Partiti e politici
Lo slogan vincente dei 5 stelle: tutti a casa!
Passate in parte le reazioni a caldo dei primi giorni, l’euforia (di 5 stelle e Lega) o la delusione (di Pd e LeU) per il risultato elettorale, si può iniziare a ragionare con più calma su quanto è accaduto, e sulle motivazioni che hanno portato gli italiani a scegliere questa o quella parte politica. Grazie ad alcune indagine ad hoc effettuate da Ipsos, è possibile conoscere a cosa attribuiscono gli elettori il successo o l’insuccesso di quelle tre aree politiche.
Cominciamo con gli sconfitti. Quali le ragioni di questa débâcle, per certi versi annunciata ma certamente più grave del previsto, del Partito Democratico? Gli italiani si dividono abbastanza nettamente in due fazioni: gli elettori di sinistra, estrema o moderata che sia, attribuiscono le colpe principali alla presenza di Matteo Renzi e alla sua permanenza ai vertici del Pd anche dopo la batosta del referendum; quelli di destra e i pentastellati ritengono al contrario che il motivo più evidente sia l’incapacità del Pd di pensare (anche) ai cittadini con problemi economici e sociali. Quasi nessuno, tra l’altro, imputa la sconfitta alla (buona) prova del governo Gentiloni.
Una spaccatura evidente che sottolinea ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che le proposte e le politiche della sinistra sono percepite – da chi non li vota – come più vicine alla società più tutelata, quella dei ceti medi o medio-alti, mentre la fascia più debole della popolazione non viene tenuta in sufficiente considerazione. E il buon successo elettorale in alcune delle aree più benestanti del paese ne è una indiretta conferma, mentre i leader e gli stessi elettori della sinistra non paiono rendersene pienamente conto.
Passiamo ai vincitori. Sulle cause del successo della Lega c’è una sostanziale omogeneità di pensiero: il traino decisivo è giudicato unanimemente la volontà leghista di combattere efficacemente i problemi di insicurezza derivanti dall’immigrazione incontrollata e dall’aumento, in generale, del clima di pericolosità sociale. La battaglia per la legittima difesa, da una parte, e per un controllo più duro nei confronti dei clandestini, dall’altra, sembra avere dato dunque i frutti sperati per il partito di Salvini.
Come per il Pd, anche le ragioni della larga vittoria del Movimento 5 stelle vedono gli italiani spaccarsi in due gruppi, e questa spaccatura è per certi versi paradossale. Dunque: il primo gruppo è formato sostanzialmente da elettori pentastellati, e la cause del successo M5s viene da loro individuato nella voglia di mandare a casa la vecchia classe politica, la “casta”, per cambiare radicalmente il volto della politica. Il secondo gruppo, composto da tutti gli altri elettorati, è invece dell’idea che alla base della loro vittoria ci siano i contenuti e le proposte innovative formulate dai leader M5s. Come se a fidarsi maggiormente del tipo di politiche proposte dai 5 stelle non fossero i suoi elettori, ma coloro che non l’hanno votato. Per i votanti 5 stelle, lo slogan che ha funzionato meglio pare essere: tutti a casa!
I problemi, in caso di governo pentastellato, potrebbero nascere proprio da qui, allora. Come modellare delle politiche che trovino un consenso generalizzato tra i suoi elettori, se questi li hanno scelti principalmente in funzione anti-casta?
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