Partiti e politici

La sinistra, per fare male a Renzi, deve abbracciare Grillo

6 Dicembre 2015

Tanti (troppi?) sondaggi hanno riempito le pagine dei giornali cartacei e on-line negli ultimi giorni. Ci hanno descritto le “esatte” tendenze di voto degli italiani. O meglio: dei pochi italiani che hanno risposto ai quesiti, perché i tassi di astensionismo, di non-risposta, di incertezza superavano in molte delle consultazioni virtuali il 40-45% degli intervistati. Ergo: stime altamente aleatorie, visti anche i ridotti margini di distacco tra le diverse formazioni, in caso di ballottaggio.

E’ giunto il tempo, allora, di fare una breve analisi dello stato di salute dei partiti, tenendo conto ovviamente anche dei dati di sondaggio, ma non solo. Cercando di andare oltre, di capire cosa pensano gli elettori dei diversi partiti e quale sarà il loro appeal nei prossimi mesi. Questo è il primo di una serie di articoli che ci accompagneranno, nei prossimi giorni, in una rapida rassegna delle principali forze politiche italiane. Oggi è il turno dell’area di sinistra, intesa in senso ampio: Pd e gli altri gruppi alla sua sinistra.

Iniziamo proprio da questi ultimi, la cui numerosità e consistenza è ancora molto incerta: Sinistra Italiana, quel che resta della diaspora di Rifondazione, il movimento di Civati (Possibile?), Sel (se ancora resterà separato), i verdi, i socialisti, eccetera eccetera. Come è chiaro, più sono e meno riusciranno ad avere una certa consistenza. E’ un’area che, anche se vivesse un improvviso ritorno di fiamma da parte degli elettori italiani, non potrà mai andare oltre il 7-8% di consensi, sommando tutti i suoi rivoli. Resterà pertanto minoritaria e difficilmente potrà incidere sui destini del paese. L’unica possibilità di contare qualcosa, forse, sarà solamente in caso di ballottaggio tra Pd e M5s, perché potranno incidere in maniera significativa, voltando le spalle al Pd, su una eventuale vittoria del movimento di Grillo. Per il resto, potranno movimentare in maniera talvolta efficace i dibattiti televisivi, i blog, le discussioni sui social, puntualizzando fino allo stremo la loro alterità nei confronti del governo Renzi. Ma nulla di più.

Il Partito Democratico (di Renzi) vive un momento assai particolare: resta sempre la forza politica più indicata dagli italiani, ma la loro fiducia nel suo leader e nelle sue proposte politiche sta subendo ormai da mesi una significativa contrazione. Il sogno ottimistico di Renzi si dovrebbe nutrire di fatti economici e occupazionali indiscutibili, di una ripresa che si può immaginare vicina ma che ancora non si è realizzata in maniera certa ed evidente. Rimangono ancora solo speranze quelle degli elettori di andare incontro ad una forte e deciso mutamento di rotta. Alcuni segnali positivi non bastano a rassicurare la popolazione che le scelte politiche di Renzi vadano nella giusta direzione. Finora il Pd ha potuto contare sulla mancanza di vere alternative di governo, ma il 2018 si avvicina, e la recente capacità del Movimento 5 stelle di incarnare una nuova forma di governo, e di gestione del potere, pur tra alti e bassi, comincia ad essere percepita come possibile da parte degli elettori.

I sondaggi danno attualmente come quasi certo un ballottaggio tra Pd e M5s, alle prossime politiche, con distacchi tra i due contendenti molto ravvicinati, ma più frequentemente in favore del movimento pentastellato. Ed il Pd potrà avere la meglio sul suo antagonista soltanto se si arriverà alle elezioni con alle spalle almeno qualche mese di forti segnali positivi per il paese. Altrimenti, è altamente probabile una scelta a suo sfavore, soprattutto se il M5s si sarà rinnovato realmente, portando a buon fine l’idea di mettere da parte Grillo e presentarsi con una vera classe dirigente in pectore. Ma su questo torneremo nei prossimi giorni, quanto sarà il turno dell’analisi dello stato di salute del Movimento 5 stelle.

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