Partiti e politici
Lo scopone Scientifico, o della Virtù della Incoerenza
Lo scopone scientifico era il giuoco di quella Prima Repubblica che oggi nel tizianesco e vivido panneggio del rito quirinalizio e di fronte alla incertezza degli eventi tanti invocano con più che nostalgia e rassicurante sguardo. Ma il tempo non è passato invano e dalle “mani” dominate da effetti speciali atti a vincere quanto a stupire ma saldamente nel perimetro delle regole del Codice di Chitarella, il grande teorico settecentesco del napoletanissimo gioco, si è passati attraverso la scuola di Arcore ad aggiungere alla raffinatezza partenopea la incoerenza quantica della quale il Cavaliere fu indiscusso e sopraffino praticante. Quella incoerenza sfrontata che da sola sparigliò ripetutamente le vestali della tradizione repubblicana con la sagacia ostinata del parvenu giocata con presuntuosa e irriverente leggerezza contro le gioiose macchine da guerra e la sottigliezza di quegli uomini di mondo adusi ai corridoi delle Camere quanto ai saloni del sommo Colle.
Matteino di quel mondo nulla sa preferendo citare nei momenti clou più Baden Powell che Carl Schmitt ma ha assorbito ciò che le Vestali della Ditta e zone limitrofe avevano finalmente dimenticato: non tanto la spregiudicatezza che fu già di Prodi tra gli altri ma la incoerenza quantica come strumento supremo dello spariglio. Questo è ciò che lo rende “moderno”, post Seconda Repubblica dalla quale eredita la Incoerenza Brianzola come Ordigno Fine di Mondo che si pensava ormai sepolta nelle ceneri del Ruby Ter.
Applicata all’oggi la partita si apre con la prima mano senza parlare e il silente Quirinale pensava di cavarsela con una ramanzina a due mani dopo l’ardire del discorso da statista della sera della sconfitta che entrava a due gambe nelle prerogative del Capo dello Stato. Ma già nel pomeriggio quando Grillo fa passare il primo sei di coppe e ipoteca la Primiera chiedendo una piccola modifica alla legge elettorale del Senato, dopo un giro a scartini dove tutti parlavano di nomi e legislature ecco che in serata Alfano, il compagno di coppia che essendo palermitano non capisce una mazza del gioco dei Bassi ma si adegua silenziosamente ammiccando, fa passare il primo sette sul tavolo sussurrando che va bene il voto a Febbraio.
La partita si dispiega sontuosa con un Quirinale probabilmente incredulo e la Ditta senza il gioco a coppe in mano: basta un effetto speciale, la modifica dell’Italicum togliendo il doppio turno e mettendo il premio alla coalizione e non al partito, e il Settebello della incoerenza è pronto ad essere calato sul tavolo perché con quella legge la sera saprai anche chi vince le elezioni alla Camera ma non chi governa né il Senato e tantomeno il Paese (cioè esattamente il contrario delle motivazioni per le quali si votò l’Italicum). Sì, il Senato, quella assemblea ormai démodé per la cui abolizione abbiamo fatto il Referendum, quella che non avrebbe più dovuto votare la Fiducia, quella dedicata alle autonomie che venivano spintonate dalla tentata riforma del Titolo V, soprattutto quella che non sarebbe mai più stata eletta dai cittadini diventa nel giro di una brevissima mano l’Ancora di Salvezza di Renzi, della Repubblica e della volontà popolare nella finissima purezza di un sistema elettorale proporzionale addirittura degno delle elezioni del ’48; altro che giochetto degasperiano con la legge truffa!!! Se anche Grillo dovesse vincere alla Camera si troverebbe poi un Senato eletto con il proporzionale puro e sbarramento all’8% dove si salva solo chi è in grado di fare coalizioni appunto modello ‘48. Dato che M5S possono fare tutto tranne che coalizioni il gioco è fatto, si può perdere la Primiera ma si vince contando le carte.
Se invece Matteino a Febbraio alla Camera la spunta agitando lo spettro dell’essere l’unico possibile perché mica vorrete Grillo o Salvini; allora poi al Senato l’accordo con il centrodestra lui sì che lo può fare e a quel punto sono Ori, Carte, Primiera, Settebello e pure Scopa se salva anche la Boschi: il governo di coalizione che tutti invocano come summa distillata della saggezza della Prima Repubblica diventa il frutto primizio della Terza che nasce però dal dire di dimettersi senza farlo, dal voler riformare senza cancellare, dalla Incoerenza Quantica del dottor Berlusconi ma raffinata dalla giovanile spregiudicatezza di Matteo come strumento per trasformare la più bella giornata di D’Alema nel più buio meriggio senza parole per il Quirinale.
Ora, noi dobbiamo solo aprire le opere di Machiavelli e accettare che la Suprema Incoerenza sia una Virtù perché ministra della battaglia per il potere o far rimanere in noi la tristezza leopardiana dello Zibaldone e del Discorso sopra gli Italiani che Giuliano Amato cita spesso dai giardinetti. Il Settebello è sul tavolo tra occhi increduli e qualcuno che dice che così si va a sbattere. Ma è un qualcuno che non tira né coppe né bastoni perché le leadership col Chitarella si fanno nei congressi, non nelle primarie o nei referendum: se si accetta il gioco degli altri pensando di essere più furbi allora bisogna archiviare il Chitarella e metterci fantasia, e molta. Oppure Matteino re degli incoerenti gli fa passare la Primiera e andrà pure ringraziato.
Viva l’Italia! Ma soprattutto viva il Senato della Repubblica che – per dirla al contrario del signor di Lapalisse – è ancor vivo un attimo dopo essere morto.
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