Partiti e politici

L’uomo di potere deve governare. La scusa “Vogliono farmi perdere” non tira più

11 Marzo 2016

Pur essendo discretamente evidente, nessun esponente politico della sinistra Pd ammetterà mai il progetto neppure tanto nascosto di far perdere Renzi. Fargli perdere le amministrative, intanto, e con amministrative poco luminose produrre l’inevitabile erosione del consenso. Particella dopo particella, goccia dopo goccia, il consenso andrà a sciogliersi come un cubetto di ghiaccio. Il respiro di questa operazione è cortissimo, ancorché possibile. Cortissimo, perchè come progetto manca totalmente di un’idea a cui ispirarsi. Si abbatte il tiranno con i mezzi a disposizione: ora un passaggio parlamentare, ora uno elettorale, questa la striminzitissima strategia. Per ora i passaggi parlamentari non hanno dato frutti, anche perchè la disinvoltura politica del premier è in grado di tamponare qualsiasi imboscata, almeno sui passaggi fondamentali del suo programma di governo. Verdini è un delizioso parapioggia da sfoderare nelle giornate più cupe. Si può dire, da questo punto di vista, che la gestione dell’Aula ha in Matteo Renzi un suo interprete perfetto. Ha le alleanze giuste nei momenti giusti (poi su cazzatelle di complemento, è capace di chiedere a Verdini di votargli contro, giusto per dare l’impressione che il loro patto non sia affatto organico com’è ormai opinione comune).

Non passa giorno che il presidente del Consiglio non abbia a lamentarsi (con i giornalisti più dediti all’esposizione del suo pensiero) degli attacchi continui della minoranza dem. Sono toni un po’ muscolar/propagandistici che muovono a sincera tenerezza, pensando anche alla portata politica dei destinatari, a cui peraltro lo stesso D’Alema non dà un soldino di speranza. Con il suo solito cinismo, il vecchio segretario ha spiegato che non c’è nulla a sinistra del Pd e nulla potrà crearsi. Un modo per sottolineare la scarsa personalità dei soggetti che animano la fronda, ma anche un significativo messaggio all’attuale segretario: hic manebimus optime. In questi casi, generalmente, tra persone che si lamentano in continuazione – la sinistra si lamenta di Renzi, Renzi si lamenta della sinistra del Pd – e che rischiano onestamente di scassare i cabasisi ai cittadini, l’onere di una maggiore responsabilità toccherebbe al più potente dei due, quello che ha il giocattolo per le mani, quello che può fare e disfare, insomma quello che per definizione è l’uomo di potere.

Questo Pd, questa situazione attuale del Partito Democratico, sono la risultante di tante cose, ma non vi è dubbio che l’accelerazione impressa da Matteo Renzi in direzione di altri valori da quelli di una sinistra tradizionale, sia una delle cause principali. Crediamo onestamente che una persona sveglia come lui avesse messo nel conto tutto quello che sta succedendo, ne abbia pesato le conseguenze, e valutate per quello che sono. Prendersi pezzi di destra, annettendoli al Pd senza fare un plisset, cosa poteva produrre? Chiamare a largo del Nazareno il buon Silvietto per farci delle robe un po’ così, stravolgendo la Costituzione, che cosa poteva mai suscitare? Perso per strada e per stanchezza il vecchietto, ormai vagamente rintontito dai cagnetti, e imbarcato il più tonico Verdini dal folto pelo sullo stomaco, quali segnali amorevoli poteva aspettarsi il giovane e disinvoltissimo Matteo Renzi? Poi, se vogliamo prenderci anche un po’ per il culo, possiamo anche lamentarci della sinistra dem, ma con questo curricum vitae è sin troppo poco quello che sta succedendo.

Se è il caso ormai di uscire dalle ipocrisie, e dai fantaracconti giornalistici, l’onere primario dunque toccherebbe al presidente del Consiglio, il quale ha ancora un pezzo (lungo?) di coabitazione forzata con questi “sinistri”. Se davvero fino al 2018, questo lo stabiliranno certi passaggi stretti, ma questo è l’obiettivo di legislatura. Fino a quel momento, momento della liberazione nazionale (le elezioni, finalmente!), questi dispetti da Sandra e Raimondo fanno anche un po’ pena. Non sono credibili, non hanno senso. E per un uomo di potere, non sono neppure convenienti. Ci si batte con i paria, anche per tenere alta la considerazione di sè. Litigare con chi non può ormai più nulla, è solo una leziosa impalcatura per mantenere in vita una finta contrapposizione interna. Tanto poi le battaglie vere arrivano, si perde, si vince, e su questo si stabilisce finalmente il grado di consenso reale all’interno del Paese.

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