Partiti e politici
L’irresistibile ascesa di Giorgia Meloni
Si poteva supporre, alla nascita del governo Draghi, che l’unico importante partito che fosse rimasto all’opposizione, i Fratelli d’Italia di Gorgia Meloni, avrebbe potuto beneficiare del suo posizionamento in termini di consenso elettorale. In misura maggiore se quel governo “di larghe intese” non avesse funzionato a dovere, ma in misura comunque significativa anche in caso di relativa efficacia nel combattere il virus e nel piano di ripresa economica.
Tenendo comunque conto che l’atteggiamento di fondo dell’elettorato, cosparso di ciò che un tempo ho definito come “fedeltà leggera”, non permette cospicui salti di schieramento, tra la sinistra e la destra o viceversa. Pur in una situazione di volatilità elettorale come quella attualmente presente nel nostro paese, è cioè complicato per un elettore tradire la propria parte politica passando direttamente a quella avversaria. Lo riesce a compiere solamente grazie al partito/movimento dei 5 stelle, che rappresenta una sorta di cuscinetto dove viene provvisoriamente messa in sordina la tradizionale dimensione dell’auto-collocazione politica (destra vs. sinistra).
Durante il primo governo Conte, una quota considerevole di elettorato pentastellato ha potuto dunque passare alla Lega mantenendo una propria coerenza di fondo, così come una quota (minore) è approdata al nuovo alleato del Partito Democratico durante il secondo governo Conte. Passaggi di voto, almeno virtuali, che stanno riportando il quadro politico, con la progressiva scelta di campo del M5s in direzione del centro-sinistra, verso una situazione del tutto simile a quanto si verificava fino ad una decina di anni fa, in epoca berlusconiana: destra contro sinistra.
All’interno di questo quadro generale, però, i principali attori sono radicalmente cambiati. Da una parte, Berlusconi conta sempre meno, e il duo Salvini-Meloni è il nuovo referente che lo ha definitivamente sostituito; dall’altra parte, il Pd trova il suo alleato consistente non più nell’arcipelago della sinistra e delle piccole formazioni di centro-sinistra, ma appunto nei futuri 5 stelle targati Giuseppe Conte, sempre se il processo di ridefinizione andrà in porto.
Ma ciò che oggi colpisce in particolare è proprio l’ascesa indiscutibile del partito che ancora alle ultime elezioni del 2018 sembrava di fatto l’anello più debole della coalizione: Fratelli d’Italia, erede in qualche modo del vecchio Msi e poi di Alleanza Nazionale, aveva ottenuto allora poco più del 4% dei consensi e cinque anni prima pareva addirittura sull’orlo di scomparire, quando non riuscì ad arrivare nemmeno al 2% dei voti.
Poi, poco alla volta ma con incredibile costanza, Giorgia Meloni iniziò la sua decisiva rimonta, culminata in questi giorni con l’avvicinamento (per qualcuno il sorpasso) del Partito Democratico e con la sfida aperta per la leadership della coalizione con la stessa Lega di Salvini, distante solamente un paio di punti percentuali. Un’ascesa che si nutre evidentemente di ex-elettori di altre forze di centro-destra che oggi si rivolgono al partito della Meloni facendolo diventare in pectore il possibile (probabile?) primo referente della sua coalizione.
Una quota superiore al 60% tra gli elettori di Forza Italia e Lega si dichiara infatti disponibile a votare direttamente per Fratelli d’Italia, abbandonando la propria precedente scelta di voto. E Giorgia Meloni viene giudicata positivamente da ben il 78% degli attuali votanti leghisti e da quasi il 60% dei votanti di Berlusconi. È altamente probabile che tra poche settimane vedremo lei ed il suo partito in pole-position nelle scelte elettorali degli italiani.
Università Statale di Milano
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