Partiti e politici

L’inutile sogno della sinistra italiana di ‘fare come Tsipras’

26 Gennaio 2015

In Grecia la sinistra ha realizzato quello che è quasi sempre sembrato solo un sogno: diventare forza di governo senza doversi annacquare in una sinistra social-democratica-liberale (in ossequio al dogma secondo cui “si vince al centro”). In Grecia hanno vinto Tsipras e Syriza, ma a giudicare dagli entusiasmi che si registrano dalle parti di Sel e sinistra Pd sembra quasi che abbiano vinto loro.

D’altra parte Sel, e non solo, aveva già deciso di appaltare al leader greco il nome della lista di sinistra presentata alle elezioni europee, dimostrando così – se ancora qualcuno non l’avesse notato – che da quelle parti di leader veri e propri non ce ne sono. Oggi anche la minoranza Pd guidata da Fassina e Cuperlo (ché Bersani non è affatto detto che li segua) si unisce al coro.

Così, oggi, la scissione del Pd è ancora più probabile e i lavori per mettere assieme un cantiere delle forze di “sinistra-sinistra” che dia del filo da torcere a Matteo Renzi accelerano improvvisamente, anche grazie al concomitante Human Factor messo in piedi da Nichi Vendola a Milano.

Il ragionamento seguito sembra non fare una piega: “Quanto avvenuto in Grecia dimostra che anche in Italia c’è spazio, anzi c’è bisogno di una forza di sinistra unita“. E subito si inizia a parlare di cantiere, di coordinamento, di piattaforma, del lavoro necessario per creare una forza che unisca tutti quelli che non si riconoscono nella direzione impressa da Renzi. I nomi che circolano sono sempre i soliti: Vendola, ovviamente, Fassina, Cuperlo, Cofferati, potrebbero entrare a farne parte anche i comunisti di Ferrero e quello di Procaccini (segretario del Pdci).

Ed eccolo pronto, il cantiere che si prepara a sfidare il Pd di Renzi e a dimostrare che anche in Italia si può fare come in Grecia, e creare una forza di sinistra che possa competere in campagna elettorale. Altro che diaspora, altro che Rivoluzione Civile, grazie all’entusiasmo fornito da quanto avvenuto in Grecia tutti sono pronti a scommettere che questa volta si farà sul serio.

C’è però qualcosa che non torna. Da una parte Alexis Tsipras – 40 anni, in Parlamento dal 2009 – dall’altra, beh, Vendola, Cuperlo, Fassina. Si spera che anche gli stessi protagonisti del cantiere della sinistra che sarà si rendano conto della sottile differenza che intercorre tra loro e il leader di Syriza, un leader carismatico, capace di parlare alle folle (e di temi pratici), capace di entrare in contatto davvero con le fasce più deboli dell’elettorato, capace di utilizzare gli strumenti della comunicazione politica, ivi compresi quelli più tecnologici.

Ma probabilmente il trio che sogna di ‘fare come in Grecia’ risponderebbe a queste obiezioni con un’alzata di spalle: “Prima facciamo il cantiere, poi troveremo il leader giusto“. E chissà che sotto sotto non pensino di poterlo rivestire loro, quel ruolo. Un piccolo particolare di cui si dimenticano è che il leader non è un aspetto secondario, ma è anzi il cardine attorno a cui ruota tutto, il punto centrale di un movimento.

La personalizzazione della politica è una delle malattie contemporanee, ma bisogna comunque farsene una ragione. Tanto più che quanto avvenuto nel Pd e quanto avvenuto in Grecia con Tsipras e in Spagna con Iglesias dimostra che la personalizzazione ha ormai attecchito anche a sinistra. E comunque, i leader sono sempre stati il fattore primo di consenso elettorale, anche prima che tutto si giocasse attorno all’immagine del leader.

Il problema principale degli architetti del cantiere della sinistra italiana, quindi, è che mettono il carro davanti ai buoi. Iniziano a costruire una forza di sinistra senza avere prima trovato il leader che li porterà alla vittoria. Ma le cose non funzionano così: Syriza ha successo perché c’è Tsipras, Podemos! ha successo perché c’è Iglesias, il Pd ha successo perché c’è Renzi e la Lega Nord (uscendo dalla sinistra) perché c’è Salvini.

Bisogna mettersi l’animo in pace, oggi prima viene il leader e poi viene il partito. Purtroppo un leader in grado di portare una marea di voti a sinistra, da quelle parti, ancora non c’è. Non ce n’è nemmeno l’ombra, dopo che il patrimonio politico di Vendola si è inesorabilmente consumato.

Non sarà il successo di Tsipras a trascinare la sinistra alla vittoria, non sarà l’unione di forze con un consenso elettorale ai minimi storici a farla rinascere. Quella è la strada che porta al solito ed ennesimo flop, dal quale la sinistra italiana prova a risorgere seguendo sempre la stessa ricetta fallimentare. Cosa differenzia questo nuovo cantiere da Rivoluzione Civile o dalla Lista Tsipras?

Finché non si vede neanche l’ombra di un leader, le chance che la nuova “cosa rossa” possa avere successo sono pari a zero. E quando questo leader sorgerà, quando il messia tanto atteso finalmente si paleserà, la cosa più facile è che faccia piazza pulita di volti e partiti che ora provano a far rinascere la sinistra, ma che negli scorsi decenni, a furia di scissioni e litigi, sono riusciti solo ad affossarla.

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