Partiti e politici

Mattarella, l’uomo del passato

29 Gennaio 2015

Vari miei amici su Facebook si stanno scervellando su chi devono votare alle Quirinarie.
Tengo la schiena diritta e appoggio un indefesso magistrato come Di Matteo ? Appongo la mia croce virtuale su una cariatide rispettata dell’antimafia come Imposimato? Oppure spariglio e punto su Prodi e Bersani per cercare di far entrare in crisi patti già stabiliti o mettere in imbarazzo l’avversario?

Valutazioni un po’ ingenue e tardive, se non si sbrigano quelli del Movimento Cinque Stelle voteranno il loro candidato a Presidente già eletto. La politica naive sta perdendo per l’ennesima volta contro il Palazzo, della serie Casta contro cittadini 3-0, come dimostra la volata trionfale di un reduce della Prima Repubblica, la cui storia familiare prima che politica è radicata nella Democrazia Cristiana.
Moriremo democristiani? Forse non abbiamo mai smesso di esserlo.

Sergio Mattarella ha il phisique du role del Presidente, ci sono tante analisi politiche e biografiche che spulciano la sua storia ma nessuna ancora indaga il suo aspetto, che denota in maniera evidente la vittoria del mezzo tono sulla saturazione, dei caratteri sobri ma eleganti sulla chiassosa volgarità di una felpa alla Salvini o della camicia bianca renziana.

Mattarella è un uomo in grigio ma con una bella chioma bianca, di quelle che hanno bisogno di barbieri esperti e siciliani. Palermitano, dell’isolano ha i lineamenti e i modi, lo sguardo freddo e duro dietro un paio di occhiali dalla montatura semplice, leggeri ma senza l’arroganza di quelli senza montatura che portano di solito professionisti, quasi sempre dentisti o commercialisti.

Eppure non è la sua foto recente con la toga austera e un po’ ridicola, come lo sono tutte le toghe, che lo rappresenta ma un’altra di fine anni ’80, periodo nel quale non era una riserva della Repubblica, ma un esponente di spicco della sinistra democristiana. In questa foto che ricordo di aver visto ma pare sparita da qualsiasi archivio Google, la sua giacca era giallognola, aveva delle righine sottili ma non vistose, erano quelle giacche che portavano le persone serie negli anni ’80, trasmettevano qualcosa di sovietico malgrado chi le portasse fosse stato per tutta la vita dall’altra parte della barricata. Un che di sovietico e nobilmente burocratico, una giacca che sarebbe stata benissimo a un compenente del Politburo ma anche a un sottosegretario Dc. Quella giacca univa più del consociativismo, di cui allora nessuno conosceva nemmeno l’esistenza.

E poi gli occhiali, rettangolari e mediamente spessi, non più quelli neri ed enormi anni ’60 che sarebbero stati riscoperti dagli hipster ma un compromesso, storico. Ora gli hipster votano Magalli effetto Pills, oppure sostengono Morandi o la Carrà, per loro è tutto un gioco, il sarcasmo è l’unica cosa che funziona, al cinema, nelle serie, nei discorsi.

Il drammatico deve essere bandito, per sempre; al cinema andranno compatti a vedere l’Italiano medio di Maccio Capotonda firmato Medusa Produzioni.
Altri invece se ne staranno a rimuginare su come sarebbe stato bello come Presidente un Zagrebelsky o qualche altro professorone di diritto, per fortuna a nessuno è venuto seriamente in mente di candidare Eco.

Intanto Mattarella, una stirpe di politici dietro di lui e davanti a lui, salirà sul Colle come un Gronchi qualsiasi, uscito dai conciliaboli, da quella partita a scacchi appassionante che si rivela un’elezione a scrutinio segreto.
Nessun scandalo, il regime parlamentare funziona così e per Renzi, fautore di una terza Repubblica dell’informalità formato twitter, si tratta di accettare un signore della Prima.

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