Costume
L’incontinenza verbale è una brutta bestia, ne abbiamo un Capitano
L’incontinenza verbale è certamente una delle più diffuse patologie che ha spesso contraddistinto l’uomo nel corso del tempo e molti testimoni nella Storia ne hanno documentato i protagonisti. Basti pensare a cosa non scriveva James Boswell (1740 – 1795) del suo incontro con Voltaire (1694 – 1778), che l’aveva ospitato nel suo castello di Ferney. Lo scozzese lo intervistò, spingendolo a parlare, cosa per niente difficile per il filosofo francese, un incontinente verbale assoluto. Le cose che Voltaire propagava tramite la sua incontinenza erano, ad ogni modo, decisamente argute e profonde e obbligavano l’ascoltatore a riflettere e, spesso, ad aderirvi.
Ciò non accade oggi, dove l’incontinenza verbale è lo sport più praticato proprio da coloro che credono di conoscere il valore delle parole, forse perché glielo ha detto il loro ghost writer (scrittore fantasma) o il loro promoter (colui o colei che si occupa della promozione) o la cabina di regia, altro luogo d’incontinenze d’ogni tipo. L’attuale incontinenza verbale porta a prendere degli abbagli fenomenali, dalla valutazione di personaggi ai pronostici per il futuro, meglio di qualsiasi Otelma o Giucas Casella. La Luna Nera però non l’ha proprio vista nessuno, forse perché offuscata dalla valanga di parole e di pseudopensieri (ci vorrebbe prima il pensiero…) e, quando la frittata è fatta e è evidente a tutti, è difficile smentire. Soprattutto in un’epoca in cui tutto viene registrato o incautamente affidato ai social, da cui certi Capitani sono tossicodipendenti (probabilmente sempre dietro suggerimento dei propri uffici di promozione).
Uno dei più grandi incontinenti verbali è stato, storicamente, lui, il supercavaliere che ne ha sparato veramente di enormi. Ma, nel suo caso, siccome era anche uno strepitoso raccontatore di barzellette, c’è l’attenuante che forse, quando elogiava Putin come il migliore statista, la migliore garanzia per la pace nel mondo e per la democrazia, fosse in realtà una serie di parodie della realtà in chiave umoristica. O un abbaglio fatale, non lo sapremo mai. Capita anche che un fervido amore si riveli poi una delusione, per l’amante e per l’amato. Povero (ex)Cavaliere, quante delusioni nell’ultima parte della sua vita e quante fidanzate ha dovuto cambiare prima di trovare quella giusta. Costose, anche.
Certo, tra coloro che elogiavano Putin ci sono anche fantastici cronisti del passeggino in America Latina e bibitari vari, così come pure il grillo parlante e altre sfavillanti stelle di quel Movimento inconsulto pluristellato. Stelle cadenti se non cadute nell’abisso. Non sono esenti da incontinenze nemmeno le pitonesse e le sorelle d’Italia, che avevano in Putin un autorevole punto di riferimento come comportamenti e garanzie di democrazia, o almeno della loro idea di democrazia. Qualche dubbio, ma non è detto che in quelle povere menti devastate dal putinismo affiori mai, sarebbe meglio che l’avessero.
Ma il re di tutti gli incontinenti verbali è lui, sempre il nostro Capitano, che su Putin (e pure su Trump e Le Pen, quest’ultima ora bandita da un’Europa che rifiuta, giustamente, i putinisti) ha potuto esternare solo certezze, su twitter, su facebook, su tutte le reti televisive, in tutti i comizi, esaltandolo, ponendolo a paragone con altri squallidi “statisti” italiani ex presidenti del consiglio.
In un’incontinenza verbale assai ardita, il nostro Capitan de’ Capitani ha addirittura affermato “Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin!” su Facebook il 25 novembre 2015. Chissà in quale mercato avvengono questi scambi commerciali, bisognerebbe chiederglielo. Ma elencare tutte le sue esaltazioni per il russo, le sue visite a Mosca, le sue sviolinature da groupie verso Putin, sarebbe un volergli proprio male e c’è chi lo ha già fatto in questi giorni. Poverino, fa quasi tenerezza. È come uno di quegli adolescenti che ancora non ha trovato la propria strada e allora oggi tifa per la Juve e l’indomani per l’Inter, oppure per la cassoela contro il couscous (che invece potrebbero convivere pacificamente sulle tavole degli italiani). Uno spera sempre: il ragazzo crescerà, sbatterà il muso contro l’evidenza e l’esperienza lo migliorerà… Ma quando mai.
L’incontinenza verbale è proprio una brutta bestia. Può darsi che abbia anche dei risvolti positivi, almeno si spera. Ognuno ha delle vergogne in famiglia. Io ho dei cugini (i parenti non si scelgono, ci sono e basta e nessuno è perfetto) che, in Sicilia (!), appoggiano il Capitano e tutte le minchiate che ha sparato nel corso del tempo, così, per fede, per passione, senza riflettere molto sulle suddette (e molte altre) minchiate, non so se una delle ragioni di adesione totale al Capitanpensiero possano anche essere state una mancanza di familiarità colla logica e una misconoscenza della Storia. O forse credendo che la Storia fosse una storiella a fumetti. C’è anche da dire che di minchiate, in effetti, se ne sentono sparate tutti i giorni, e pure tante, da altri incontinenti verbali di segno opposto a quello del Capitano. Certo, mai ipertrofiche come le sue, va detto. Alla luce dell’evidenza di questi ultimi giorni, spero che un’illuminazione arrivi nei loro cervelli e li faccia riflettere su che razza d’imbecille avevano puntato le loro speranze. Altro che sette e mezzo, sballo completo. Forse, almeno, alle prossime elezioni meglio che si astengano dal voto, qualsiasi esso sia, anziché fare ulteriori danni.
Si spera anche che questi ultimi eventi mettano a tacere per sempre l’incontinenza verbale, perché non basta mettere un mazzo di fiori e inginocchiarsi, con tanto di segno della croce, davanti all’ambasciata dell’Ucraina (mentre, naturalmente, le telecamere riprendevano il toccante evento ad uso dei fan) per farsi perdonare della sventatezza. Non basta proprio. Meglio sparire per sempre e godersi la pensione da parlamentare, fin troppo alta per certi elementi (…e io pago!).
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