Partiti e politici
L’invasione dei migranti non esiste, è una psicosi fomentata da Salvini
Ciò che più lascia sconcertati assistendo alle violente polemiche sull’accoglienza e sulle politiche nazionali e comunitarie rispetto ai flussi migratori, è l’enfasi che viene data a un fenomeno che molti considerano “emergenza” ma che in realtà non lo è. I numeri parlano chiaro: non esiste alcuna “invasione” dall’Africa (parola usata a sproposito dato che sono sempre stati i paesi europei a invadere l’Africa – militarmente prima, economicamente poi – e non il contrario, ponendo le basi delle attuali migrazioni). In Italia, nel 2017, a una popolazione di 60,5 milioni di persone si aggiungono appena 186 mila richiedenti asilo e 167 mila rifugiati. I residenti stranieri (da paesi Ue ed extra Ue) sono circa 5 milioni e di questi 1 milione è nato nel belpaese. In questo caso parliamo di persone e interi nuclei familiari che si sono trasferite in Italia negli ultimi decenni, tranquillamente paragonabili agli oltre 120 mila italiani che ogni anno emigrano per lavorare in altri paesi (in tutto circa 5 milioni) e lì rimangono per tutta la vita. Rapportando i dati a quelli di Francia e Germania, scopriamo che nel 2017 i francesi hanno accolto sul loro territorio nazionale 401 mila tra rifugiati e richiedenti asilo (circa 50 mila più dell’Italia), i tedeschi ben 1.413.127. C’è da dire, a parziale discolpa dei tanti che vedono più migranti di quelli che effettivamente accogliamo, che nel nostro paese gli arrivi si sono concentrati negli ultimi anni, mentre in altre nazioni (anche per ragioni storiche) i numeri sono “diluiti” in un arco di tempo maggiore. Questo rende i popoli di quei paesi più inclini all’accoglienza, all’integrazione e alla gestione dei flussi migratori.
Al netto della percezione del fenomeno (sovrastimato da gran parte degli italiani, secondo l’Eurispes), parliamo dunque di numeri tranquillamente sopportabili, così come lo sono i circa 4,7 miliardi di euro che vengono spesi per la prima accoglienza, una cifra tra l’altro “alleggerita” dall’Unione Europea, non tanto per i 91 milioni stanziati a sostegno, ma per il fatto che è scorporata dal famigerato “Fiscal Compact” e non viene quindi conteggiata nel computo del debito e del disavanzo pubblico, cosa che accade per tutte le voci di spesa pubblica degli stati membri. Questo perché l’Ue considera le spese per i migranti (salvataggio in mare, prima accoglienza, istruzione e sanità) come extra. E se 4,7 miliardi di euro sembrano un’enormità presi come numero isolato, basta rapportare la cifra ad altre voci del bilancio dello Stato. Nel 2015, ad esempio, anno in cui si è registrato un picco degli sbarchi nel nostro paese dovuto alle crisi in Libia e in Siria, la spesa pubblica in Italia è stata di circa 826 miliardi di euro, di cui 447 miliardi destinati solo al welfare. Si tratta del 50,7% del PIL e in Europa spendono più di noi solo Austria, Belgio, Finlandia e Francia. Soldi che servono a pagare – tra le altre cose – le tantissime pensioni di anzianità e invalidità di un paese molto anziano, ma anche uno dei migliori sistemi sanitari al mondo. 4,7 miliardi di euro “a carico dei contribuenti” sono davvero pochi anche se rapportati a un’altra cifra: i 270 miliardi di euro che vale oggi l’evasione fiscale in Italia, anche quella è “a carico dei contribuenti”, ovvero gli italiani che pagano le tasse costantemente derubati da quelli che non le pagano. E se la stessa mobilitazione di intolleranza che molti dedicano a chi attraversa il deserto e poi il mare in cerca di una vita migliore fosse invece dedicata ai troppi che non contribuiscono al bene della comunità, vivremmo in un paese più giusto e probabilmente più accogliente.
Veniamo alla controversa questione degli sbarchi, oggetto di una martellante campagna propagandistica da parte dell’attuale Ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Secondo i dati diffusi dal Viminale, del 1 gennaio al 22 giugno del 2018 sono arrivati in Italia 16.316 migranti contro i 71.989 dello stesso periodo del 2017, con una diminuzione pari al 77,34% e contro i 56.382 del 2016 con un decremento del 71,06%. I migranti provenienti dalla Libia nel 2018 sono stati 11.288 con una diminuzione dell’83,67% rispetto al 2017 e del 79,98% rispetto al 2016. Numeri che dimostrano che le politiche messe in atto per contenere il fenomeno del traffico di esseri umani stanno dando i loro frutti, rendendo assolutamente ingiustificate azioni dimostrative come la chiusura dei porti italiani alle navi delle Ong. La verità è che a fronte delle costose promesse elettorali dei partiti che hanno dato vita al Governo guidato dall’invisibile Giuseppe Conte, creare una psicosi sui migranti è il modo migliore per distrarre le masse disinformate e poco inclini a una lettura consapevole dei fatti rispetto ai problemi reali.
In conclusione. In un paese abituato al lamento perenne e a uno “stato-balia”, in tempo di crisi sarà sempre più facile agitare lo spettro dell’uomo nero che spiegare alla popolazione che dalla crisi si esce solo rimboccandosi le maniche e senza scorciatoie. Perché 167 mila rifugiati non sono un reale peso per la comunità o un’invasione, milioni di apatici in attesa di soldi che piovano dal cielo sì…
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