Partiti e politici
L’ultima bugia di Beppe Grillo sul suo blog “a sua insaputa”
Nelle ultime ore si discute e si ironizza molto su Beppe Grillo e sul suo famigerato blog dove verrebbero continuamente pubblicati post “a sua insaputa”. In realtà – secondo alcuni esperti in materia, tra cui l’avvocato Guido Scorza interpellato da Repubblica – il sito sarebbe costruito con un sistema a “scatole cinesi” che rende assai complicato risalire all’effettiva titolarità dei contenuti pubblicati, dalle abbondanti bufale alle più gravi diffamazioni.
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Tutto è iniziato con una denuncia del Partito Democratico, che ha querelato il leader del M5S tramite il suo tesoriere Francesco Bonifazi per un post apparso sul sacro blog nel marzo 2016 dal titolo #RenzieBoschiACasa. Il testo incriminato prendeva spunto dalle dimissioni dell’allora ministro Federica Guidi, a causa dell’inchiesta relativa dell’impianto Tempa Rossa (su cui la Procura di Roma ha recentemente chiesto l’archiviazione per lei e per il compagno Gianluca Gemelli), per attaccare il partito dell’ex premier e alcuni suoi esponenti con frasi pesanti come: “tutti collusi. Tutti complici. Con le mani sporche di petrolio e denaro”. Il post, non firmato, era stato rilanciato dalle pagine social dello stesso Beppe Grillo, su quelle del movimento e dei suoi principali esponenti, nonché sui vari siti riconducibili alla Casaleggio Associati.
Comincia così il valzer delle carte bollate, proseguito per mesi fino al colpo di scena, la memoria difensiva dell’avvocato del leader del M5S che recita testualmente: “Beppe Grillo non è responsabile, quindi non è autore, né gestore, né moderatore, né direttore, né provider, né titolare del dominio, del blog né degli account Twitter e Facebook, non ha alcun potere di direzione né di controllo su tutto ciò che viene postato”.
In pratica, secondo il legale, tutto ciò che appare sul blog e sui social del comicoleader non è farina del suo sacco, ma è scritto e pubblicato da altri. Un brutto colpo per i suoi rumorosi seguaci, ma anche per lo stesso Movimento 5 Stelle che su un documento sottoscritto dal suo stesso capo afferma così l’esatto contrario: “Giuseppe Grillo, in qualità di titolare effettivo del blog raggiungibile dall’indirizzo www.beppegrillo.it, nonché di titolare esclusivo del contrassegno di cui sopra, mette a disposizione della costituita Associazione la pagina del blog www.beppegrillo.it/movimento5stelle. Spettano dunque al Signor Giuseppe Grillo titolarità, gestione e tutela del contrassegno, titolarità e gestione della pagina de blog”. A questo punto, la domanda del deputato dem Ernesto Carbone appare più che fondata: chi dice bugie? Grillo o il suo avvocato?
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Carte alla mano, il titolare del blog www.beppegrillo.it è l’assai meno noto Emanuele Bottaro, un amico di Grillo che, pur non avendo alcun ruolo nel blog e nel M5S, è titolare del dominio e “agnello sacrificale” da immolare nelle aule di tribunale. Non è un caso che a difenderlo sia Enrico Grillo, nipote del comicoleader.
Il capo del M5S, per cercare di mettere una toppa, ha poi pubblicato un post, spiegando così la sua versione: “il Blog beppegrillo.it è una comunità online di lettori, scrittori e attivisti a cui io ho dato vita e che ospita sia i miei interventi sia quelli di altre persone che gratuitamente offrono contributi per il Blog. Il pezzo oggetto della querela del Pd era un post non firmato, perciò non direttamente riconducibile al sottoscritto. I post di cui io sono direttamente responsabile sono quelli, come questo, che riportano la mia firma in calce. Nessuno scandalo, nessuna novità. Se non il rosicamento del Pd per aver per il momento perso la causa, cosa che Bonifazi ha scordato di dire. Nessuna diffamazione. Nessun insulto. Semplice informazione libera in rete. Maalox?”.
Grillo ha confermato quindi la versione dell’avvocato, con buona pace dei poveri grillini e dei loro documenti ridotti a carta straccia. Il blog di Grillo non è dunque opera di Grillo (salvo i post da lui firmati) così come non è lui a scrivere sul suo profilo Facebook e sul suo profilo Twitter. Ammesso che sia vero, nello stesso post il comicoleader (sempre più comico e sempre meno leader) scrive una bugia certificata: non è affatto vero, infatti, che il Pd avrebbe “per il momento perso la causa” (definizione già di suo assai singolare), bensì la pratica è stata solo trasmessa dal tribunale di Genova a quello di Roma per incompetenza territoriale.
Insomma, prima o poi doveva succedere: dopo le case e le polizze, non poteva mancare il blog all’insaputa del titolare. Ma le bugie – anche quelle virtuali – hanno sempre le gambe corte.
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