Partiti e politici
Lo Monaco (+Eu):”Nel centrosinistra sardo nessuna coalizione è autosufficiente”
Le elezioni regionali sarde del 25 febbraio hanno decretato la vittoria di Alessandra Todde, ma hanno anche evidenziato il fallimento di Paolo Truzzu (che a causa del voto disgiunto ha preso meno voti della sua coalizione, ma che in queste ore spera ancora in un “ribaltone“) e della “Coalizione Sarda” guidata da Renato Soru. Qualcosa che a livello nazionale sarebbe identificata come Terzo Polo, ma che in realtà ha avuto una dimensione diversa e molto più focalizzata sulla figura di Soru e sui movimenti di ispirazione sardista (da non confondere con i sardisti di Christian Solinas).
La Coalizione Sarda è però rimasta fuori dal Consiglio Regionale. I voti ricevuti sono stati infatti al di sotto delle aspettative del candidato presidente e della coalizione, attestatasi all’8,6% con 63.100 voti. L’ex governatore si è detto sorpreso del risultato, così come Riccardo Lo Monaco, Coordinatore regionale di +Europa in Sardegna. La lista che univa Azione e Più Europa si è fermata infatti all’1,5% con appena 10.554 voti.
L’intervista a Riccardo Lo Monaco
Lo Monaco ci racconti la genesi di questa alleanza e perché avete ritenuto di appoggiare Renato Soru.
Abbiamo fatto una scelta politica sulla base dei profili dei candidati in campo e l’abbiamo mantenuta con coerenza. Abbiamo sostenuto con convinzione Renato Soru, che ringrazio per essersi battuto e speso con tutto se stesso per e con la forza delle idee. Col suo profilo riformista e europeista poteva rappresentare al meglio i nostri ideali e la stessa idea degli Stati Uniti d’Europa per la quale Soru ha sia accolto che sottoscritto l’appello di Emma Bonino.
Vi aspettavate questi risultati? Qual era il vostro obiettivo?
La nostra lista non ha certo ottenuto un buon risultato, questo dobbiamo ammetterlo, così come al di sotto delle aspettative è stato il dato della coalizione e quello sul candidato presidente. In tutta onestà dobbiamo dire però che negli ultimi dieci giorni di campagna elettorale il clima è cambiato: la Sardegna è stata presa d’assalto da mezzo governo, Salvini era sempre qua, e le terrificanti immagini delle manganellate di Pisa hanno risvegliato molte coscienze. Questo ha di fatto incanalato consenso verso chi alla fine è stato percepito come più favorito nella battaglia contro questa destra, e la ragione dei numeri ci dice che è stata individuata Alessandra Todde. Soru invece era stato di fatto oscurato dai media. A quel punto, per buona parte dell’elettorato di centrosinistra, non c’era più tempo per le proposte, per valutare le differenti idee di Sardegna, per confrontarsi sui programmi: l’unica cosa che contasse era votare “contro” per battere non tanto Truzzu, quanto Giorgia Meloni e una certa visione del mondo.
Come rispondete a chi non ha compreso la scelta di non appoggiare Alessandra Todde? Lei stessa si aspettava l’appoggio vostro e di Calenda.
Noi abbiamo sin da subito risposto all’invito del Pd a sederci intorno a un tavolo per valutare se ci fossero i presupposti per dare vita a un’alleanza, quanto meno programmatica, di tutto il fronte alternativo al centrodestra che aveva affossato la Sardegna. Sin dal primo incontro del 7 luglio abbiamo dichiarato, e poi sempre ribadito, che per noi era importante che una possibile alleanza vasta che andasse da +Europa al M5s potesse individuare il candidato o la candidata alla presidenza attraverso un percorso partecipato e condiviso che coinvolgesse anche gli elettori, in modo che fosse individuata una figura che potesse garantire la maggiore sintesi tra tutte le soggettività presenti al tavolo. Così non è stato e, coerentemente con quanto sempre dichiarato, abbiamo deciso di appoggiare Renato Soru.
Comunque, chiusa ormai la campagna elettorale e messe da parte le asperità proprie di ogni contesa elettorale, faccio i miei più sinceri auguri a Alessandra Todde per una sfida non facile, augurandomi che tutte le forze politiche facciano la loro parte per aiutare colei che per i prossimi 5 anni mi auguro possa essere la presidente di tutti i sardi. Congratulazioni anche per essere la prima donna a guidare la Regione.
Una piccola curiosità: come nasce l’alleanza locale con Rifondazione Comunista?
La Coalizione Sarda era già in piedi e Renato Soru, leader della coalizione, ci informò circa la disponibilità di Rifondazione a sostenere la sua candidatura. Il patto di coalizione con Rifondazione Comunista si è basato su due semplici impegni: interventi a sostegno delle estreme povertà e impegno per la riduzione della presenza militare nell’Isola con la restituzione alle comunità locali delle servitù militari dismesse. Due temi molto sentiti e assolutamente trasversali in Sardegna. Per capirci e per rispondere alle malelingue: nessuna presa di posizione “anti-NATO” da parte della coalizione né del candidato presidente.
Come interpretate il risultato di Truzzu e la differenza tra i suoi voti e quelli della coalizione?
L’amministrazione Truzzu non era certo giudicata positivamente dai cagliaritani e sul collegio di Cagliari si giocava la partita più importante in termini di numeri elettorali (la circoscrizione di Cagliari elegge da sola venti consiglieri regionali su sessanta divisi tra otto circoscrizioni). Al di là della bocciatura di Truzzu da parte dei suoi concittadini, rileva il fatto che le liste a suo sostegno abbiano raccolto il 49% dei consensi, mentre quelle del “campo largo” il 42%. Fatto sta che Alessandra Todde diventa Presidente anche grazie a una frangia di elettori di destra che, più o meno strutturalmente, più o meno intenzionalmente, forse anche per ribellarsi contro “l’imposizione” di Truzzu a svantaggio di Solinas, ha votato in accoppiata Alessandra Todde e le liste di destra.
Solinas avrebbe potuto vincere?
Non saprei, ma a giudicare dai numeri fatti dalla coalizione di centrodestra, la stessa che aveva malgovernato insieme a Solinas, penso che la possibilità di una riconferma dell’ex presidente non sarebbe stata così tanto remota.
Cosa succederà adesso? Più Europa è d’accordo con Calenda sull’impossibilità di correre “da soli” alle regionali?
Probabilmente non è più tempo di proporre in sede regionale terze vie, soprattutto quando un voto in più, a turno secco, vale il premio di maggioranza. Non funziona neanche con le candidature più autorevoli: in Sardegna era già successo con Michela Murgia ed è successo anche con Renato Soru. Diverso per le comunali in cui il ballottaggio permette la proposizione di più alternative al primo turno. Se però vogliamo far funzionare bene un vero bipolarismo locale occorre fare tutti uno sforzo di maggiore condivisione in sede di selezione e individuazione di persone e programmi. La Coalizione Sarda ha raggiunto l’8% dei consensi, se sommati al 42% del Campo Largo il fronte alternativo al centrodestra raggiunge il 50%. Sintesi: nessuno è autosufficiente. Personalmente sono anche convinto che in sede locale le primarie servano per recuperare l’astensionismo di un elettorato che ormai non si sente più coinvolto, lo dicono i dati: ovunque si presenti al voto un candidato scelto attraverso le primarie, la percentuale dei votanti aumenta.
Ci può dare qualche indicazione sulle elezioni europee e sul progetto della lista “Per gli Stati Uniti d’Europa”? Per voi federalismo europeo e autonomie rimangono centrali?
Come già detto, abbiamo scelto e sostenuto Renato Soru che per tutta la campagna elettorale ha parlato di Europa, dell’importanza dell’Europa e delle politiche europee, di come ci voglia più Europa “verso l’alto”, attraverso una cessione di sovranità ad esempio in tema di difesa e politica estera, e come occorra anche un contro-bilanciamento “verso il basso”, attraverso la devoluzione di alcune specifiche competenze verso le autonomie locali. Chissà, magari dall’esperienza della Coalizione Sarda potrebbe saltar fuori una figura da candidare alle Elezioni europee, nel Collegio delle Isole, che possa rappresentare questa visione proprio nella lista “Per gli Stati Uniti d’Europa“.
Emma Bonino dice:”amatemi di meno, votatemi di più“. La figura carismatica e l’appoggio a certe battaglie evidentemente non è bastato. Come intende strutturare il partito in Sardegna per far crescere i consensi?
Per i partiti nazionali di opinione, di per sé poco strutturati sul territorio, non è mai semplice confrontarsi con il voto locale che riflette altre dinamiche. Guardiamo il Movimento 5 Stelle per esempio: con sei consiglieri uscenti, pur esprimendo la candidata presidente e vincendo, ha raggiunto il 7% dei consensi, un terzo di quanto preso in Sardegna alle politiche del 2022. La nostra lista, per la prima volta in una competizione elettorale locale, con una campagna elettorale di un mese, diciamo che sta in media.
Però se non inizi mai a cimentarti con le questioni e le competizioni locali rischi di restare un partito a metà, e questa nostra prima avventura porta con sé degli aspetti positivi: abbiamo piantato i semi di una comunità politica organizzata, presente sul territorio e pronta ad affiancare alle sue battaglie storiche anche sensibilità e attenzione verso questioni prettamente locali, fondamentali per creare quel continuum di azione politica tra la fase generale, nazionale ed europea e quella particolare, locale e amministrativa.
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