accedi