Partiti e politici
L’ordine della casta italiana (giornalisti+burocrati): delegittimare Podemos
C’è un atteggiamento molto italiano, conservativo e soprattutto poco nobile, nella narrazione dominante del fenomeno Podemos o, in più larga scala, di ciò che sta accadendo in Europa. Un atteggiamento che per via neppure troppo sotterranea, intenderebbe alleggerire se non delegittimare il peso di un risultato elettorale di quelle proporzioni. L’obiettivo è quello di analizzare ciò che è successo con il classico sopracciglio alzato, con lo sguardo di chi si sente unico paladino di una certa politica istituzionale, che ha come corpo centrale sempre i partiti tradizionali, e dunque si infastidisce se i percorsi prefissati scartano dai binari e creano nel mondo meraviglia, sensazione, entusiasmi. Nuovi equilibri che metterebbero a repentaglio le “loro” sicurezze. Ecco, questa Casta formata non solo dai politici in servizio permanente effettivo ma da molti altri soggetti – editorialisti dei grandi giornali, burocrati, grand commis, tutto quel mondo che succhia da secoli dalle grandi mammelle di stato – ha la necessità di offrire all’esterno una rappresentazione falsata della realtà, cerca di delegittimare i movimenti assimilandoli a sfascisti che non hanno a cuore l’Europa, instilla nei cittadini elementi di inquietudine, in modo che anch’essi, parzialmente smarriti dai cambiamenti, abbiano lo sguardo diffidente nei confronti del nuovo che avanza.
L’esempio Podemos è sufficiente clamoroso per spiegare il fenomeno, qui in Italia si cerca di assimilarlo in tutto e per tutto al Movimento 5 Stelle e per un motivo ben preciso che è poi quello di minarne la credibilità alla radice. In realtà, Podemos è un movimento del tutto diverso dai grillini e per due motivi abbastanza clamorosi. Il primo è che non è etero diretto da chicchessia, non ha (fortunatamente) un Casaleggio a cui rendere conto, non esiste un guitto di talento come Beppe Grillo che decide della vita e della morte dei parlamentari, e che ha sostanzialmente cristallizzato la sua formazione sin dai primi momenti di vita politica. Il secondo, anch’esso clamoroso ed evidente, ha a che fare direttamente con l’idea politica, con la prospettiva, esattamente ciò che è sempre mancato ai 5 Stelle. Podemos, da subito, ha immaginato le alleanze possibili per arrivare al governo oggi delle città, domani forse del governo centrale.
Un’intuizione politica che ha una sua modernità. Podemos ha capito subito che la politica è il frutto di compromessi, e l’obiettivo di un compromesso alto è ciò a cui tende. Grillo ha sempre bloccato qualsiasi alleanza, anche quelle virtuose che avrebbero portato, per esempio, all’elezione di un presidente della Repubblica come Romano Prodi. Grillo evita ogni spiraglio di dialogo, ne fa un punto distintivo, si esaurirà nel tempo in uno straordinario autodafé. Ai benpensanti italiani, la vittoria spagnola di Podemos dà molto fastidio. Lo capisci dalle parole che usano, cariche di diffidenza, quasi sarcastiche, buttate là con quell’insopportabile tono di superiorità, lo avverti dai concetti che utilizzano, ci raccontano che “quelli” non sanno governare, che non ne hanno l’attitudine, che sono solo un bacino di sfogatoio, senza alcuna possibilità di futuro.
Può essere che sia così, per carità. Ma è troppo sospetta la sollevazione immediata, scattata in sincrono, rispetto alla vittoria spagnola di questi “rivoltosi” di Podemos. Questa è la vera Casta, quella che teme ogni movimento tellurico che smuove la terra sotto i piedi e che allora si riorganizza secondo meccanismi sempre uguali, con i tromboni dei giornali che allarmano, con i burocrati che si muovono nei loro uffici europei spargendo terrore, con i partiti tradizionali che, completamente fuori dal tempo, si accreditano come gli unici salvatori degli equilibri politici.
È questa casta che non ha più prospettiva, che ha finito le sue cartucce, che non ha risposte da offrire, se non quelle protettive sin qui utilizzate per salvare il proprio sedere e metterlo amabilmente al calduccio.
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