Partiti e politici

L’Italia è una Repubblica Mediocratica

29 Gennaio 2018

Premessa. Questo articolo fotografa una tendenza. Come in ogni tendenza, esistono eccezioni e casi anomali. In alto, come in basso. Ma la tendenza resta.

Qualche giorno fa, Roberto Burioni ha scritto un lungo post su Facebook in cui comunicava di aver rinunciato alla candidatura in Parlamento (offertagli dal PD). Ha motivato il suo NO perché ritiene di poter fare più (e meglio) politica fuori dalle Camere e fuori dai partiti.

Pochi giorni dopo, Daniele Capezzone ha annunciato la sua intenzione di non ricandidarsi. E come lui, Massimo Corsaro. Andrea Augello ha poi dichiarato che il centrodestra non ha intenzione di ricandidarlo neanche in un collegio uninominale, nel giorno in cui Calenda – dall’altra parte – lamentava l’esclusione di candidature serie e competenti come De Vincenti, Nesi, Rughetti, Tinagli, Realacci e Manconi (alcune di queste poi “recuperate”), mentre Cuperlo e Orlando non sapevano se accettare la candidatura “a loro insaputa” in collegi decisi per loro dalla direzione del PD.

Dopo anni di “rottamazione”, “primarie”, “stop ai nominati” e chi più ne ha più ne metta, ci troveremo di nuovo un Parlamento preconfezionato dai leader di partito. Anche se la nuova legge elettorale prevede collegi uninominali – a differenza del Porcellum – molti dei candidati in quei collegi avranno il paracadute nelle liste bloccate dei collegi plurinominali. Inoltre, non essendo previsto il voto disgiunto, chi correrà senza paracadute sarà prevalentemente schierato in collegi sicuri (vedi Casini a Bologna o Giachetti a Sesto Fiorentino, ad esempio).

Dunque, in pochi anni, siamo passati dai nominati in Parlamento…ai nominati in Parlamento.

Stavolta le primarie – vere o in farsa – non le abbiamo viste e neanche sentite nominare.

E la rottamazione avviene in forma “random”, un po’ qui e un po’ lì sulla base di un criterio standard: la fedeltà al capo partito.

In questo contesto, le persone preparate solitamente danno fastidio perché hanno il curioso vizio di pensare… e dunque la selezione al rovescio della nostra democrazia rappresentativa procede a vele spiegate, continuando a trasformare sempre più i partiti in fan club e gli elettori in tifosi accecati, pronti ad ingoiare qualunque rospo che i loro presunti leader mettono sul tavolo. Anzi, pronti a difendere i rospi a spada tratta, come la “mente tribale” (cit. Haidt) ed emotiva (Westen) degli elettori insegna e come Facebook tutti i giorni documenta.

Tuttavia, per non correre alcun rischio, diversi fan club hanno in programma di abolire il libero mandato, così, qualora dovesse emergere qualche candidato fuori controllo, eviteranno alla radice il problema di eventuali teste pensanti in Parlamento. Si “parlamenterà” solo dicendo “sissignore” alle indicazioni dei capi-partito.

C’è una simpatica crepa in questa strategia: mentre tutti i partiti “tradizionali” cercano di contrastare i 5 Stelle puntando su una propaganda infarcita di competenza e di esperienza, finiscono per non ricandidare – o per far scappare a gambe levate – diversi protagonisti tra i più validi e preparati. L’anomalia è solo apparente, però, nell’era del voto al leader. Se Berlusconi è competente, egli deve essere messo in condizione di operare. Se per “votare la scienza” (come recita uno dei manifesti) bisogna votare il PD, è perché Renzi ci garantirà politiche a prova di scienza, e anche lui potrà farlo solo se avrà mani libere, senza rompi scatole tra i piedi. E così via, passando ovviamente per il MoVimento dei “cittadini” che fino a oggi è stato l’emblema della democrazia diretta (da Grillo e Casaleggio).

Il messaggio è chiaro: le pop star ci garantiscono i risultati e noi ci affidiamo alle pop star. Tutto ciò che può alterare questo percorso diventa automaticamente un problema. La soluzione, a quel punto, è contornarsi di yes-man e di yes-woman, possibilmente incompetenti e poco pensanti, per far sì che anche i tifosi stiano sereni: nessuno potrà abbandonare la nave con cui è finito in Parlamento. Il “patto con gli elettori” è salvo!

E pensare che – dati e ricerche alla mano – una delle caratteristiche che rende un minimo performanti le nostre democrazie sta proprio nel non fare ciò che si è promesso agli elettori (facendo loro credere il contrario, ovviamente). In pratica: il popolo è bue, ma vota. E quando votano, anche i meno buoi – che sono pochi – valgono quanto i buoi. Ergo, devo conquistare il più ampio numero di buoi solleticando le loro pance come se non ci fosse un domani. Poi, una volta al governo, restano buoi… per cui farò ciò che è giusto e che conviene fare, non ciò che ho promesso loro. Tanto neanche se ne accorgono, biased (cioè tifosi e miopi) come sono. E se proprio qualcuno dovesse far notare la mia incoerenza, mi difenderanno, perché credono prima di tutto in me. Se io cambio idea, loro cambiano idea: è questo il vero patto con gli elettori!

Jason Brennan, in Against Democracy, divide i cittadini in:

  • Hobbits (totalmente ignoranti politicamente e tendenti al non voto)
  • Hooligans (parzialmente competenti e completamente tifosi)
  • Vulcans (elettori informati, competenti e razionali)

Purtroppo per noi i vulcans sono pochissimi (sono tanti solo nei testi che descrivono quell’essere mitologico che è l’elettore razionale). La verità è siamo quasi tutti hooligans, che si autoconvincono di essere vulcans per guardarsi allo specchio con pseudo-dignità e per dire a tutti: “ho votato in base al programma!”. Alcuni di noi, poi, fanno la scelta dell’hobbit, Homer Simpson style: la politica fa schifo, non vale la pena neanche provare a informarsi, tanto meno andare a votare.

Ora, questo articolo può sembrare una denuncia sdegnata, una critica feroce alla classe dirigente che degenera sempre più verso la classe digerente, giocando con le nostre pance a suo piacimento. In realtà no, non è questo.

La mediocrazia non è il prodotto casuale di una politica malata. È il prodotto spontaneo di un’involuzione antropologica. E infatti si espande a macchia d’olio in tutto l’Occidente.

Abbiamo talmente voluto (e lottato per) la società in cui viviamo oggi, che la difendiamo giustamente a spada tratta. Ma non abbiamo letto attentamente il foglio illustrativo, alla voce “effetti collaterali”, tra i quali c’era il seguente:

Attenzione! La democrazia è un prodotto delicato e complesso, che implica sacrifici in termini di tempo, costi, informazione, impegno, attenzione, studio, spirito critico e riflessività. Se preferite il cazzeggio, il prodotto degenererà automaticamente in una mediocrazia cazzeggiante.

Direi che abbiamo scelto.

Diamo il via al televoto! E che vinca il migl… vabbè, qualcuno.   

 

 

 

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